mercoledì 2 marzo 2016

La verità sul grano che mangiamo

Il grano importato dall'estero, con un glutine più tenace e allergenico, sembra indispensabile per i pastifici. Ma gli agricoltori dicono di no, meglio il grano italiano, che da solo però non basta a coprire il fabbisogno. Lo spettro delle aflatossine e delle normative blande
29 Febbraio 2016

La verità sul grano che mangiamo
Al porto di Bari, gli agricoltori di Coldiretti Puglia e Basilicata hanno bloccato il transito di tir stracolmi di grano duro. Grano proveniente dall’estero e probabilmente contaminato.
“In Italia può essere consumato anche dai bambini ciò che in Canada non va bene neppure per gli animali”. È la denuncia di Coldiretti, che segnala la mancanza di trasparenza sull’etichetta.
Se il grano è avvelenato è molto probabile che lo sarà anche la pasta e i derivati che consumiamo. Il grano duro coltivato in Italia non basta per produrre tutta la pasta che consumiamo e che esportiamo in gran quantità. E così importiamo grano dall’estero, ma con seri problemi sulla qualità.
 Gli industriali dei pastifici non ci stanno: “Producendo pasta fatta con solo grano italiano non potremmo esportarne il 58% ed è proprio il grano estero, con un glutine più forte, a migliorare la pasta italiana”.
Cosa vuol dire migliorare? Vuol dire essenzialmente rendere la semola più tenace e quindi più lavorabile, un prodotto finale che non scuoce facilmente, ma che è anche difficilmente digeribile ed è causa continua di infiammazioni intestinali.
Qualche giorno fa al porto di Bari sono arrivate quattro navi provenienti da Regno Unito, Canada e Panama. Proprio nel grano trasportato in quest’ultima, il Corpo Forestale ha rilevato la presenza di aflatossine cancerogene. Non un caso isolato secondo Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia: “La qualità del grano straniero? Se è contaminato, lo sono anche pane e pasta”. Due i principali nodi: il lungo periodo di navigazione che può alterare il prodotto e la mancanza di indicazione sull’etichetta circa l’origine. “Ci preoccupa – spiega Cantele – anche la presenza di Deossinivalenolo (Don o vomitossina)”. Questo perché i parametri europei sui limiti di Don nei cereali utilizzati per l’alimentazione umana sono quasi il doppio rispetto a quelli imposti in Canada. In soldoni, dice Cantele, “in Italia è considerato commestibile ciò che i canadesi non darebbero neppure agli animali”.
Da luglio 2015 a febbraio 2016 al porto di Bari è stato scaricato un milione di tonnellate di grano. “Arriva da Canada, Turchia, Argentina, Singapore, Hong Kong, Marocco, Olanda, Antigua, Sierra Leone, Cipro – spiega il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – e spesso passa da porti inglesi, francesi, da Malta e Gibilterra”. E tutto ciò non accade solo a Bari: navi cariche di grano duro arrivano a Napoli, Ravenna, Palermo e in altre città. Il motivo è semplice. Fino a una decina di anni fa l’Italia produceva 4,5 milioni di grano duro l’anno, ma dopo il drastico calo delle superfici coltivate oggi si copre solo il 60% del fabbisogno. Tutto il resto arriva dall’estero: nel 2015 sono stati importate 2,3 milioni di tonnellate di frumento. “Per questo – dice Coldiretti – vanno controllati i vari passaggi della filiera”, sebbene il grano made in Italy non sia di per sé superiore a quello d’importazione.
Sul fronte imprenditoriale intanto si ergono muri. l’Italmopa (Associazione Industriali Mugnai) definisce “un’irresponsabile strategia di terrorismo mediatico” quella di Coldiretti e ricorda che vengono importati grani ricchi di proteine, che danno alla pasta italiana le caratteristiche per la quale è conosciuta. In primis la tenuta di cottura. Stessa posizione per l’Associazione delle industrie del dolce e della pasta, che ha persino pubblicato le sue ’10 verità’ sul grano estero. In sintesi: le importazioni non sono una novità e il frumento straniero è sicuro e non viene comprato per risparmiare (anzi spesso costa anche di più), ma serve ad aggiungere stabilità alla qualità del grano italiano. E ancora: “La selezione dei migliori grani dipende da stagione e qualità dei raccolti”. Ne consegue che “un’eventuale contaminazione delle materie prime riguarda sia il grano italiano che quello straniero”.
 Ma se per Italmopa “i costanti e severi controlli” di autorità e aziende garantiscono il rispetto delle normative, non tutti la pensano così. Il responsabile della Sicurezza alimentare di Coldiretti, Rolando Manfredini, a ilfattoquotidiano.it ribadisce: “Non siamo contro le importazioni, ma vogliamo garanzie sulle origini del prodotto e maggiori controlli”. E della tutela della salute parla anche il presidente di Confagricoltura Puglia, Donato Rossi: “Tutti i tir, container e silos devono essere controllati”. E non accade. Chi verifica il ciclo della pasta? “Nessuno”, risponde Polignieri di Slow Food, che ha lanciato il primo allarme nel 2010. Per capire se la pasta è di qualità bisogna analizzare alcuni fattori: la presenza di micotossine nel grano duro (estero o italiano), eventuali deterioramenti del prodotto durante i trasporti, i limiti imposti dall’Ue che pare non accorgersi che un italiano medio consuma più pasta di un norvegese.
Le leggi europee purtroppo non aiutano. “Il Regolamento Comunitario 1881/2006 è calibrato su un consumatore medio europeo e non mediterraneo, che storicamente consuma più pasta, pane e cereali”, spiega Polignieri. Su questa base l’Europa ha dettato i valori massimi di alcuni contaminanti nel grano. Si parla di piombo, cadmio, mercurio e micotossine (come aflatossine e Don). Per la maggior parte dei Paesi al mondo, ad esempio, i valori del Don sono allineati tra 750 e 1000 ng/g nei cereali, mentre in Italia il limite è fissato a 1750, come nel nord Europa, dove però si mangia molta meno pasta. “Ma c’è di più – dice Polignieri – Sempre lo stesso regolamento riconosce per pasta e pane una quantità di Don che scende miracolosamente a 750 e 500. Mi domando come sia possibile”. E dato che quel limite scende a 200 ng/g negli alimenti a base di cereali o comunque destinati a lattanti e bambini sotto i 3 anni “bisogna chiarire che al di sotto dei 6 anni non si può mangiare la stessa pasta degli adulti”. Questi i limiti delle norme. Poi c’è un mondo che si muove al di fuori delle regole. “Importiamo cereali a uso zootecnico”, dice Polignieri: non è legale, ma c’è chi lo fa proprio per mancanza di controlli. E, una volta nel silos, il grano è italiano.
Sempre sul fronte della contaminazione, che vi sia una differenza tra un posto e l’altro del mondo ormai è dimostrato. Proprio sulla vomitossina un progetto delle Politiche agricole (Micocer 2006-2008) ha definito la minore incidenza nei grani del Sud, rispetto a quelli del Nord Italia. Questo perché il clima umido e le piogge favoriscono la presenza di micotossine, mentre il grano del Sud viene raccolto a temperature molto alte (tra i 28 e i 48 gradi) che non ne permettono la proliferazione. E in Canada il clima è umido. A ciò bisogna aggiungere gli effetti di lunghi viaggi transoceanici a bordo di navi cargo: scarsa aerazione, umidità ed escursioni termiche. Altra fase, altra rogna: la miscela. “Vorrei ricordare che il regolamento 1881 – spiega Polignieri – vieta di miscelare frumenti in norma con quelli che superano i valori massimi, con lo scopo di  stemperarne il carico di tossina”. Vietato ‘il taglio’ insomma. Che pur riducendo i valori, non li rende idonei all’alimentazione dei bambini. A gestire il tutto ci sarebbero cinque multinazionali che controllano il mercato del grano.

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La Monsanto e il controllo mondiale delle sementi.

La Monsanto sta tentando di prendersi il controllo di tutte le riserve di sementi nel mondo nasconendo tutti i dati sui danni che gli Ogm provocano all’ecosistema e alla salute umana: lo sostiene Jeffrey M. Smith, ricercatore dell’Institute for Responsible Technology intervistato dalla tv RT (in allegato la videointervista e la traduzione).

Monsanto e il controllo mondiale delle sementi
Ecco un’ampia sintesi dell’intervista rilasciata da Jeffrey Smith alla tv americana.
D. Lei è contrario all’utilizzo degli Ogm sulla base di motivazioni puramente scientifiche e mediche oppure anche per questioni morali?
JS: Non ho alcun problema con la tecnologia di per sé. Penso sia importante avere a portata di mano la tecnologia quando si tratta di correggere un gene difettoso nell’essere umano utilizzando la terapia genica umana. Ma questo è un rischio che la persona accetta di assumere. Oggi come oggi non è possibile manipolare i geni in maniera prevedibile e sicura per proteggere la salute e l’ambiente. Quindi non è un atto responsabile lasciare che si diffondano i prodotti di questa scienza alle prime armi, perché ci ritrovereno effetti collaterali nel cibo e nell’ambiente dovuti alla contaminazione che sarà irreversibile.
D: I sostenitori delle coltivazioni ogm affermano che sono utili per combattere la povertà, la fame e le melattie nei paesi in via di sviluppo. C’è qualche verità in tutto questo?
JS: Non secondo gli esperti; a sostenere queste cose sono gli addetti alle pubbliche relazioni dell’industria del biotech. Gli esperti mondiali hanno a disposizione il rapporto “I-Stat” promosso dalle Nazioni Unite e dall’Oms ed esso conclude che gli Ogm, attualmente, non hanno nulla da offrire in fatto di risoluzione del problema della fame nel mondo o dell’eradicazione della povertà. Erano state fatte promesse, ma di fatto la resa dei terreni non è aumentata, anzi è stata ridotta stando ai dati di scienziati indipendenti.
D: Dal suo punto di vista, si può trarre qualche beneficio tangibile dagli Ogm?
JS: Solo se si è ciechi. Il cereale ogm più famoso è il “roundup ready”, prodotto dalla Monsanto, che produce l’erbicida Roundup. Il cereale è stato modificato per poter assorbire dosi di erbicida che ucciderebbero piante normali. Se la guardiamo dalla ristretta prospettiva di un agricoltore, è facile: puoi spruzzare quanto erbicida vuoi sulle piante, uccidere tutte le biodiversità ma non il cereale che coltivi. Quello a cui non si pensa è il danno alla salute per coloro che mangiano quel cereale; non si pensa al danno che si fa al suolo, all’ecosistema, a come si favoriscono le malattie delle altre piante. A fornire alla Monsanto i fondi per la ricerca sono uomini “della Monsanto” dentro le istituzioni. Quando è stato approvato l’ormone bovino della crescita – il farmaco che la Monsanto inietta nelle mucche per aumentare la produzione di latte – c’erano uomini dela Monsanto nei posti che contavano.
D: Ci sono paesi che si oppongono ufficialmente agli Ogm?
JS: Sì. Ci sono molti paesi che non permettono le semine di ogm. Molti paesi in Europa, come la Svizzera, o il Perù e il Venezuela nel sud America. Ci sono nazioni come lo Zambia che non permettono la presenza di ogm negli approvvigionamenti di cibo. Purtroppo però ci sono sei nazioni che hanno la maggior delle coltivazioni ogm, fino al 90%, ed esportano cibo in tutto il mondo, provocando così l’esposizione di un scaco di persone.  Ma in Europa il veto maggiore non viene dai governi, bensì dall’industria alimentare. Nel febbraio 1991 uno scienziato inglese si mise a fare ricerca sugli ogm per capire come li si poteva testare per la sicurezza. Casualmente scoprì che erano estremamente pericolosi e che in 10 giorni avevano causato danni massivi alla salute dei topi. Rese pubbliche queste preoccupazioni, fu un eroe per due giorni, ma poi arrivò una telefonata dall’ufficio del primo ministro inglese al direttore dell’istituto e il ricercatore venne silurato e messo a tacere con la minaccia di una denuncia. I media però scoprirono quanto accaduto e parlarono di questi pericoli. Aumentò la contrarietà da parte dei consumatori e quindi Unilever, seguita da Nestlè e da altre società, si impegnò a non usare derivati degli ogm in Europa. Ma le stesse compagnie li utilizzano altrove, poiché non c’è stata sufficiente informazione.
D: Il genoma geneticamente modificato è reversibile? Parlando dell’Europa, lì la UE ha imposto che i prodotti Ogm siano indicati in etichetta, ma c’è un’ambiguità nel sistema? Lei pensa che vedremo aumentare sempre più I campi ogm anche in Europa?
JS: Per chiarire: in Europa I prodotti importati che contengono Ogm devono essere identificabili dall’etichetta, ma se i mangimi importati sono ogm e con quelli si alimentano gli animali, allora latte e carne in Europa non hanno l’obbligo di riportare in etichetta l’indicazione “geneticamente modificato”. Questa ambiguità ha permesso di far entrare in Europa milioni di tonnellate di alimenti geneticamente modificati e questo, noi crediamo, ha comportato problemi di salute. Negli Usa stiamo vedendo un sacco di problemi di salute provocati dagli Ogm: disturbi gastrointestinali, problemi al sistema immunitario come allergie e asma, malattie autoimmuni, diabete, patologie infiammatorie e disturbi della riproduzione come infertilità.  E vediamo anche che tali malattie possono regredire nell’uomo e negli animali quando passano a un’alimentazione priva di ogm. In Europa la valutazione è più difficile perché la gente viene esposta agli ogm attraverso i prodotti animali. Si vedono comunque già i danni sugli animali; abbiamo visto danni a pressochè ogni organo e sistema negli animali, crescita di cellule potenzialmente cancerogene; cervelli, fegati e testicoli più piccoli, organi infiammati, danni a fegato e reni eccetera. Ma non conosciamo l’impatto sull’uomo quando mangia animali malati. Inoltre gli animali alimentati con ogm hanno anche deficit nutritivi, poiché il Roundup si lega ai nutrienti nella pianta rendendoli indisponibili.  Gli animali mangiano cereali e vegetali trattati con Roundup, quindi cibo non nutriente.
D: Ma se gli ogm sono così pericolosi come dice, perché il loro mercato continua ad aumentare?
JS: A crescere sono le vendite di prodotti non-ogm, che stanno crescendo più velocemente di ogni altro prodotto. Il presidente della Whole Food Market ha dichiarato al giornale Usa Today che quando persone terze verificano che un prodotto è veramente senza ogm, le sue vendite aumentano dal 15 al 30%.  Siamo al punto critico soprattutto in Europa.  La richiesta di prodotti non-ogm aumenta perchè la gente teme per la propria salute e questo ha fatto sì che siano state approvate leggi sull’etichettatura anche in Connecticut e in Maine. C’è un forte movimento anti-ogm e noi crediamo che che possa portare alla loro eliminazione.
D: Ma società come la Monsanto sono sicuramente al corrente delle ripercussioni e dei pericoli. Quindi cosa c’è dietro?
JS: Confermo quanto lei ha detto: ho parlato con uno scienziato che lavora per Monsanto e ha confermato quanto già sappiamo e cioè che quando sono emersi i danni sui topi del mais Monsanto, hanno riscritto gli studi per nascondere le prove. Mi ha anche detto che gli studi della Monsanto sull’ormone bovino della crescita hanno riscontrato nel latte così tanto IGF-1, un ormone che favorisce l’insorgenza del cancro, che tre scienziati dopo quell’esperimento hanno smesso di bere latte, anche quello biologico. Ho parlato con una persona che era a San Francisco alla conferenza del 1999 e ha sentito un consulente Monsanto domandare ai dirigenti qual era il loro futuro ideale nei successivi 15-20 anni. E quelli hanno descritto un mondo dove il 100% di tutti i semi sul mercato erano geneticamente modificati e coperti da brevetto. Questo darebbe alla Monsanto e alle altre industrie del biotech il controllo completo su tutte le riserve di sementi del mondo e quando si ha il controllo del cibo si ha il controllo di tutto. Vogliono introdurre la tecnologia “terminator” per rendere i semi sterili e sarebbe la rovina di quell’1,4 miliardi di agricoltori che ancora preservano i loro semi. Vogliono che tutti gli agricoltori del mondo acquistino i semi dal catalogo della Monsanto, rigorosamente ogm. Vogliono sostituirsi a ciò che si è ottenuto in miliardi di anni di evoluzione in nome del profitto e del potere.
D: Riguardo ai terreni, la penetrazione del genoma geneticamente modificato nell’ecosistema agricolo è reversibile? O è troppo tardi?
JS: Noi sappiamo che i geni possono trasferirsi dai cereali ogm ai micro-organismi del terreno e agli animaletti che in quei suoli vivono. Inoltre il Roundup viene spruzzato su milioni di acri in quantità enormi; distrugge i batteri utili del terreno che forniscono nutrimento alle piante e favorisce I batteri patogeni; infatti oltre 40 malattie delle piante sono in aumento negli Usa. Può restare nel terreno per anni, anche per decenni. E’ un problema enorme; poi c’è la tossina BT, prodotta nel mais e nel cotone. E’ stata pensata per aprire piccoli buchi negli stomaci degli insetti per ucciderli e ora si è scoperto che apre buchi anche nelle cellule umane, passa attraverso le pareti cellulari e in qualche modo entra nella circolazione sanguigna. E’ stata trovata nel 93% delle donne gravide studiate e nell’80% dei feti non nati. La tossina BT si lega anche al terreno, può finire nei fiumi e colpire l’ecosistema marino. 
di Alexis Myriel tratto da http://www.terranuova.it/

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martedì 1 marzo 2016

Trolling & Homeopathy, la diffamazione mediatica dell'omeopatia

Fonte: lastampa.it
La medicina omeopatica è sottoposta ad una articolata campagna di diffamazione e di discredito che coinvolge pazienti e medici
CATEGORIE: Omeopatia

omeopatia
La medicina omeopatica è sottoposta ad una articolata campagna di diffamazione e di discredito che coinvolge pazienti e medici
"Calunniate, calunniate: qualcosa resterà" questo sosteneva Francis Bacon filosofo inglese del Seicento. così comincia un articolo di Federico Rampini sul tema del trolling, delle calunnie che impazzano sul web. Continua citando la famosa aria del Barbiere di Siviglia: "la calunnia è un venticello / un'auretta assai gentile / che insensibile, sottile / leggermento, dolcemente / incomincia a sussurrar. / Piano piano, terra terra / sottovoce, sibilando / va scorrendo, va ronzando;/  nelle orecchie della gente / s'introduce destramente / e le teste ed i cervelli / fa stordir e fa gonfiar".
Rampini sostiene che la diffamazione sia un meccanismo malefico che gli antici conoscevano bene. 

Leggere questo articolo mi ha ricordato, per similitudine, la situazione a cui è sottoposta laMedicina Omeopatica in questi periodi causa una grande, articolata campagna di diffamazione e di discredito che coinvolge pazienti e medici che la impiegano quotidianamente nei loro ambulatori. 

Non importa quanto diventino virali, le bugie restano bugie, sostiene Rampini. Così è per le accuse verso l'omeopatia portate da varie parti.  Si può discutere sulla sostenibilità scientifica dell'omeopatia ma senza i pregiudizi che molto attori in campo hanno su di essa. 

Noti professionisti che da più di 30 anni ripetono le stesse accuse, noti blogger che sono diventati dei maestri del trolling senza premurarsi di leggere, aggiornarsi su che cosa è successo in tutti questi ultimi anni. Sembrano ignorare i moltissimi lavori pubblicati in medicina veterinaria sulla efficacia della medicina omeopatica sugli animali che, meno dell'uomo, sono soggetti alla suggestione, all'effetto placebo. O ancora di più i lavori nel campo delle fitopatologie dove i risultati sono a dir poco entusiasmanti per i risultati a favore dell'omeopatia. Ma l'obiettivo di queste forze non è far luce sulla scienza ma è il trolling duro e puro contro l'omeopatia. 

Chiediamoci perchè quei professionisti arrivati, docenti di chiara fama o ginecologi (forse per la poca clientela) sgomitano per poter essere i più rigidi e intransigenti detrattori di una medicina che da più di 200 anni ha salvato milioni di persone dalla morte fin dai tempi in cui il colera sterminava intere collettività. 

Penso che l'origine della calunnia come del moderno trolling  abbia solo due matrici: il cinismo supportato da uno scetticismo patologico oppure l'interesse economico. 

Per la prima ipotesi poco possiamo fare: è come cercare di riempire un buco nero o come farsi ascoltare da chi non vuol sentire o è sordo. Non c'è nessuna volontà o disponibilità a raggiungere la verità.  Assistiamo soltanto ad una monotona ripetizione  delle stesse criticheormai superate. E' un problema umano. Ci sono soggetti che vedono solo la possibilità di distruggere e mai di costruire. 

L'altra origine invece è molto più socialmente preoccupante. Per denaro io sostengo o affosso una tesi di cui so poco o non mi interessa sapere molto. Qualcuno mi dirà: "sei una mammola, ma dove vivi? In una realtà parlamentare nazionale dove a decine i nostri rappresentati "saltano il fosso" e cambiano colore politico per denaro senza ormai neppure vergognarsi, come fai ancora a stupirti?" 

Io mi stupisco ancora e credo nell'onestà intellettuale, credo che una professione come quella del medico, debba avere un'etica che non si possa tradire miseramente per denaro. 

Ma tutto ciò che in questi ultimi anni ho letto sui racconti di alti dirigenti fuoriusciti dalle case farmaceutiche riporta l'esatto contrario. 

Si parla di una strategia di marketing che ha come unico obiettivo la vendita dei farmaci a tutti: malati e sani.  Davanti a tutto il prodotto e l'introito economico senza alcuna preoccupazione per l'etica. Questo lo scenario: le più famose testate scientifiche alla mercè delle case farmaceutiche, direttori scientifici fuoriusciti che confessano che l'interesse economico ha deviato la bussola morale dei medici e così via. 

Chi sostiene l'esistenza di un cosiddetto "complotto globale" viene dileggiato o trollato (si dirà così!) da più parti ma forse, dopo gli ultimi eventi del mondo bancario  e finanziario che naturalmente sono legati a filo doppio con le case farmaceutiche e con le grandi multinazionali alimentari, qualcosa di possibile potrebbe esserci. 

Persino la Monsanto ha un reparto che si occupa di screditare le ricerche e gli studi critici verso i loro prodotti. 

La Monsanto è una  tra le più potenti multinazionali al mondo, specialista in erbicidi e defolianti, quella per intenderci che nel 1960 ha prodotto il famigerato "agente arancione", uno dei più temibili defolianti usati durante la guerra in Vietnam. Da oltre 10 anni si dedica alla manipolazione genetica, brevettando, insieme all' Astra-Zeneca (casa farmaceutica) sementi che si possono usare per un solo raccolto, innestando la cosiddetta "tecnologia della morte" che priva le comunità agricole della loro secolare conoscenza di salvare i semi.  
Risultato di questa operazione è favorire un regime di monopolio sulle sementi che nutrono il mondo, e di renderne uniche beneficiarie le multinazionali del settore. 

La Monsanto ha la reputazione di screditare scienziati, esperti e anche i giornalisti che osano parlare contro di loro. 

E’ stato a lungo pensato che la peggiore corporation del mondo, avesse un intero dipartimento dedicato a far tacere i suoi critici, ma nessuno aveva alcuna prova di questo. 
Questa prova è arrivata dalle parole del dottor William Moar, un dipendente della Monsanto  che ha ammesso per la prima volta, che la società utilizza un’incredibile quantità di tempo e denaro, per screditare gli esperti che parlano male della società. (the Ecologist 1999).

L'omeopatia è seguita da milioni di persone nel mondo e ciò disturba perchè, facendo guarire molti malati cronici che sono invece una fonte continua di ricchezza per la medicina convenzionale,  insinua il dubbio che la verità della medicina ufficiale non sia l'unica e  assoluta, induce a cambiare l'igiene di vita e l'alimentazione della popolazione, si rivela una vera medicina preventiva. In altre parole sottrae in modo sempre più ampio e costante risorse economiche agli attuali attori della scena sanitaria contemporanea. 
Se fossimo davvero delle "mammole", degli sprovveduti, penseremmo che le case farmaceutiche siano diverse dalla Monsanto . 

Da un recente report dell' ECHAMP, la European Coalition on Homeopathic & Anthroposophic Medicinal Products scopriamo che il settore omeopatico nel 2015 ha continuato a crescere in Europa del 6% all'anno. Passato da un valore di 600 milioni nel 1995, al 1,24 miliardi di € nel 2013.   Eppure tutti i mass media continuano a dare l'omeopatia in sofferenza con una fuga dei pazienti verso cure più efficaci e sicure.  La verità è l'esatto opposto.  

Oltremodo, se davvero l'omeopatia stesse tramontando, perchè mai si dovrebbero investire tutte queste  risorse per pubblicare libri, fare conferenze, firmare articoli contro di essa. I costi sono molto alti. Sarebbero  tempo e risorse sprecate perchè l'omeopatia, secondo loro, sarebbe già sul viale del tramonto. Invece gli investimenti, in questo ultimo anno si sono intensificati. 

Forse qualche idea sulle motivazioni di chi utilizza la medicina omeopatica la troviamo nelle parole accorate di un articolo che ho ritrovato casualmente riordinando una cartella di files di qualche anno fa. 
Era il 2007 e  Daniela Salvucci su Natura & Benessere pubblicava un articolo dal nome "l'altra faccia della luna".  Raccontava  così le sue esperienze di paziente omeopatica: 

"Ho conosciuto la Medicina omeopatica diversi anni fa e all'inizio - forse un po' come tutti - non vi riponevo molta fiducia, tanto da credere, come avviene ancora oggi, che tale terapia potesse curare solo "piccoli mali" e che, se non faceva bene, sicuramente non danneggiava. Poi, però, ho dovuto affrontare un primo grande problema che oltretutto non mi riguardava in prima persona, ma coinvolgeva mio figlio ancora piccolo. Cosa fare? L'omeopatia, anche se non fa male... guarisce? Eccomi, quindi, davanti ad una scelta. Per se stessi si può decidere, ma per il proprio figlio? La legge parla chiaro: l'omeopatia non è riconosciuta, non è scientifica. E se non funziona? Allora ho pensato: proviamo! Semmai torniamo indietro, anche se l'altra Medicina, quella "convenzionale", l'avevamo già provata. Ed è cosi che ci si accorge che funziona.
Pur essendo a conoscenza del fatto che il meccanismo di funzionamento non è ancora stato dimostrato, come paziente che ha vissuto questa esperienza di cura sulla propria pelle e su quella dei propri figli, posso testimoniare la scientificità della medicina omeopatica basandomi sulla riproducibilità del fenomeno nel tempo. Se a mio figlio, colpito da una febbre molto alta caratterizzata da "volto rosso, pupille dilatate, pelle asciutta e calda, assenza di sete, piedi freddi, ghiacciati, labbra gonfie e rosse" (è bene ricordare che ogni malato esprime la propria malattia in maniera peculiare e personale), veniva somministrato un rimedio non appropriato, ad esempio Gelsemium sempervirens (farmaco omeopatico preparato con "Gelsomino americano", diluito e dinamizzato), la febbre non passava; se, invece, gli facevo assumere il rimedio Belladonna, "adatto in quella occasione", allora sì, la febbre scendeva immediatamente. E questa risposta si verificava ogni volta che il bimbo aveva quel tipo di febbre e quei particolari sintomi. Infatti, la pianta officinale di Belladonna (Atropa), se assunta da una persona sana, sviluppa sintomi  patologici "simili" a quelli prima descritti. Questo è il fascino dell'omeopatia: funziona "solo" se i sintomi del paziente sono  "simili" ai sintomi del "medicamento", secondo il principio hahnemanniano del "simile che viene curato dal simile". 

Se ogni rimedio fosse composto solo da glucosio o da lattosio oppure da alcool, qualsiasi medicamento potrebbe far passare la febbre e guarire il paziente, producendo il cosiddetto effetto placebo. Invece, proprio in virtù della mia esperienza personale, la medicina omeopatica funziona; e funziona davvero, soltanto se il medicamento è quello adatto a quel tipo di febbre, in quel dato momento, con quei particolari sintomi di quel determinato malato. Talvolta si poteva verificare che, facendo assumere al bambino il rimedio, cioè quel niente o quella acqua fresca, come viene definita l'omeopatia da chi non la conosce, egli avesse un miglioramento, ma non una guarigione. Se invece, sempre su consiglio dell'omeopata, gli somministravo un sorso, ogni ora, di una soluzione dello stesso rimedio (6-8 globuletti in 250 cc. di acqua), questa volta più diluito e dinamizzato, mio figlio, grazie alla maggiore diluizione, guariva. L'esperienza di mio figlio mi ha consentito, così, di capire che è fondamentale ricorrere sempre al medico in grado di distinguere la febbre di Bryonia alba da quella di Eupatorium perfoliatum, quella di Aconitum napellus da quella di Mercurius solubilis e così via: varie tipologie febbrili che solo con il tempo e con tanta passione ho anch'io iniziato a riconoscere. 

Quante volte ho dovuto "nascondere" che stavo curando patologie considerate "serie" con rimedi omeopatici; quante volte ho dovuto dire "bugie" raccontando che, ovviamente, stavo usando l'antibiotico o il cortisonico e non altro; quante volte ho temuto di essere "denunciata" per il fatto di non curare i miei figli ma di danneggiarli. Quando sta male un bambino, peraltro, non sono solo i genitori a prendersene cura, ma interviene l'intero circondario: nonni, parenti, amici, vicini tutti presi da spirito umanitario, pronti a sconsigliarti di ricorrere all'omeopatia. Se somministri ai tuoi figli un farmaco "convenzionale", l'accettazione è totale: tutti comprendono le tue paure verso le controindicazioni le quali, però, vengono soffocate con un "pazienza, fa parte della cura" (oltretutto è legale). 

Se per caso, però, i tuoi familiari vengono a sapere che fai assumere a tuo figlio dei globuletti nei quali non c'è "niente" secondo la Scienza di Stato, e magari il bambino è stato colpito da una polmonite, beh allora tutti quelli che non conoscono l'omeopatia sono pronti a criticare. Eppure ipertensione arteriosa, extrasistole, ipertiroidismo, eczema, allergie, herpes, cistiti, coliche renali, cefalee, polmoniti, congiuntiviti, otiti, ascessi tonsillari, orticaria, piorrea sono solo alcune delle patologie - e non mi sembrano piccole cose - che in questi anni i componenti della mia famiglia hanno scelto di curare con la medicina omeopatica. In tutto questo tempo ho scoperto che esiste il malato e non la malattia; ho capito che, per guarire effettivamente dalla propria patologia, va curata la causa che l'ha determinata e non solo l'effetto (cioè la malattia); va dunque curato l'individuo nella sua totalità psico-fisico-ambientale. Ho sofferto, lottato, gridato, soffocato, nascosto; in questi diciotto anni ho difeso la medicina omeopatica e, tuttora mi trovo ancora a lottare contro pregiudizi, diffamazioni e "persecuzioni".
Ma, si può credere che se la medicina omeopatica non avesse funzionato, i pazienti sarebbero rimasti ad essa fedeli per oltre duecento anni, visto che pagano di tasca propria sia in termini di salute che di spesa? Quale convenienza essi avrebbero avuto nel continuare a difenderla, se non avessero ottenuto risultati positivi? A volte, però, è più facile lasciare che "gli altri" non credano a ciò che vedono piuttosto che convincerli che ciò che stanno vedendo sia la "verità". Questa è "l'altra faccia della luna". Siamo un "popolo nascosto" che ha dovuto adattare la propria libertà di scelta terapeutica - cioè il "diritto alla salute" così tanto enfatizzato dall'articolo 32 della nostra Costituzione - alla realtà di una nostra emarginazione voluta dallo Stato. 

Siamo considerati i "diversi", non siamo visti, ma "svisti" da tutti, perché o non fanno caso alla nostra esistenza, e quindi siamo invisibili, o ci attaccano dicendo che siamo "visibilmente" incoscienti. Personalmente continuo a lottare e continuerò a farlo con tutti i mezzi a mia disposizione, al fine di giungere al riconoscimento di questa Medicina: perché questa è la Medicina o, quantomeno, la Medicina è una. Mi auguro, quindi, che lo sforzo congiunto dei pazienti soddisfatti dall'omeopatia possa, al più presto, far ottenere la pari dignità a questa medicina con un riconoscimento da parte dello Stato, con finanziamenti destinati alla ricerca scientifica e con l'apertura di aree dedicate alla didattica universitaria. L'Italia fa parte dell'Unione europea e in molti Paesi, come l'Inghilterra, la Francia, la Germania, il Belgio e l'Olanda, da tempo questa Medicina è praticata, riconosciuta ed anche rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale, lasciando libertà di scelta al cittadino: è tempo che ciò avvenga anche in Italia." 

Questa è la voce dei milioni di cittadini che sono stanchi di sentirsi derisi per le loro scelte, è la voce di una grande massa di medici che dopo anni di impiego della medicina omeopatica nella propria pratica clinica con successo e soddisfazione del paziente sono stufi di essere minacciati  di essere radiati, addirittura, dagli Ordini dei Medici come sostiene una delirante proposta del Prof Silvio Garattini che, probabilmente, prima di far dare alle stampe dai suoi collaboratori il suo ultimo libro contro l'omeopatia tanto pubblicizzato , non ha mai avuto tempo di leggere i lavori scientifici del Prof. Vittorio Elia, fisico chimico dell'Università di Napoli  o della Prof. Lucietta Betti, fitopatologa dell'Università di Bologna o del Prof. Paolo Bellavite, anatomopatologo dell'Università di Verona. Tutte le loro pubblicazioni dimostrano chel'Omeopatia NON è acqua fresca

La questione rimane ampiamente aperta. Ma un dato è certo: l'omeopatia continua a crescere in Europa. Nel 2015 il 60% dei tedeschi, il 56% dei francesi, il 50% degli austriaci o il 33% degli spagnoli,  utilizzando i rimedi omeopatici hanno fatto come consiglia Rampini al termine del suo articolo: preferiscono chi è portatore di una visione positiva, non ascoltano e non leggono chi vuole convincerli che il bene del mondo è solo una facciata. 

http://researchinhomeopathy.org/database/fundamental-research/
http://researchinhomeopathy.org/database/fundamental-research/ 
http://researchinhomeopathy.org/database/clinical-research/ 
http://researchinhomeopathy.org/database/drug-proving/ 
http://researchinhomeopathy.org/database/drug-standardization/ 
http://researchinhomeopathy.org/database/veterinary/ 
http://researchinhomeopathy.org/database/agro/ 
http://researchinhomeopathy.org/database/dentistry/ 
http://researchinhomeopathy.org/database/literary-research/ 
http://researchinhomeopathy.org/database/primary-health-care-research/ 
http://researchinhomeopathy.org/database/editorials/ 
http://researchinhomeopathy.org/database/surveys/  tratto da http://www.informasalus.it/it/articoli/diffamazione-mediatica-omeopatia.php

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La cura del limone

Vi proponiamo una cura speciale a base di limone che sfrutta tutte le molteplici proprietà di un frutto che è da sempre considerato una vera e propria panacea universale.

dietalimoneLe principali proprietà terapeutiche del limone
Alcalinizzante, Antiacido gastrico, Antianemico, Antiatritico, Antigottoso, Antipruriginoso, Antireumatìco, Antisclerotico (contro la senescenza), Antiscorbutico, Antisettico, Antivelenoso, Attivatore dei globuli bianchi (difese immunitarie), Battericida, Calmante, Carminativo (aiuta ad espellere i gas in eccesso), Depurativo, Disintossicante, Diuretico, Emostatico, Febbrifugo, Fluidificante sanguigno, Ipotensore (abbassa la pressione tropo alta), Remineralizzante, Rinfrescante, Stimolatore gastro-epatico-pancreatico, Tonico cardiaco, Tonico del sistema nervoso e simpatico, Vermifugo.

La cura è consigliata a chi soffre di

Infezioni polmonari, intestinali, frequenti malattie infettive, insistenti stati febbrili e malaria, debolezza, inappetenza, reumatismi, artritismo, gotta, renella e calcoli, gastrite – ulcera gastrica – acidità, digestione difficile – aerofagia, scorbuto, arteriosclerosi, varici – flebiti – capillari fragili, iperviscosità sanguigna, obesità, ipertensione, stati tubercolari, demineralizzazione, riflessi deboli – esaurimento, anemia, itterizia, vomito – nausea, insufficienza epatica – pancreatica, congestione, emofilia, emorragie – epistassi frequente, gas intestinali, dissenteria, vermi – asma, influenza, mal di testa.
In generale la cura è adatta come prevenzione delle epidemie influenzali, nelle convalescenze, per favorire la crescita dei bambini.

La cura è sconsigliata a chi soffre di

Malattie renali, insufficienze epatiche, rachitismo, artrite cronica avanzata o altre affezioni che compromettono la capacità dell’organismo di trasformare l’acido citrico.
In generale la cura non va applicata né ai bambini né alle persone molto anziane e neppure a chi ha una salute molto delicata.
In ogni caso vi invitiamo a consultare sempre il vostro medico prima di iniziare la cura.

Metodo e avvertenze importanti

La cura ha una durata massima di 30 giorni, compresi 6 giorni di mantenimento con la dose minima.
La cura deve essere seguita, attenendosi rigorosamente al calendario e alle dosi indicate: le dosi non vanno aumentate.
Durante la cura sarebbe bene non mangiare altri alimenti molto ricchi di vitamina C come kiwi o arance, né caramelle o pasticche o altri integratori contenenti vitamina C. I limoni, freschi e ben maturi, devono essere spremuti e bevuti subito. Ricordatevi sempre che il limone fresco perde molte delle sue proprietà se lasciato all’aria qualche ora.
La cura può essere ripetuta dopo minimo cinque-sei mesi, meglio ancora un anno, soprattutto dopo la seconda volta. Chiedete sempre consiglio al vostro medico.

In che cosa consiste

La cura consiste nel bere ogni mattina, rigorosamente a digiuno, una spremuta di limone puro, cioè non diluita in acqua. Aspettate almeno 30 minuti prima di fare colazione o assumere altre bevande o cibi. Ogni giorno si aumenterà progressivamente la dose di un limone fino alla metà della cura. Raggiunta la dose massima, si comincerà a diminuire la dose giornaliera progressivamente di un limone al giorno.

Terapia d’urto

Calendario da 1 fino a 12 limoni ogni giorno per 30 giorni (compresi 6 giorni di mantenimento)
  • Lunedì 1° giorno: il succo di 1 limone
  • Martedì 2° giorno: il succo di 2 limoni
  • Mercoledì 3° giorno: il succo di 3 limoni
  • Giovedì 4° giorno: il succo di 4 limoni
  • Venerdì 5° giorno: il succo di 5 limoni
  • Sabato 6° giorno: il succo di 6 limoni
  • Domenica 7° giorno: il succo di 7 limoni
  • Lunedì 8° giorno: il succo di 8 limoni
  • Martedì 9° giorno: il succo di 9 limoni
  • Mercoledì 10° giorno: il succo di 10 limoni
  • Giovedì 11° giorno: il succo di 11 limoni
  • Venerdì 12° giorno: il succo di 12 limoni
  • Sabato 13° giorno: il succo di 12 limoni
  • Domenica 14° giorno: il succo di 11 limoni
  • Lunedì 15° giorno: il succo di 10 limoni
  • Martedì 16° giorno: il succo di 9 limoni
  • Mercoledì 17° giorno: il succo di 8 limoni
  • Giovedì 18° giorno: il succo di 7 limoni
  • Venerdì 19° giorno: il succo di 6 limoni
  • Sabato 20° giorno: il succo di 5 limoni
  • Domenica 21° giorno: il succo di 4 limoni
  • Lunedì 22° giorno: il succo di 3 limoni
  • Martedì 23° giorno: il succo di 2 limoni
  • Mercoledì 24° giorno: il succo di 1 limone

Mantenimento (6 giorni)

  • Giovedì 25° giorno: il succo di 1 limone
  • Venerdì 26° giorno: il succo di 1 limone
  • Sabato 27° giorno: il succo di 1 limone
  • Domenica 28° giorno: il succo di 1 limone
  • Lunedì 29° giorno: il succo di 1 limone
  • Martedì 30° giorno: il succo di 1 limone

Terapia leggera

Calendario da 1 fino a 7 limoni al giorno per 21 giorni (compresi 6 giorni di mantenimento)
  • Lunedì 1° giorno: il succo di 1 limone
  • Martedì 2° giorno: il succo di 2 limoni
  • Mercoledì 3° giorno: il succo di 3 limoni
  • Giovedì 4° giorno: il succo di 4 limoni
  • Venerdì 5° giorno: il succo di 5 limoni
  • Sabato 6° giorno: il succo di 6 limoni
  • Domenica 7° giorno: il succo di 7 limoni
  • Lunedì 8° giorno: il succo di 7 limoni
  • Martedì 9° giorno: il succo di 6 limoni
  • Mercoledì 10° giorno: il succo di 5 limoni
  • Giovedì 11° giorno: il succo di 4 limoni
  • Venerdì 12° giorno: il succo di 3 limoni
  • Sabato 13° giorno: il succo di 2 limoni
  • Domenica 14° giorno: il succo di 1 limone

Mantenimento (6 giorni)

  • Lunedì 16° giorno: il succo di 1/2 limone
  • Martedì 17° giorno: il succo di 1/2 limone
  • Mercoledì 18° giorno: il succo di 1/2 limone
  • Giovedì 19° giorno: il succo di 1/2 limone
  • Venerdì 20° giorno: il succo di 1/2 limone
  • Sabato 21° giorno: il succo di 1/2 limone

Non spaventatevi per le quantità e soprattutto non preoccupatevi per il vostro stomaco!

Ricordatevi sempre che, contrariamente a quanto in genere si è soliti pensare, il limone è un naturale antiacido gastrico. Il suo gusto è dato da acidi organici che non restano allo stato acido nelle cellule. Anzi, l’uso favorisce la produzione di Carbonato di potassa (o Carbonato di potassio), utile nella cura delle gastriti. Fonte : http://www.limmi.it/la-cura-del-limone/

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Le forme pensiero incidono sulla qualità della nostra salute


Cervello - DNAQuando una persona è molto ansiosa o depressa, è probabile che la malattia, oltre ad agire a livello psicologico, scateni una serie di sintomi fisici.
La nostra mente è tanto potente da permetterci di influire sul nostro stato fisico. Negli ultimi anni abbiamo visto come la porta tra corpo e mente si apre di pari passo, essendo queste due parti relazionate in modo molto più stretto di quanto possiamo immaginare.
Tutti noi ci siamo ammalati e abbiamo avuto la sensazione che la malattia fisica provocasse una sorta di “incarceramento” della nostra mente.
La sentivamo più pigra e pesante del solito, si rifiutava quasi di pensare.
Gli studi effettuati negli ultimi anni ci dicono che uno stato di benessere mentale si associa ad uno stato fisico migliore, tanto dello stato reale dello stesso, quanto della percezione che abbiamo di esso.
Sembra che l’ordine e la speranza che dimorano nelle nostre idee abbiano la capacità, tramite il funzionamento del nostro sistema nervoso, di trasformarsi in un migliore stato fisico.
Spiegato al contrario, questo significa che siamo più inclini a contrarre malattie quando la nostra mente è squilibrata, ovvero che l’ansia e la depressione sono malattie mentali che possono contribuire alla comparsa di sintomi fisici indesiderati.
Come funziona il processo di trasformazione?
Pensiamo per un attimo a quei momenti in cui ci sentiamo ansiosi. Il nostro cuore inizia a battere più forte e più velocemente del solito, le nostre mani iniziano a tremare e, spesso, si inizia a sudare.
Tutti questi sono sintomi che compaiono perché è la nostra mente che fa muovere il nostro corpo, alterando le costanti in un modo simile a quando cominciamo a fare attività fisica.
Tuttavia, c’è una differenza molto grande: l’esercizio non si produce. Il corpo difficilmente può liberarsi di tutta quell’energia che si sta producendo e che comporta una pressione enorme sul nostro sistema nervoso.
Le vene e le arterie che si diramano nei nostri muscoli si dilatano appena e, inoltre, il nostro cuore inizia a pompare moltissimo sangue.
Cosa succede allora?
Immaginate che una moltitudine di macchine circolino in autostrada e che, improvvisamente, l’autostrada finisca e tutte le macchine debbano passare per una strada secondaria. Il risultato è un collasso quasi sicuro.
È la stessa identica cosa che succede al nostro corpo.
Abbiamo un cuore che invia macchine e macchine, e il resto del corpo incapace di assorbirle. Se questa situazione persiste per poco tempo o non è particolarmente intensa, l’ingorgo poco a poco si risolve.
Tuttavia, quando l’intensità è continua e molto forte, possono scaturirne gravi danni.
Una delle relazioni più evidenti è quella del funzionamento del nostro sistema cognitivo con la forza del nostro sistema immunitario.
Quando la nostra mente non funziona bene, è molto comune che si rivolti contro lo stesso corpo e che potenzi internamente qualche attacco che si ripercuoterà all’esterno.
In questo senso, la nostra mente è come un computer e il nostro sistema immunitario un antivirus. Se il nostro computer funziona male, disattiva l’antivirus, rendendo l’accesso dei virus molto più facile.
Questa debilitazione, inoltre, non si presenta quando soffriamo di stress, ma quando lo stress scompare.
Che ruolo svolge il nostro cervello?
Non bisogna dimenticare che, dietro le nostre idee e i nostri pensieri, esiste un collegamento chimico con il nostro sistema biologico. Una struttura fondamentale è l’ipotalamo, che svolge un ruolo molto importante nella regolazione ormonale.
La peculiarità di questa piccola struttura è che è tremendamente reattiva di fronte ai nostri pensieri, che si tratti di ricordi, interpretazioni di stimoli presenti o anticipazioni di fatti futuri.
Così, il nostro ipotalamo può svegliarci in modo da agire più velocemente, rilassarci per addormentarci o potenziare la sensazione di piacere.
Che influenza ha la nostra condotta?
Fino ad ora abbiamo parlato di come la mente può influire in maniera diretta sul nostro corpo, ma non dobbiamo dimenticare qualcosa di altrettanto importante, quanto si verifica tramite la nostra condotta. Facciamo un esempio:
Tutti attraversiamo tappe della vita che non sono particolarmente allegre o motivanti. Difatti, anche se non abbiamo mai sofferto di depressione, alcune delle sensazioni che sperimentiamo durante questi periodi assomigliano a quelle che si producono quando si soffre di questa malattia, anche se è più comune che non siano tanto intense, né ripetitive.
Ebbene, in questi periodi una delle cose che facciamo è abbandonare alcuni aspetti della nostra cura personale. In questo senso, uno dei è la dieta. Sacrifichiamo gli alimenti che ci piacciono meno e che solitamente sono i più sani a favore di quelli che ci danno piacere.
Perché lo facciamo? È una questione di equilibrio. Tramite il gusto, proviamo ad ottenere il piacere che ci sembra di aver perso in altri aspetti della vita.
Sfortunatamente, l’immagine delle ragazze delle serie televisive sedute sul sofà, che mangiano vaschette intere di gelato dopo una rottura amorosa, è reale.
È il nostro modo nocivo per far si che l’ipotalamo restituisca alla nostra mente la sensazione di benessere che abbiamo perso. È il nostro modo per evitare che compaiano pensieri negativi. Un modo controproducente per la salute del nostro corpo.
Tuttavia, la perdita di questo equilibrio non è l’unico motivo per cui trascuriamo la nostra dieta. Un altro fattore importante è che con la tristezza perdiamo la motivazione.
Le ragioni (i pensieri) che prima ci sembravano importantissime per prenderci cura di noi stessi, adesso possono essere passate in secondo piano rispetto a ciò che ha provocato in noi tristezza e ci tormenta.
Azioni che prima ci sembravano quotidiane, adesso sembrano costarci care. Cerchiamo di semplificare la nostra routine, come andare al supermercato una volta usciti da lavoro, sostituendolo con una pizza a domicilio, di gran lunga più semplice.
Il rovescio della medaglia
Fino ad ora abbiamo parlato di come i pensieri negativi ci debilitano, ma esiste, come in ogni cosa, il rovescio della medaglia. Vari studi realizzati su persone malate hanno dimostrato che un atteggiamento mentale positivo ha reso possibile un pronostico di miglioramento.
Questo può avvenire grazie all’azione diretta dei pensieri tramite la biochimica corporea oppure tramite l’intervento di strumenti di controllo della malattia, come la realizzazione di esercizio fisico o la cura della dieta.
Vi invitiamo a prendervi cura al massimo della vostra salute mentale, perché, tramite questa, animerete il resto del vostro corpo. Che ne dite, ne vale la pena?

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