Translate

domenica 31 gennaio 2016

Scienziati choc: “Elimina il 93% del tumore in due giorni”

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti;
stampa la pagina

I ricercatori hanno scoperto che l’olio di cocco è ricco di una potente sostanza anticancro che si è dimostrata in grado di uccidere il 93% delle cellule del cancro al colon in soli due giorni.

Lo studio pubblicato sulla rivista Cancer Research dai ricercatori dell’Università di Adelaide ha scoperto che l’acido laurico, che costituisce almeno il 50% dell’olio di cocco, ha sterminato più del 90% delle cellule del cancro del colon dopo appena due giorni di trattamento in una linea cellulare di tumore del colon in vitro.
Lo studio cita anche altre ricerche che mostrano come l’acido laurico può indurre morte delle cellule tumorali sia in vitro che in vivo. Infatti sono stati condotti degli studi sugli animali che mostrano come l’olio di cocco sia effettivamente potente nella cura del cancro. I ricercatori hanno scoperto infatti che l’acido laurico ha indotto la morte delle cellule cancerose nel tratto intestinale delle cellule epiteliali dei topi.
L’acido laurico è un acido grasso a catena media che si trova in grande quantità nel latte materno e che:
  • Supporta il sistema immunitario
  • Ha proprietà antimicrobiche
  • Ha proprietà antivirali
  • Induce la morte delle cellule cancerose
  • E’ in grado di inibire efficacemente l’enzima 5 alfa reduttasi che trasforma il testosterone in DHT (diidrotestosterone) e quindi è utile per contrastare le affezioni legate agli androgeni come l’iperplasia e il tumore della prostata, l’irsutismo, la sindrome dell’ovaio policistico, l’acne e l’alopecia androgenetica.
Secondo l’American Society for Nutrition, gli studi clinici hanno anche dimostrato che i grassi trovati all’interno l’olio di cocco “sono utili nel trattamento e prevenzione di malattie come il diabete, l’osteoporosi, malattie dovute a virus (mononucleosi, epatite C, l’herpes, ecc), malattie della colecisti,morbo di Crohn, e il cancro.
L’olio di cocco si è dimostrato anche in grado di ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia e migliorare la qualità della vita dei malati di cancro.
Io lo consumo da ormai sei mesi quasi quotidianamente ed è diventato parte integrante della mia dieta.

Ci sarebbero tante proprietà salutari e curative associate all’olio di cocco e ulteriori ricerche potrebbero mettere in luce altre possibili applicazioni. Se vuoi approfondire sui benefici dell’olio di cocco ho scritto già 13 Proprietà Medicinali dimostrate dell’Olio di Cocco, Olio di Cocco – Pura Energia per rinforzare denti, ossa, fegato, tiroide e metabolismo e Ecco perché l’olio di cocco è meglio di qualunque dentifricio.
L’importante è scegliere olio di cocco vergine biologico estratto a freddo se vogliamo godere di tutti i benefici.
Per chi si approccia per la prima volta all’olio di cocco ne consiglio tre cucchiaini al giorno direttamente in bocca o nei frullati o nello yogurt. E’ ottimo per sbiancare i dentidepurare facendoci l’oil pulling, guarisce la pelle e tanto altro.
macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti
stampa la pagina

The China Study, un dossier scottante sull’alimentazione umana.

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti;
stampa la pagina





cibo radioattivo?
Che il cibo che mangiamo tutti i giorni sia sottoposto a contaminazioni, radiazioni e alterazioni genetiche è un fatto comprovato.
Ciò che le popolazioni non sanno è che ciò fa parte di un programma ben definito da parte dei Governi, oltre che il risultato di negligenza, incuria e …criminalità.

Cari amici , oggi vi voglio parlare di un argomento davvero interessante e che nel mondo attira l’attenzione di milioni di persone: l’ALIMENTAZIONE.
Se vi guardate in giro non c’e’ una TV locale o nazionale, sito internet o programma radiofonico che prima o poi non ne mostri i segreti, o parli di diete, o ancora esponga i pericoli di un’alimentazione scorretta.

Soprattutto nei periodi delicati come l’estate o le feste Natalizie ci vengono proposte centinaia di diete, spesso senza alcun fondamento scientifico, ma TUTTE con la pretesa di rivelarci le VERITA’ NASCOSTE sull’alimentazione. Il problema che ne consegue è : COME districarsi in questa selva di informazioni che, nella maggior parte dei casi, tendono a dare un aspetto COMMERCIALE alle varie proposte?





dieta vegana
La dieta vegana è una delle più diffuse oggi. Prevede un’alto e spesso esclusivo utilizzo di alimenti di origine vegetale. Ma basteranno ortaggi, frutta e verdura per un’alimentazione sana?
Che un’ alimentazione corretta aiuti nella prevenzione, e talvolta, nella cura di alcune patologie ormai è risaputo: centinaia di studi OGNI ANNO, sia per conto degli Stati che su richiesta delle Multinazionali, vengono condotti per stabilire l’incidenza del cibo nella qualità della vita. In un mondo spaccato a metà, in cui gran parte della popolazione muore letteralmente di fame e pochi altri mangiano male, il problema alimentare sta diventando URGENTISSIMO. Non solo per garantire alle popolazioni povere una possibilità di SOPRAVVIVENZA ma anche per insegnare a quelle che vivono un’era tecnologica di NON SUICIDARSI con l’introduzione di quegli alimenti di scarto che costantemente troviamo sulle nostre tavole o nei fast food.





fast food
L’alimentazione da fast food, cioè il classico cibo MANGIA e FUGGI, è quella più dannosa in assoluto. IN America è responsabile del 65% dei disturbi di tipo alimentare, mentre in Inghilterra è responsabile per l’85% dell’obesità nei bambini.
Un’informazione corretta è alla base di una buona abitudine alimentare. Tuttavia ciò che arriva alle orecchie di tutti noi è spesso mediato dagli occulti interessi economici e politici che mirano invece a fare l’esatto contrario: spingerci sempre più a diventare CONSUMATORI di cibo sintetico, confezionato, rivestito di plastica e ad allontanarci dall’idea di un’alimentazione naturale.
A differenza di ciò che si crede, infatti, una popolazione MALATA per gli Stati è un ENORME BUSINESS, un affare di incredibili dimensioni che si sposa con gli interessi delle Grandi CASE FARMACEUTICHE: ma non solo.
Una popolazione MALATA è facilmente controllabile. Se privata, come sta accadendo, di una funzionante Assistenza Sanitaria Pubblica, è inoltre CLIENTE AL CUBO poichè investirà gran parte delle sue sostanze per mantenersi in vita.
Il quadro che ne scaturisce è davvero allarmante ma, se fate mente locale, ATTUALISSIMO. Si invogliano le masse, tramite bombardamento mediatico,a ingerire quantità industriali di cibo preconfezionato , spesso venduto come BIOLOGICO,contenente alte quantità di sostanze dannose come coloranti,conservanti e non di rado METALLI PESANTI.





Obesità
Arrivare a questi livelli di obesità non è difficile. Basta ingerire 100 calorie in più al giorno rispetto a quelle che consumiamo ed ecco che, nel giro di un anno, saremo ingrassati da 12 ai 20 kg. Provare per credere!
POI si fa gran clamore sulle malattie della nostra era, in genere colesterolo alto, trigliceridi,cancro, diabete, obesità spingendo al loro controllo attraverso uno stile di vita che unisca l’attività fisica ( blandamente praticabile da parte delle masse) all’utilizzo di PILLOLE miracolose.
NEL CONTEMPO SI BLOCCANO ricerche all’avanguardia per la CURA di malattie genetiche, metaboliche, degenerative e legate all’invecchiamento, con il risultato che la gran parte di questi malati INUTILI muore .
Il risultato è estremamente SODDISFACENTE per i POCHI DITTATORI del NUOVO ORDINE MONDIALE: un esercito di schiavi che si nutrirà , PAGANDOLE, alle tavole imbandite con cibi spazzatura, impegnerà la propria forza lavoro in età giovanile, si AMMALERA’ strada facendo divenendo quindi CONSUMATORE di medicine o di ASSISTENZE PRIVATE e infine, quando sarà stato strizzato a dovere, verrà LASCIATO MORIRE.
Il programma politico – economico alla base di tutto ciò è molto più complesso e prevede un’attenta PIANIFICAZIONE delle masse, di cui vengono regolate NASCITE e MORTI attraverso l’esposizione a CLIMI, SITUAZIONI,RADIAZIONI ben calcolate e prodotte ARTIFICIALMENTE.
Prima di andare oltre vi consiglio di guardare attentamente questo film documentario LIBERO e quindi CONDIVISIBILE. In esso vi saranno mostrati dati, studi e risultati scientifici DOCUMENTATISSIMI e frutto di anni di ricerche spesso PRIVATE o sostenuta da REALI ENTI BENEFICI.
Come vedete il documentario espone chiaramente I FATTI alla radice dei quali stanno LE MOTIVAZIONI E I PROGRAMMI OCCULTI che vi ho esposto seppur rozzamente. poco fa. Essi sono comunque continuamente percepibili attraverso le parole degli stessi AA. , in un libro davvero ” scottante ” di cui vi fornisco un’anteprima:
” Sono stato “nel sistema” per quasi cinquant’anni, ai massimi livelli, e ho ideato e diretto grandi progetti di ricerca, decidendo quali ricerche dovessero essere finanziate e trasferendo un’infinità di risultati di ricerche scientifiche nei rapporti di commissioni nazionali di esperti.
Dopo una lunga carriera nell’ambito della ricerca e dell’elaborazione delle politiche, ora capisco perché gli americani sono così confusi. Come contribuenti che pagano le tasse per la ricerca e la politica sanitaria in America, avete il diritto di sapere che molte delle nozioni comuni che vi sono state trasmesse sul cibo, la salute e la malattia sono sbagliate.
Per quanto problematiche, le sostanze chimiche presenti nell’ambiente e nel vostro cibo non sono la causa principale del cancro.
I geni che avete ereditato dai vostri genitori non sono il fattore più importante che determina se sarete vittime di una delle dieci principali cause di morte.
La speranza che la ricerca genetica possa portare a cure farmaceutiche per le malattie ignora le soluzioni più efficaci che possono essere messe in atto oggi.
Il controllo ossessivo dell’assunzione di una sostanza nutritiva, come ad esempio i carboidrati, i grassi, il colesterolo o gli acidi grassi omega-3, non darà come risultato una salute a lungo termine.
Le vitamine e gli integratori alimentari non vi forniranno una protezione a lungo termine dalle malattie.
I medicinali e la chirurgia non sono in grado di curare le malattie che uccidono la maggior parte degli americani.
Probabilmente il vostro medico non sa di che cosa avete bisogno per ottenere il miglior stato di salute possibile.
.
Quella che propongo non è niente di meno che la ridefinizione della nostra concezione di buona alimentazione. I risultati provocatori dei miei quarant’anni di ricerca biomedica, comprese le scoperte risultanti da un programma di laboratorio della durata di ventisette anni (sovvenzionato dalle più rispettabili agenzie di finanziamento), dimostrano che una dieta corretta può salvarvi la vita.”





Colin Campbell

src="https://libripertuttigusti.files.wordpress.com/2013/11/tcolincampbell12colincampbell.jpg?w=199&h=300" width="199" />



Ecco Colin Campbell, autore del libro
THE CHINA STUDY
Interessante eh? Ma non è tutto. Leggete QUI.
” Più di quarant’anni fa, agli inizi della mia carriera, non avrei mai pensato che il cibo fosse così intimamente collegato ai problemi di salute. Per anni non mi sono domandato più di tanto quali fossero gli alimenti migliori da consumare. Mangiavo quello che mangiavano tutti: il cibo che mi era sempre stato presentato come buono. Noi tutti mangiamo le cose che ci piacciono o che ci convengono o quelle che i nostri genitori ci hanno insegnato a preferire. La maggior parte di noi vive all’interno di confini culturali che definiscono le nostre preferenze e abitudini in termini di alimentazione.
Lo stesso valeva anche per me. Sono cresciuto in una fattoria dove si producevano principalmente latticini, e la nostra esistenza ruotava intorno al latte. A scuola ci dicevano che il latte vaccino rende forti e sani i denti e le ossa. Era il cibo più perfetto che la natura avesse da offrirci. Nella nostra fattoria ci nutrivamo quasi esclusivamente dei prodotti dell’orto e dell’allevamento.
Nella mia famiglia sono stato il primo ad andare all’università. Ho seguito il corso introduttivo alla medicina veterinaria alla Penn State e poi ho frequentato per un anno la facoltà di veterinaria presso l’Università della Georgia, dopodiché la Cornell University mi ha offerto una borsa di studio per un dottorato di ricerca in “nutrizione animale”. Mi ci sono trasferito, in parte perché sarebbero stati loro a pagarmi per andare a scuola e non viceversa, e lì ho preso una laurea di secondo grado. Sono stato l’ultimo studente a laurearsi con il professor Clive McCay, un docente della Cornell famoso per aver prolungato le vite dei ratti somministrando loro molto meno cibo di quanto avrebbero mangiato normalmente. Il mio dottorato di ricerca alla Cornell era incentrato sulla scoperta di metodi migliori per far crescere più in fretta le mucche e le pecore. Cercavo di apportare miglioramenti alla nostra capacità di produrre proteine animali, il fondamento di quella che mi era stata presentata come “buona alimentazione”.
Mi accingevo a promuovere una salute migliore perorando il consumo di una maggiore quantità di carne, latte e uova. Era un’ovvia conseguenza della mia vita alla fattoria ed ero felice di credere che la dieta americana fosse la migliore del mondo. Nel corso di quegli anni di formazione mi sono imbattuto in un tema ricorrente: ritenevamo di mangiare i cibi giusti, soprattutto abbondanti dosi di proteine animali di alta qualità.





cibo contaminato
La contaminazione del cibo induce , nel tempo, a vere e proprie mutazioni genetiche, come si può evincere da questo disegno.
Ho passato gran parte della prima fase della mia carriera a lavorare con due delle sostanze chimiche più tossiche mai scoperte, la diossina e l’aflatossina. In un primo tempo ho lavorato al MIT, dove mi è stato assegnato un difficile problema relativo al mangime per polli. Milioni di pulcini morivano ogni anno a causa di una sconosciuta sostanza chimica tossica presente nel loro mangime, e io avevo il compito di isolare quella sostanza e determinarne la struttura. Dopo due anni e mezzo, ho contribuito alla scoperta della diossina, probabilmente la sostanza chimica più velenosa mai individuata finora. Da allora questa sostanza è stata oggetto di grande attenzione, soprattutto perché era una componente del diserbante 2,4,5-T o Agente Arancio, usato all’epoca per defogliare le foreste durante la guerra del Vietnam.
Dopo aver lasciato il MIT e aver assunto un incarico al Virginia Tech, ho cominciato a coordinare l’assistenza tecnica per un progetto su scala nazionale nelle Filippine condotto su bambini malnutriti. Parte del progetto si è trasformata in un’indagine sull’insolita incidenza nei bambini filippini di cancro al fegato, una patologia che di solito interessa i soggetti adulti. Si pensava che la causa del problema fosse un elevato consumo di aflatossina, una micotossina riscontrata nelle arachidi e nel frumento. L’aflatossina veniva definita come uno dei più potenti carcinogeni mai scoperti.
Per dieci anni il nostro obiettivo principale nelle Filippine è stato migliorare la malnutrizione infantile fra i poveri, un progetto finanziato dall’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale. Alla fine abbiamo fondato circa centodieci centri educativi di “autoaiuto” in tutto il paese.
Lo scopo di quell’impegno nelle Filippine era semplice: assicurarsi che i bambini ottenessero quante più proteine possibile. Era opinione corrente che gran parte della malnutrizione infantile fosse causata da una carenza di proteine, in particolare di quelle presenti nei cibi di origine animale. Le università e i governi di tutto il mondo erano all’opera per attenuare quello che veniva percepito come un “gap proteico” nei paesi in via di sviluppo.
Tuttavia lavorando a quel progetto ho scoperto un oscuro segreto: i bambini la cui dieta era più ricca di proteine erano quelli che avevano la maggior probabilità di ammalarsi di cancro al fegato! Erano i bambini delle famiglie più benestanti.





proteine
Le proteine, amiche o nemiche del nostro organismo? Saranno meglio quelle vegetali o quelle animali? E quante bisogna assumerne perchè il loro apporto sia benefico e non distruttivo?
Scopriamolo insieme con
THE CHINA STUDY.
Mi sono poi imbattuto in un rapporto di ricerca proveniente dall’India che presentava alcune scoperte rilevanti e davvero provocatorie. I ricercatori indiani avevano studiato due gruppi di ratti. A un gruppo avevano somministrato l’aflatossina cancerogena e l’avevano poi sottoposto a una dieta composta per il 20% da proteine, un livello analogo a quello consumato da molti di noi in Occidente. All’altro gruppo era stata somministrata la stessa quantità di aflatossina, ma la dieta a cui era stato sottoposto era costituita da proteine solo per il 5%. Incredibilmente, ognuno degli animali che avevano seguito la dieta con il 20% di proteine presentava un cancro al fegato, mentre ognuno di quelli la cui alimentazione era composta per il 5% da proteine non si era ammalato di quel tumore. Era un punteggio di 100 a 0 che non lasciava alcun dubbio sul fatto che nel controllo del cancro l’alimentazione ha la meglio sui carcinogeni chimici, anche se molto potenti.
Queste informazioni erano in contrasto con tutto quello che mi era stato insegnato. Era un’eresia affermare che le proteine non facessero bene alla salute, per non parlare poi del fatto che favorissero il cancro. Quello è stato un momento di svolta nella mia carriera. Mettermi a indagare su una questione così provocatoria in quella fase del mio percorso professionale non era una scelta molto saggia. Ponendo in discussione le proteine e i cibi di origine animale avrei corso il rischio di essere bollato come eretico, anche se le mie ipotesi avessero passato il test che le definiva “buona scienza”.

Ma non mi è mai piaciuto seguire una direzione tanto per farlo. Quando ho imparato per la prima volta a guidare un branco di cavalli o a radunare il bestiame, ad andare a caccia di animali, a pescare nel nostro torrente o a lavorare nei campi, ho accettato che il pensiero indipendente facesse parte del gioco. Doveva essere così. Affrontare problemi sul campo significava che dovevo immaginare la mia prossima mossa. È stata una grande scuola di vita, come qualsiasi ragazzo cresciuto in una fattoria può confermarvi. Quel senso di indipendenza mi accompagna tuttora.





cancro infantile
Il cancro infantile è in aumento. Benchè oggi possa essere curato molto più facilmente di prima, l’insorgenza di cancro nei bambini è dichiaratamente legato all’assunzione di sostanze tossiche presenti nell’aria e nel cibo.
Così, trovandomi di fronte a una decisione difficile, ho scelto di iniziare con un approfondito programma di laboratorio che avrebbe analizzato il ruolo dell’alimentazione, e soprattutto delle proteine, nello sviluppo del cancro. I miei colleghi e io eravamo cauti nel formulare le nostre ipotesi, rigorosi nella metodologia e prudenti nell’interpretazione delle scoperte. Avevo scelto di compiere quella ricerca a un livello scientifico molto basilare, studiando i dettagli biochimici della formazione del cancro. Era importante capire non solo se ma anche come le proteine potessero favorire il cancro. Era la situazione migliore. Seguendo scrupolosamente le regole della buona scienza, avevo la possibilità di studiare un argomento stimolante senza suscitare le classiche reazioni alle idee radicali. Quella ricerca finì per essere ben sovvenzionata per ventisette anni dalle fonti di finanziamento più rinomate e competitive, prevalentemente dagli Istituti nazionali di sanità (National institutes of Health, NIH), dall’Associazione americana per la lotta contro i tumori (American Cancer Society) e dall’Istituto americano per la ricerca sul cancro (American Institute for Cancer Research). Poi i nostri risultati furono sottoposti a revisione (una seconda volta) per essere pubblicati su molte fra le migliori riviste scientifiche.
Quello che avevamo scoperto era scioccante: le diete a basso contenuto di proteine inibivano la formazione del cancro da parte dell’aflatossina, indipendentemente dalla quantità di questo carcinogeno somministrata agli animali. Una volta completata la formazione del cancro, le diete a basso contenuto proteico bloccavano sensibilmente anche la successiva crescita del tumore. In altre parole, gli effetti cancerogeni di quella sostanza chimica altamente carcinogena venivano resi irrilevanti da una dieta a basso contenuto proteico. Di fatto, le proteine alimentari si sono rivelate così potenti nei loro effetti da permetterci di attivare e bloccare la crescita del cancro semplicemente modificandone il livello di assunzione.
Inoltre, le quantità di proteine somministrate con il cibo corrispondevano a quelle che noi esseri umani consumiamo abitualmente. Non ne abbiamo utilizzati livelli straordinari come avviene così di frequente negli studi sui carcinogeni.
Ma non è tutto: abbiamo anche scoperto che non tutte le proteine avevano quell’effetto. Quali sono le proteine che favoriscono sempre e in grande misura il cancro? La caseina, che costituisce l’87% delle proteine del latte vaccino, favoriva tutti gli stadi del processo tumorale. Quale tipo di proteina non favoriva il cancro, perfino se assunta in dosi elevate? Le proteine sane erano quelle vegetali, comprese quelle del frumento e della soia. Man mano che si faceva nitido, questo quadro cominciava a mettere in discussione e a mandare in frantumi alcune delle supposizioni alle quali ero più affezionato.





latte
Da sempre considerato alimento principe della nostra alimentazione e in special modo di quella dell’infanzia, il latte animale può forse riservare allarmanti sorprese.
Quegli studi sperimentali sugli animali non si sono fermati lì: ho proseguito dirigendo lo studio più completo su dieta, stile di vita e malattia mai effettuato sugli esseri umani nella storia della ricerca biomedica. Si è trattato di un’impresa imponente, sotto la gestione congiunta della Cornell University, dell’Università di Oxford e dell’Accademia cinese di medicina preventiva. Il New York Times l’ha definito il “Grand Prix dell’epidemiologia”. Questo progetto ha preso in esame un’ampia gamma di malattie e fattori legati all’alimentazione e allo stile di vita nella Cina rurale e, più di recente, a Taiwan. Più comunemente noto come lo “studio Cina” (The China Study), il progetto ha finito per produrre più di 8.000 associazioni statisticamente significative fra vari fattori dietetici e le malattie!” ( Dott. T. Colin Campbell)
Il risultato di questo imponente studio e la formulazione di un programma specifico che attraverso l’ingestione del cibo aiuta a comprendere gli effetti di un’alimentazione sbagliata, è l’argomento chiave del libro che vi propongo.
In the CHINA STUDY troverete la spiegazione IN DETTAGLIO della correlazione tra alimentazione e malattie; il libro vi aiuterà inoltre a capire PERCHE’ i vari Governi tendono a DISINFORMARE la popolazione e QUALI INTERESSI si nascondono dietro le varie LOBBY, Enti Nazionali e singoli scienziati.
Una vera “ricerca approfondita,non una semplice teoria,
le cui conclusioni se applicate,
salverebbero la vita a milioni di persone.”
 da Medic Bunker La Verità Acquista ora.
The China Study
Lo studio più completo sull'alimentazione mai condotto finora. Sorprendenti implicazioni per la dieta, la perdita di peso e la salute a lungo termine.
Voto medio su 320 recensioni: Da non perdere
The China Study Voto medio su 23 recensioni: Da non perdere
The China Study - La Prevenzione
La più completa ricerca su alimentazione e salute tradotta in pratica - Videocorso educativo + intervento esclusivo di T. Colin Campbell
The China Study - La Pratica
La più completa ricerca su alimentazione e salute, tradotta in pratica
Voto medio su 2 recensioni: Da non perdere
The China Study - Ricette a 5 Stelle
150 piatti vegetali, integrali, senza zucchero di famosi Chef ed esperti autorevoli
macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti
stampa la pagina

giovedì 28 gennaio 2016

Il Potere dell’Autoguarigione.

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti;
stampa la pagina





Premessa doverosa e non scontata: non è la frutta o la verdura che guarisce dalle malattie …
Piuttosto è lo smettere di intasare il nostro corpo con cibo innaturale, sostanze chimiche pseudo curative e pensieri negativi che permette finalmente al nostro sistema immunitario di fare il suo lavoro e quindi al nostro corpo di Autoguarirsi.


Per paragonarci alla natura , cosa fa un animale libero quando è malato? Si riposa e digiuna è così che guarisce (se non è arrivata la sua ora) … di certo non prende un antinfiammatorio o antidolorifico e continua le sue normali attività …


Spegnendo i sintomi delle nostre malattie, pensando sempre al peggio e continuando ad alimentarci in modo innaturale (intasando così il nostro sistema digerente), andiamo contro natura; ed allora la natura ci segnala che stiamo sbagliando e con le cosiddette malattie cerca di porre rimedio ai nostri “errori” … ma se noi ignoriamo questi segnali e perseveriamo nel nostro sciagurato stile di vita le cose peggiorano …
Bisognerebbe imparare ad ascoltare il nostro corpo e smettere di sottovalutare il potere di Autoguarigione della Natura.


Felice Vita e Felice Guarigione Salvo.



Per approfondimenti sull’argomento vi consiglio di leggere Arnold Ehret, Herbert Shelton, John Henry Tilden, Valdo Vaccaro etc ... e tutte le informazioni disponibili sull'Igiene Naturale:http://www.igienenaturale.it/igienismo.html Tratto da http://www.alimentazionesaluteconsapevolezza.blogspot.it/ da da http://medicbunker-la-verita.blogspot.it/  

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti
stampa la pagina

B12 : Qualche INFORMAZIONE.

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti;
stampa la pagina

Ho raccolto qualche Informazione sulla tanto dibattuta B12. 

Qui di seguito troverete estratti di articolo, le relative fonti e link dove poter approfondire l'argomento. Buona lettura ...

 

Se qualcuno ha una carenza di B12, qual è il giusto approccio?
Dr Graham: Ci sono vari approcci, il modello medico direbbe di prendere integratori di B12. Ciò è come dire: “Ho un secchio. Dovrebbe essere pieno d’acqua ma non c’è acqua dentro.” Il modello medico direbbe, “Aggiungiamo acqua”. Il modello igienista direbbe, “Riempiamo quel buco. Una volta riempito il buco, il corpo riempirà il secchio automaticamente”. Ho fatto esperienza di persone che avevano carenza di B12 messe a digiuno. Non ingerirono nulla se non acqua e tre/quattro settimane dopo hanno livelli perfettamente normali di B12. Vediamo con questo che è un problema di assorbimento e non di esposizione. La B12 è dovunque. Nell’aria, nelle mucose del nostro naso. Ogni volta che inaliamo, stiamo respirando B12; ogni volta che ingeriamo la saliva, stiamo ingoiando B12. Non è un problema di esposizione. Non esiste nessun animale che produce B12. Viene prodotta dai batteri, ma ancora stiamo ad ascoltare miti. È stato dimostrato che in qualsiasi dieta, c’è una percentuale di persone che hanno carenze di B12. Che tu sia vegetariano, vegano, crudista-vegan oppure segua una dieta standard, la percentuale è la stessa.La carenza da B12 è stata dapprima scoperta nei carnivori, quelle persone che “mangiano di tutto”. Ecco dove la carenza di B12 venne dapprima scoperta e curata.


------- 
Rapporto Consumo/Concentrazione nel sangue della B12: 
Vegans do it better :-)



La carenza di vitamina B12 non è legata alla dieta vegana, anche una persona che segue un'alimentazione che comprende cibi animali può essere soggetta a tale carenza. Infatti, coloro che hanno problemi di assorbimento dell'apparato digerente, coloro che assumono medicine come gli inibitori di pompa e il 10-20% delle persone over 50 hanno problemi a staccare la vitamina dal cibo e di conseguenza non riescono ad assorbirla.
Il nostro corpo non è in grado di assorbire la vitamina B12 che noi immagazziniamo ...i motivi dell’anomalia, che possono essere più o meno gravi. Di seguito ne elenchiamo alcuni:
•Deficit del fattore intrinseco. Il fattore intrinseco è una glicoproteina prodotta dalle cellule parietali dello stomaco che nel processo di assorbimento della vitamina B12 riveste un ruolo di primaria importanza. Quando a causa di neoplasie, anemia perniciosa o altre patologie viene a mancare, noi non abbiamo più modo di assimilare la vitamina B12 .
•Sindrome di Imerslund-Grasbeck. Si tratta di una malattia molto rara autosomica descritta per la prima volta nei paesi scandinavi, che fa il suo esordio durante l’infanzia. A provocarla è un difetto nel fattore intrinseco che non consente l’assorbimento della cobalamina. Causa anemia megaloblastica, danni neurologici, debolezza. Si cura successivamente assumendo integratori di vitamina B12 a vita.
•La vecchiaia. Molte persone, superati i 50 anni di età non sono più in grado di assimilare la cobalamina perché non hanno sufficiente acido cloridrico nello stomaco. Una persona su dieci dai 75 anni in su manifesta carenze di vitamina B12 .
•Interventi gastrointestinali. La vitamina B12 viene assorbita in un tratto intestinale chiamato ileo. Interventi o rimozioni parziali di esso ostacolano le regolari funzioni di assorbimento.
•Bypass gastrico.
•Patologie come la celiachia o il morbo di Chron.
•L’uso continuativo di inibitori della pompa protonica. Conosciuti nella forma abbreviata PPI, svolgono la funzione di ridurre l’acidità dei succhi gastrici, indispensabili nel processo di assorbimento della vitamina B12 dalle proteine; l’utilizzo di PPI non ha comunque effetti sulla vitamina B12 ricavata dagli integratori in compresse o per endovena.
•L’uso prolungato di Metformina. La Metformina, un farmaco adoperato nella cura al diabete, può influenzare il corretto assorbimento da parte del corpo della vitamina B12 .
•L’abuso di alcool.
•Patologie ereditarie.
•L’esposizione frequente all’ossido di azoto. L’ossido di azoto, o protossido di azoto, è un gas esilarante adoperato in medicina per le sua funzione anestetizzante o molto più banalmente negli spray della panna montata. Persone con carenze in corso di vitamina B12 dovrebbero comunicare il problema al personale sanitario.
•L’abuso di nicotina.
•L’acido aminosaliciclico sembra interagisca sull’assorbimento orale della vitamina B12 riducendone l’assimilazione per il 50%
•In diete povere di vitamina B12 e in soggetti che fanno un uso abituale da oltre tre anni di H2-antagonisti come la ranitidina cloridrato sono state evidenziate carenze di lieve entità.
Fonte: http://wn.com/
-------
Il giornale medico "The New England Journal of Medecine" nota che la vitamina B12 è fabbricata da microrganismi che permettono di ottenerla da certi semi, diversi tipi di noci e dai prodotti di soia.
 Cita anche che la sintesi delle vitamine si produce nel colon degli umani quando si consumano adeguate quantità di semi e segnala che i bambini che sono stati allattati da madri rigorosamente vegetariane possiedono questa vitamina nel proprio colon.
 E' stabilito ora che il bisogno di questa vitamina è minimo, meno di un microgrammo al giorno (vale a dire un milionesimo di un grammo).

E' vero che certe persone che vivono di un menù vegetariano mal concepito, così come parecchi altri che vivono di un menù non vegetariano, sono vittime di parecchie carenze di vitamine.
 Tuttavia la carenza di vitamina B12 (l'anemia perniciosa) non è dovuta necessariamente alle mancanze dietetiche.

 Un rapporto sulla vitamina B12 dice:
 L'anemia perniciosa non proviene da una carenza dietetica ma dall'alterazione della capacità di assorbire la vitamina B12(Proceedings of the Nutrition society).
 Altri studi documentati hanno rilevato che i batteri della putrefazione negli intestini è causata dalla consumazione di proteine animali cotte, per le cattive mescolanze alimentari, per l'abuso di ogni alimento concentrato azotato, per gli adittivi chimici e per alcuni medicinali.
 Altri studi hanno mostrato che la vitamina B12 è sensibile al calore ed una cottura normale può distruggere l'89% delle vitamine.
 Ecco perché quelli che contano sulla carne cotta come sorgente principale di vitamina B12 sono più suscettibili a sviluppare l'anemia perniciosa.
 Il dott Wolfgang Tilling ha effettuato studi sui vegetariani umani: nell'intestino di bambini che nel loro menù hanno inserito il latte di soia si produce la sintesi della vitamina B12.
 Ricerche effettuate a Loma Lina University hanno rilevato dei tassi eccellenti di vitamina B12 in persone vegetariane che mangiano tutto o quasi tutto allo stato crudo (la vitamina B12 è solubile nell'acqua e la si può procurare da vegetali crudi).
 Il dott svedese Karl-Otto Aly ha esaminato gli Hunza che non hanno rivelato nessun sintomo di carenza di vitamina B12, sebbene fossero vegetariani al 100% da 1000 anni.
 Le grosse razioni di grassi, di proteine e di alimenti industrializzati, così come il tabacco, aumentano il fabbisogno di vitamina B12, mentre allo stesso tempo disturbano la sua sintesi e il suo assorbimento.
 Perciò il consumatore ordinario è maggiormente candidato ad una carenza in vitamina B12 ad all'anemia perniciosa rispetto a colui che è vegetariano.
 Il mito secondo cui le piante non contengono vitamina B12 è stato propagato dagli interessi commerciali. Difatti numerosi studi hanno dimostrato che la vitamina B12 si trova in quantità apprezzabili in parecchi alimenti vegetali come le banane, i datteri, le verdure, le arachidi, i germogli e i semi di girasole.
 Ma bisogna ripeterlo:
 E' l'alterazione della capacità di assorbire la vitamina B12 e di sintetizzarla la principale causa della sua carenza.
 Numerosi studi hanno dimostrato che la carenza di questa vitamina è dovuta all'incapacità di assorbimento da parte del tubo digerente, quando una sostanza conosciuta come "fattore intrinseco" (che dovrebbe normalmente trovarsi nel succo gastrico) fa difetto.
Fonte: Le Bon Guide de l'Hygiénisme - La Vitamina B12 - Edizione italiana a cura dell'Associazione Igienista di Brescia
--------
CHI HA SPRINT E VOGLIA DI VIVERE LA SUA ESISTENZA AL MEGLIO NON HA CARENZE DI GRUPPO B
Chi è vivace e attivo, chi dimostra iniziativa e voglia di vivere, chi è tonico ed energico, chi non è soggetto a depressione e a stanchezza immotivata, chi ha la pelle splendente e non secca e malandata, chi non dà segni di cedimenti neurologici, dimostra in concreto di non avere carenza di gruppo B o di B12, poco importa le cifre tabellari corrette o scorrette.
-------
LE RICERCHE PIU' AVANZATE CONFERMANO IN PIENO IL BLUFF B12

Gli ultimissimi studi condotti da centinaia di medici e ricercatori trasparenti americani, europei e cinesi, diretti da Colin Campbell nel The China Study, confermano quanto già si sapeva da decenni. La B12 è importante al pari di tutte le altre vitamine, Si trova sempre e comunque in compagnia sinergica e proporzionata nei raggruppamenti di vitamine del gruppo B, ed in particolare con la B6 e la B9. La sua presenza è sempre impercettibile ed imponderabile come è giusto che sia, tanto nell'uomo che nei carburanti dell'uomo che sono le piante vive e non cotte. Quindi c'è B12 in tutto il fogliame, in tutte le radici, in tutti i frutti, ma sempre a livelli vedo-non-ti-vedo. Più enzima impalpabile che vitamina dotata di peso molecolare. Uno sputtanamento della FDA su tutti i fronti. Ci sarà qualcuno che, dopo aver praticato infame bidodicismo per anni e anni, arrossisce o impallidisce per l'imbarazzo? Oppure tutti brillano per la loro bella faccia di bronzo?
-------
Altre INFORMAZIONI:
Felice Vita
Salvo
macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti
stampa la pagina

Indice Insulinico ed Indice Glicemico … alcune informazioni.

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti;
stampa la pagina

Definizione:

Indice glicemico: L'indice glicemico di un alimento rappresenta la velocità con cui aumenta la glicemia in seguito all'assunzione di quell'alimento. La glicemia è la concentrazione di glucosio nel sangue, è un esame del sangue di routine e può essere comodamente misurata a casa con appositi misuratori. L'indice è espresso in termini percentuali rispetto alla velocità con cui la glicemia aumenta in seguito all'assunzione di un alimento di riferimento (che ha indice glicemico 100): un indice glicemico di 50 vuol dire che l'alimento innalza la glicemia con una velocità che è pari alla metà di quella dell'alimento di riferimento.
I due alimenti di riferimento più utilizzati sono il glucosio e il pane bianco.

Indice insulinico: L'indice insulinico esprime l'effetto di un dato alimento sui livelli ematici di insulina (insulinemia). Un alimento, quindi, si definisce ad alto indice insulinico quando aumenta notevolmente la concentrazione di insulina nel sangue. Viceversa, i cibi con basso indice insulinico non influenzano in maniera significativa la secrezione di quest'ormone. Rappresenta un'evoluzione dell'indice glicemico: non sempre a un aumento della glicemia corrisponde un aumento della secrezione insulinica. Anche qui il valore di riferimento è il glucosio (100).

Un esempio? Il latte ha un basso indice glicemico ed un elevato indice insulinico. (…) 

Fonte: http://bit.ly/1L495N9

Indice glicemico e insulinemico: facciamo chiarezza

DI WILLIAMS BERGOMI   
L’indice insulinico
L’Indice insulinico è un parametro che misura la produzione d’insulina (ormone peptidico prodotto dalle cellule delle isole di Langherans del pancreas) nell'organismo in risposta all'ingestione di un qualsiasi alimento. Esso rappresenta l'effetto di un alimento esclusivamente e direttamente sull'insulinemia (concentrazione d’insulina nel sangue), e non sulla glicemia (concentrazione di glucosio nel sangue), permettendo una valutazione più precisa della risposta insulinica. L'indice insulinico è un valore assoluto che stabilisce il diverso potere insulinogenico degli alimenti sulla base della stessa quantità calorica (239 kcal, equivalenti di 1000 kj), e quindi guarda ai diversi tempi di assimilazione e all'intensità di secrezione dell'ormone a parità di valore calorico.
L'insulina non ha il solo compito di abbassare la glicemia, e non ha dunque una funzione legata solo ai carboidrati. Ciò che normalmente non si sottolinea, è che l'ormone in questione rappresenta un importante molecola deputata alla crescita e al "nutrimento" vero e proprio dei tessuti insulino-dipendenti, cioè muscolo scheletrico, muscolo cardiaco, e tessuto adiposo, ovvero gli unici organi bersaglio che subiscono la sua azione diretta. Essa è responsabile del trasporto di glucosio, amminoacidi, grassi, ed altre molecole minori come gli acidi nucleici, verso questi tessuti favorendo vari processi come la proteosintesi (sintesi proteica), e lo stoccaggio di riserve di carboidrati (glicogenosintesi) e lipidi (lipogenesi). L'insulina quindi non si presenta solo in casi di eccesso di introduzione glucidica, ma nel caso in cui venga introdotto qualsiasi nutriente calorico, col fine di veicolare parte dei derivati della sua scissione verso questi apparati (…)
L'indice glicemico tiene conto solo dell'innalzamento della glicemia in relazione all'impatto dei carboidrati, ma non della produzione di insulina totale, o per i cibi estranei agli stessi carboidrati; l’indice insulinico, invece, permette di valutare più precisamente la risposta insulinica di tutti i cibi. L'indice glicemico non considera una completa ed accurata valutazione di tutti i cibi ed i loro effetti sul metabolismo del glucosio. L'indice insulinico al contrario permette di valutare se un qualsiasi alimento, non necessariamente un carboidrato, sia in grado di provocare una risposta insulinica bassa, elevata o moderata. L'impatto dei macronutrienti sull'insulinemia è, del 95% circa per i carboidrati, del 50% circa per le proteine e del 10% circa per i grassi, e ciò conferma che non sono solo i carboidrati ad incidere sulla produzione insulinica, ma anche proteine in maniera moderata, e grassi in maniera molto blanda, cosa che l'indice glicemico non considera.
Tale indice riconosce il potere insulinogenico di tutti i macronutrienti, e quindi sottolinea che alcune classi di cibi riescono a stimolare l'insulina in maniera sproporzionata rispetto al loro indice e carico glicemico, e che il pasto misto determini comunque una produzione dell'ormone ben superiore rispetto al suo contenuto di carboidrati (…)

 Diversi studi confermano come il consumo di cibi freschi e non raffinati influisca in maniera inferiore sull’indice insulinico evitando picchi di secrezione di questo ormone.
Cibi industriali composti da diversi nutrienti, specie raffinati (come zuccheri semplici e grassi idrogenati) stimolano l'insulina in maniera sproporzionata rispetto al loro indice glicemico. Infatti, tra i cibi che più innalzano l'insulina spiccano i prodotti di pasticceria, i croissant, i biscotti, le merendine, le barrette dolci, i gelati, ed anche il pane bianco. In questi casi, considerare l'indice e il carico glicemico non è predittivo della conseguente produzione dell'ormone, che risulterà in ogni caso maggiore (…)

*******
Batosta storica per l’insulinismo mondiale
di Valdo Vaccaro
http://bit.ly/1jM9CfZ

Questo articolo nasce per approfondire una tematica sconosciuta ai più, e cioè l'esistenza di un indice insulinico degli alimenti che ne descrive la capacità di far produrre insulina al nostro pancreas senza relazione con la glicemia e al di fuori, dunque, della normale risposta insulinica agli alimenti contenenti carboidrati.
ESISTE UN INSULINE SCORE, O UN PUNTEGGIO INSULINICO DA CARNE, CHE SOVRASTA DI MOLTO L'INDICE GLICEMICO
Bisogna sapere che, malgrado il loro indice glicemico (IG) "troppo basso per essere definito", alcuni alimenti (in particolare: carne, pesce, uova e latticini) hanno la capacità di indurre il pancreas a secernere molta insulina, cioè hanno un indice insulinico (IS, da "insulin score" o punteggio insulinico) elevato e non correlato all'IG.

RUOLO CENTRALE ATTRIBUITO ERRONEAMENTE PER ANNI ALL'INDICE GLICEMICO
Questo fatto, rilevato sperimentalmente solo di recente, sta ridimensionando in modo drammatico il ruolo centrale che si attribuiva all'indice glicemico nell'insorgenza del Diabete. La ricerca in questione è quella pubblicata da Holt SH, Miller JC e Petocz P. su Am J Clin Nutr. 1997 Nov 66(5), 1264-76 e dal titolo "An insulin index of foods: the insulin index of foods: the insulin demand generated by 1000-kJ portionsof common foods".

MISURAZIONE RISPOSTA INSULINICA A PARITÀ DI ENERGIA E NON DI CARBOIDRATI
Nell'articolo, gli scienziati spiegano che hanno scelto di misurare la risposta insulinica in termini di porzioni di alimenti determinate a parità di contenuto energetico (1000 kJ, pari a circa 240 kcal) anziché a parità di carboidrati, proprio perché cercavano di isolare una risposta insulinica differenziata da quella normalmente relativa al glucosio. Già all'epoca era stato, infatti, ben studiato il concetto di indice glicemico ed era stata ben correlata la risposta glicemica ai diversi tipi di alimenti, ma quasi nessuno studio la aveva messa in relazione con l'effettiva quantità di insulina circolante nei soggetti.

STUDIO SU 38 ALIMENTI
Lo studio ha considerato 38 alimenti, suddivisi in 6 categorie:
A) Frutta: uva, banane, mele ed arance;
B) Prodotti da forno: croissants, torta al cioccolato glassata, ciambelle con cannella e zucchero, biscotti al cioccolato, crackers;
C) Snacks: Mars, yogurt alla fragola, gelato alla vaniglia, caramelle gommose, arachidi tostate e salate, patatine fritte, pop-corn;
D) Alimenti ricchi di proteine: formaggio americano (cheddar), uova in camicia, lenticchie bollite in salsa di pomodoro, fagioli al forno in salsa di pomodoro, bistecca di manzo alla griglia, pesce bianco al vapore;
E) Alimenti ricchi di carboidrati: pane bianco, pane integrale, pane di segale, riso bianco, riso integrale, pasta bianca, pasta integrale, patate bollite, patatine fritte al forno;
F) Cereali da colazione: Kellog's Cornflakes, Special K, All-Bran, muesli naturale, zuppa di avena, ed altri sconosciuti in Italia.

METODO USATO
Ciascuno dei soggetti selezionati per lo studio ha dapprima consumato una porzione di pane bianco, per confermare la sua normale tolleranza al glucosio. Il pane bianco è stato anche scelto come riferimento per lo studio, assegnandogli un punteggio insulinico IS = 100%, e contro di esso sono stati analizzati gli effetti di tutti gli altri alimenti. L'uso di un alimento di riferimento mette al riparo dagli effetti di confusione che fattori individuali nella risposta al glucosio possono causare nei risultati finali dell'esperimento.

LIVELLI DI GLUCOSIO E DI INSULINA DOPO 10 ORE DI RIPOSO NOTTURNO
Ogni soggetto ha avuto la misura del livello di glucosio e di quello di insulina dopo 10 ore di digiuno notturno, ed ha poi consumato l'alimento di test insieme a 220 ml di acqua. I soggetti sono quindi stati lasciati seduti comodamente e sono stati loro misurati i livelli di glucosio ed insulina nel sangue ad intervalli di 15 minuti per le successive 2 ore.

CALCOLO NON DI INDICE GLICEMICO (IG) MA DI PUNTEGGIO GLICEMICO (GS) ED INSULINICO (IS)
Dunque per ogni soggetto è stato calcolato il punteggio insulinico (IS) di ciascun alimento come percentuale, moltiplicando per 100 il rapporto tra il carico insulinico (area sotto la curva della risposta insulinica - integrale o AUC) generato dall'alimento in esame, e il carico insulinico generato dal pane bianco. E' stato anche calcolato similmente il punteggio glicemico (GS) dell'alimento (da notare che questa definizione non è compatibile con quella di IG: è stata usata per poter avere grandezze omogenee da confrontare).

I PRODOTTI DA FORNO E LE PROTEINE ANIMALI SCATENATORI DI PESANTE RISPOSTA INSULINICA
Nei risultati della ricerca, in media il carico insulinico era proporzionale al carico glicemico, ma con delle significative differenze tra alimenti. in particolare, i prodotti da forno e gli alimenti ricchi di proteine scatenavano risposte insuliniche sproporzionatamente alte rispetto alla glicemia.

RISULTATI NUMERICI MEDI, CON CITAZIONE DI MINIMI E MASSIMI
Ecco i risultati in termini del rapporto tra carico insulinico e carico glicemico, per classe di alimenti e con esempi di alimenti specifici:
1) Frutta in media: 124±10. Minimo (108±22) banane, massimo (166±23) arance.
2) Prodotti da forno in media: 261±56. Minimo (113±21) ciambelle, massimo (483±244) croissants.
3) Snacks in media: 191±20. Minimo (109±32) pop-corn, massimo (218±65) Mars.
4) Proteine animali in media: 585±61. Minimo (135±92) uova, massimo (1583±939) manzo.
5) Carboidrati in media: 106±8. Minimo (58±5) riso integrale, massimo (156±48) pasta bianca.
6) Cereali da colazione in media: 92±5. Minimo (74±11) zuppa di avena, massimo (118±18) muesli.

BISTECCA DI MANZO, CRACKER E CROISSANT, CIOÈ PROTEINE E GRASSI, SUL BANCO DEGLI IMPUTATI
Come si vede gli alimenti ricchi di proteine animali hanno risposta insulinica molto più alta di quella glicemica. Cioè sono in grado di far produrre al pancreas molta insulina pur non contenendo quasi carboidrati e, di conseguenza, avendo un apporto quasi nullo di glucosio! Sia i cracker che i croissant sono prodotti da forno molto ricchi di grassi, e come si vede anche questo fattore influisce sulla loro risposta insulinica, che è 3-5 volte maggiore di quella glicemica (a sua volta non trascurabile in questo caso).

FRUTTA E CEREALI INTEGRALI RIVELANO BASSA REAZIONE INSULINICA
Gli alimenti a base di cereali integrali, in generale, hanno risposta insulinica bassa e indice glicemico basso, e sono dunque da preferire nelle diete per il diabete. Anche la frutta, con una media del rapporto insulina/glucosio di 124±10, si conferma come alimento da scegliere anche nelle diete per il diabete: alcuni frutti hanno alto indice glicemico ma pochi carboidrati, e presentano in generale una risposta insulinica del tutto adeguata al carico glicemico.
Per maggiori informazioni, qui sotto il link dello studio realizzato dalle d.sse Laura Sampson Kent, Mary Franz, Jennie Brand Miller del Dipartimento di Nutrizione della Harvard School of Public Health e dal dottor Walter Willett dell’Università di Sidney, Australia. (http://bit.ly/1FRsp3C)
macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti
stampa la pagina