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lunedì 13 febbraio 2017

ECCO CHI HA DECISO LA FAME NEL MONDO: CONTROLLA IL NOSTRO CIBO E CI TRATTA COME POLLI D’ALLEVAMENTO


Articolo estratto dal libro “Liberi dal Sistema – La Guida per Cambiare il Mondo Partendo da Sè” di Enrico Caldari.

Che ci crediate o meno, il cibo è uno degli strumenti di controllo più potenti del Sistema, a livello economico e politico. C’è quindi qualcuno che ha interesse a decidere «se», «come» e «quanto» cibo farci arrivare.
È attraverso la scarsità di una risorsa che è possibile controllare chi quella risorsa fa fatica a procurarsela. E così il nostro sistema si basa sulla scarsità. Scarsità di denaro, scarsità di cibo. Il controllo della società attraverso la scarsità è un modello socio-economico-politico teorizzato da Henry Kissinger, ex consigliere del Consiglio di Sicurezza degli Stati Uniti (carica che ha ricoperto dal 1969 al 1977) e premio Nobel per la Pace nel 1973 (e bisognerebbe aprire una parentesi sui legami tra le commissioni per i premi Nobel e il Sistema stesso, dato che oltre a Kissinger, anche Obama pare ne abbia vinto uno sempre per la pace…).
Una delle frasi più celebri di Kissinger è: «Control oil, and you control nations».
Controlla il petrolio e controllerai le nazioni.
Vi dice nulla questa frase, alla luce della politica estera adottata dagli Stati Uniti?
Ma c’è una frase meno celebre, ma ancora più scioccante dello stesso Kissinger, che dice: «Control food, and you control the people».
Controlla il cibo, e controllerai le persone.
E come si può controllare il cibo? La risposta è duplice: controllando la terra e controllando i semi. Vediamo come.
Land Grabbing è il titolo di un libro scritto dal giornalista d’inchiesta Stefano Liberti che espone uno dei fenomeni più recenti della nostra economia: l’accaparramento di terre. Cosa significa accaparrarsi le terre? Vuol dire impossessarsi fisicamente di un’estensione più o meno grande di terreno, al fine di sfruttarlo per la coltivazione. Questo mercato ha cominciato a svilupparsi e crescere in modo impressionante negli ultimi anni, proprio quando il mercato finanziario stava subendo un momento di crisi e aveva bisogno di nuovi business. Il «landgrabbing» sta coinvolgendo molti investitori privati (le banche in primis!) ma anche istituzionali, tra cui addirittura alcuni Stati che hanno insufficienti terre coltivabili all’interno dei propri confini nazionali per garantire approvvigionamento alimentare a tutta la propria popolazione.
Quali terre sono soggette all’accaparramento? Di certo non quelle europee né quelle degli altri paesi già industrializzati. Le terre oggetto di questo fenomeno sono quelle dei paesi del Terzo Mondo, come quelli africani. Lì è pieno di campi da coltivare, magari attualmente occupati da qualche tribù di contadini che non hanno nemmeno un atto di proprietà per rivendicarne il possesso o il diritto a occuparli. E allora per il rappresentante istituzionale di uno stato occidentale che si presenta in giacca e cravatta diventa facile stringere un accordo commerciale con i politici dello stato africano in questione: con cifre irrisorie e in poco tempo ci si accaparra letteralmente l’esclusiva di sfruttamento di un terreno per la durata di decenni.
Volete qualche esempio?
Guardiamo il caso della Daewoo. La Daewoo è una multinazionale coreana impegnata in attività di diverso genere, tra le quali, ad esempio, la produzione di automobili e di navi e la realizzazione di prodotti elettronici e di precisione per l’industria. Nel 2008 l’azienda coreana firmò un accordo con il governo del Madagascar secondo il quale la stessa Daewoo avrebbe acquisito l’esclusiva di sfruttamento di 1,3 milioni di ettari di terra presenti nell’isola africana per i successivi 99 anni. Considerando che in Madagascar il totale delle terre coltivabili ammonta a 2,5 milioni di ettari, significa che la Daewoo si era aggiudicata la gestione di più della metà della terra coltivabile sull’isola! 
E come avrebbe dovuto utilizzare quelle terre, la Daewoo? Secondo l’accordo siglato dalle due parti, quelle terre sarebbero dovute diventare monocolture intensive di cibo e di biocarburante.
«A quale prezzo?», vi chiederete voi ora.
A meno di 3 dollari all’ettaro all’anno. Per un periodo di 99 anni!
E con quali garanzie? Solo una: quella di costruirvi anche delle infrastrutture che contribuissero al progresso tecnologico dell’isola: costruzione di porti, autostrade, impianti di irrigazione, linee elettriche, scuole, ospedali (oltre a quella di fornire chissà quali vantaggi o favori ai politici locali…).
C’è poi un secondo modo per controllare la produzione di cibo.
Infatti, se io non posso acquistare la terra di un contadino, come posso fare per controllarlo ugualmente?Controllo quello che lui coltiva!
Ogni anno il contadino deve piantare le sementi da cui far crescere cereali, verdure e ortaggi. Nell’immaginario comune, quando le sue piante avranno dato i propri frutti, l’agricoltore conserverà alcuni dei semi per poterli ripiantare l’anno successivo.
Ma come funziona oggi il mercato dei semi?
Rispecchia ancora questo schema naturale vecchio di millenni? Non più.
Oggi le aziende produttrici di sementi hanno creato piante in grado di fruttificare una sola volta. Tali piantine daranno sì frutti o verdure buone, ma i cui semi non sono fertili, perciò inutilizzabili ai fini di una nuova semina. L’anno successivo, perciò, il contadino che aveva acquistato quella determinata pianta sarà costretto a ritornare a comprare altre piantine.
E se al posto della piantina il contadino comprasse semi, la situazione sarebbe sempre di dipendenza. Quei semi produrranno per un solo anno, e poi saranno sterili.
Oggi il mercato dei semi a livello mondiale è dominato da tre società, che insieme detengono il 53% del totale del mercato: Monsanto (che da sola detiene circa il 27% del mercato), Dupont e Syngenta (quest’ultima è uno spin-off di Novartis, la multinazionale svizzera produttrice di farmaci…).
Ma da dove nasce tutto questo? Come hanno fatto queste aziende ad affermarsi e a imporre il loro mercato di semi brevettati e sterili?
Nel 1994, durante un incontro del WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, su pressione degli Stati Uniti venne fatta approvare una norma per la quale si sarebbero potuti brevettare anche gli organismi viventi. Cosa significa? Significa che, da quella data in poi, le aziende avrebbero potuto creare semi ibridi o geneticamente modificati e poi brevettarli: i loro semi, coperti da brevetto, non si sarebbero più potuti piantare senza l’autorizzazione della stessa azienda proprietaria del seme.
Da quel momento, quindi, i contadini sono stati costretti a comprare annualmente i semi da piantare. Ma c’è di più. Per ogni seme brevettato, le aziende vendono in abbinamento i propri fertilizzanti o pesticidi, senza l’uso dei quali i loro semi difficilmente potranno essere produttivi. Per intenderci, un agricoltore che decide di piantare un seme Monsanto non può usare un fertilizzante Dupont: rischia di uccidere il seme. Dovrà usare il fertilizzante Monsanto, e per farlo deve firmare un contratto assai vincolante, che lo sottopone a diversi controlli e lo obbliga a ricomprare i semi di anno in anno.
L’idea di abbinare i fertilizzanti e i pesticidi ai semi brevettati trae origine dall’azienda Monsanto. Prima degli anni 1970 la multinazionale statunitense faceva tutt’altro che sementi: produceva prodotti chimici, tra cui il famoso Agente Arancio che, durante la guerra in Vietnam, serviva a distruggere tutta la vegetazione dietro la quale i vietcong si mimetizzavano per infliggere dolorose imboscate all’esercito statunitense.
Quando poi la guerra in Vietnam giunse al termine, con la delusione di tutto il popolo statunitense per le grandi energie impiegate e le perdite subite, la Monsanto capì che il mercato bellico si era di molto ridimensionato e dovette cercarsi un altro settore per creare un nuovo business. Lo trovò nel mercato agricolo, dapprima con i fertilizzanti, e successivamente con le sementi ibride e geneticamente modificate.

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mercoledì 8 febbraio 2017

Un miliardo di malati in un colpo solo!!! (Nuovi limiti massimi per il colesterolo).

compressamente.blogspot.it
Big Pharma ha sferrato un duro attacco alla nostra integrità psico-fisica, da un giorno all’altro si è inventata che siamo quasi tutti malati e necessitiamo di cure; si tratta dell’ennesima trovata sulle malattie fittizie(vedasi malattie inventate) che mira a mantenere in un costante stato di paura la gente che purtroppo si fida ancora del sistema sanitario mondiale nonostante faccia acqua da tutte le parti, ma solo perché in effetti non gli viene mostrata nessun’altra alternativa.

Come fare? Semplice tagli a metà il valore massimo del colesterolo e tutti diventiamo malati e quindi curabili, quest'ultima è la parola chiave da tenere bene impressa.
Insomma una volta il valore era di 240 mg/dL, poi scese a 220, creando molte migliaia di malati, poi scese a 200 ed infine a 190, insomma ad ogni revisione dei valori di riferimento si creavano migliaia e migliaia di malati, inconsapevoli fino al momento delle analisi e curabili subito dopo.
Ora però non c’è più tempo da perdere l’umanità sta capendo, si sta documentando, sta dubitando, si sta svegliando è meno incline alle paure indotte quindi si è reso necessario spingere sull’acceleratore della paura e delle imposizioni quindi hanno tagliato di netto la soglia del colesterolo ritenuta salubre portandolo da 190 a 100 mg/dL, in questo modo un buon 70% di italiani si troveranno malati senza saperlo e alle prossime analisi del sangue saran dolori o meglio statine o altri farmaci molti più costosi ma efficaci come sostiene l’ANSA, qui.

Non è certo un’operazione di poco conto, ma un colpo gobbo di Big Pharma che con una sola operazione riuscirà a tenere sotto lo scacco della paura della malattia e a renderle bisognose di cure ben oltre un miliardo di persone in tutto il mondo, perché di persone che hanno stabilmente valori di colesterolemia tra 70 e 100 mg/dL ce ne sono davvero poche, tutte le altre devono sapere che stanno male, anzi a dirla tutta stavano già male prima ma i capoccioni solo adesso hanno compreso che la gente stava male con i vecchi parametri; non si capisce come abbiano fatto a vivere lo stesso, certo che hanno rischiato parecchio eh!!! Adesso però non ci sono più problemi perché praticamente siamo tutti malati e quindi ci cureranno!
Basterà questo amorevole accorgimento a farci stare bene?

Adesso voglio proprio vedere gli scettici che sostengono a piè spinto la medicina tradizionale ed il sistema in ogni sua forma cosa faranno… aha aha ah… da domani statine per tutti… evviva!!!

Ora giusto per intenderci e parlare veramente di salute volevo dire due parole sul colesterolo: come tutte le altre malattie, non è quel diavolo che dicono, ma al contrario potete iniziare vederlo come un piccolo angioletto che viene generato dal nostro organismo in risposta ad un particolare vissuto biologico.
Per farla facile sappiate che lo stile di vita odierno stracolmo com’è di stress genera colesterolo nel sangue, non quello che mangiamo, questo colesterolo essenzialmente, ma non solo, va a risanare i vasi sanguigni interessati da lisi(lacerazioni, ulcere) il cui senso biologico è quello di allargare il condotto per un maggior apporto di sangue(ossigeno) verso i tessuti interessati dal conflitto biologico; insomma quando un organo richiede molto più ossigeno della norma per far fronte ad un particolare tipo di stress il corpo risponde allargando i vasi sanguigni per dare il maggior apporto possibile di ossigeno poi, al termine dell’emergenza, ripristina la normalità utilizzando anche il colesterolo.

Conoscete qualcuno che non è affetto da una qualche forma di stress? Pochi vero? Saranno quelli che forse rientreranno nei parametri della salute imposti da mamma sanità, ma non è tutto qui, il problema maggiore è la miracolosa curache farmacologicamente andrà a bloccare la produzione di colesterolo lasciando i nostri vasi sanguigni lacerati e fragili con tutti i rischi che ne possono derivare.


Cerchiamo di comprendere che:
“la vera salute è armonia con se stessi e con ciò che ci circonda, solo questo, ma pur essendo una questione vitale l’avanzatissima medicina moderna la considera alla stregua di un semplice e blando rimedio ai mali dell’uomo e questo ha portato a risultati devastanti.
L’ignobile insensibilità della medicina moderna verso il vero benessere delle persone dovrebbe far comprendere a tutti che il suo scopo è un altro… 

Si può vivere bene senza le angherie di mamma sanità, pronta a medicalizzare ogni nostra più piccola reazione/percezione al malsano ambiente in cui viviamo basta tenersi informati sulla vera salute, ricercando quelle notizie che ci consentono di comprendere bene cosa ci accade e di non aver più a temere la malattia, tutte le altre sono strumentali al sistema basato sulla paura e sull’ignoranza.

So di averlo detto fin troppe volte, ma considerato che in giro vedo solo sofferenza e mancanza di volontà nel cambiamento mi ripeto ancora: approfittate di questo momento pieno di nuova energia per dedicare del tempo per comprendervi nel profondo e ricercare un barlume di serenità, la serenità, la gioia, l’amore, la spensieratezza sono la vera salute e la vera vita, il resto è solo una lotta per raggiungere tali stati della coscienza, una lotta per sopravvivere.
La salute dipende solo e soltanto da noi.”


Queste mie parole potrebbero apparire come un personale accanimento verso questa o quella determinata cura che nella sua funzione di base dovrebbe aiutarci a affrontare e superare la malattia, invece, potete verificare personalmente, limitandoci ora solo alla questione colesterolemia, che dal punto di vista scientifico l’alto(?) tasso non costituisce malattia né comporta altri rischi o meglio i rischi dichiarati sono stati ampiamente smentiti da innumerevoli studi e ricerche che chiaramente non vengono applicati per mere questioni di profitto(enormi profitti). Per quanto mi riguarda questi studi neanche servivano atteso che la salute bisogna percepirla individualmente non tramite esami diagnostici i quali risultano utili solo a quantificare l’entità del processo biologico in corso e aiutare a scegliere il miglior percorso di guarigione.

Per concludere è doveroso segnalare che, come da prassi del sistema, oggi si abbassano i limiti, un domani si imporranno le cure per mali naturalmente inesistenti…capito???
Questa è la nostra amata sanità, avvelenare, ops scusate volevo dire curare, tutti, indistintamente.


Per approfondimenti vi rimando a questo interessante articolo sul tema di Mauro Sartorio Nuove soglie del colesterolo in drastico abbassamento (-47%)… del quale riporto alcuni significativi stralci:

"30 anni di esortazioni ufficiali da parte delle istituzioni sanitarie, che hanno invitato le persone ad adottare diete a basso contenuto di grassi per ridurre il colesterolo, stanno avendo conseguenze disastrose", dice un rapporto del National Obesity Forum e del Public Health Collaboration britannico. Fonte: The Telegraph
E ancora: "il rapporto sostiene anche che i grassi saturi non abbiano alcuna correlazione causale con i disturbi cardiaci, anzi, addirittura sostiene che prodotti ricchi di grassi come latticini, formaggi e yogurt possono prevenirli". 

"Alimentazione ed esercizio fisico, spiegano gli esperti, sono il primo intervento per abbassare il colesterolo "cattivo". In seconda battuta le statine restano una soluzione efficace per molti, mentre per i casi più difficili, a cominciare da chi ha una ipercolesterolemia familiare, un difetto genetico cioè che alza i valori fin dalla nascita, sono in arrivo gli anticorpi anti PCSK9, farmaci molto costosi ma dalle grandi potenzialità".
D'altronde abbiamo già appurato quanto la tecnologia stia costruendo, ipso facto, "malattie" nuove che non avrebbero in effetti rilevanza clinica: "tutto ciò che è misurabile o manipolabile tende inevitabilmente a diventare malattia (es. ipertensione e colesterolemia non sarebbero rilevanti da un punto di vista clinico se non fosse possibile misurarle o manipolarle).  Di conseguenza, l’espansione della tecnologia estende enormemente, nel bene e nel male, la nostra idea di malattia." Fonte: rivista Evidence 2015;7(7): e1000116 doi: 10.4470/E1000116
MANGIARE GRASSI SATURI E COLESTEROLO NON FA MALE
È risaputo che solo il 10% del colesterolo nell'organismo viene fornito con l'alimentazione, mentre il 90% è endogeno, cioè prodotto dal corpo stesso. 
Nella prospettiva delle 5LB appare chiaro che esso sia un effetto sensato di un processo biologico, e non una causa.

Marcello Salas

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·       [Malattie inventate]

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martedì 8 marzo 2016

OLIO DI PALMA – E’ iniziata la pubblicità su tv e giornali non fatevi ingannare

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E’ L’OLIO VEGETALE PIU’ USATO AL MONDO, non solo nei prodotti alimentari, ma anche nel settore cosmetico, energetico, farmaceutico e persino nella produzione di mangimi. I suoi danni non sono solo alla salute ma anche al pianeta, ed è per questo che sempre meno persone ed aziende scelgono di evitarlo. Ma i produttori corrono ai ripari. Gli spot dell’olio di palma sulle reti televisive Rai e Mediaset sono iniziati il 28 febbraio 2016 e proseguiranno per tre settimane. Il budget rimane una notizia riservata ma deve ammontare a qualche milione di euro, visto che il programma prevede anche due settimane di inserzioni a tutta pagina sui giornali e altre tre settimane di banner in rete. I finanziatori sono tutte le aziende e associazioni che producono schifezze, ovvero cibi industriali che non hanno nulla di buono tranne che per le tasche di chi li produce, e sono: Ferrero, Unilever, Nestlé e Unigrà, Aidepi, Assitol (Associazione italiana dell’industria olearia che raggruppa le principali aziende del settore che producono olio extravergine di oliva, olio di semi e margarine), Associazioni Prodotti e Preparazioni alimentari aderenti ad Aiipa (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari).
PERCHE’ FA MALE. Sotto accusa nel caso dell’olio di palma è un acido grasso saturo denominato acido palmitico che aumenta i livelli del colesterolo ed innalzana i rischi di coronopatia, secondo quanto rilevato da oltre 50 studi scientifici pubblicati nel 2014 su The American Journal of Clinical Nutrition. Uno studio pubblicato su Lipids nel 2014 si dimostra il legame tra olio di palma e incremento di sostanze infiammatorie circolanti nel sangue favorendo l’infiammazione cronica che porta allo sviluppo di varie patologie come le cardiovascolari, l’aterosclerosi, il diabete e anche alcuni tumori. La coltivazione dell’olio di palma sta distruggendo le foreste pluviali del sud-est asiatico, provocando incendi che durano mesi, facendo scomparire decine di migliaia di ettari di foresta, costringendo all’evacuazione migliaia di persone e determinando la morte degli oranghi.PERCHE’ ALLORA VIENE USATO? Perché è conveniente per le aziende sia economicamente che a livello produttivo. La coltivazione della palma rende moltissimo, per cui il raccolto su una certa superficie di terreno dà molto più olio rispetto ad esempio alla soia o al girasole che richiederebbero più spazio. Inoltre è un grasso solido come il burro e quindi rende gli alimenti cremosi e permette anche di conservarli più a lungo.

COME RICONOSCERLO
Indicare la sua presenza all’interno dell’elenco degli ingredienti riportati sulle confezioni dei prodotti alimentari non è obbligatorio, infatti se trovi scritto “olio vegetale” è quasi al 100% olio di palma. Infatti siccome le aziende sanno che i consumatori stanno venendo a conoscenza del pericolo, preferiscono mascherarlo. Si trova principalmente nei prodotti da forno come biscotti, pane confezionato, cracker, grissini e fette biscottate (convenzionali, ma spesso purtroppo anche “biologiche”), ma anche di creme dolci spalmabili, patatine fritte e snack salati e condimenti. I problemi della salute sono stati evidenziati anche dall’Istituto Superiore di Sanità che in un documento del 26 febbraio 2016 indica un eccesso di assunzione di acidi grassi saturi nei bambini (+49%) dovuto in misura rilevante all’uso generalizzato del palma. E’ stato osservato che per superare il limite giornaliero di olio di palma basta mangiare più di 4 biscotti (e considerato che ormai è non solo nei dolci è facilmente superabile). Evitare l’olio di palma non rappresenta unicamente una questione di salvaguardia della salute, ma anche di rispetto dell’ambiente e del pianeta. La produzione di olio di palma è infatti causa di deforestazione e di distruzione degli habitat naturali degli animali che popolano le foreste di luoghi come Indonesia, Malesia, Uganda e Costa d’Avorio e della sottrazione alle popolazioni native di territori da esse abitati da sempre.
Redatto da Pjmanc: www.ilfattaccio.org tratto da sapereeundovere.com

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