lunedì 13 aprile 2015

Psicosomatica: “Il cervello vi ammala e vi guarisce” Dr. Soresi

“Vi racconto come il pensiero può farvi ammalare o guarire”

di Stefano Lorenzetto
Enzo Soresi, tisiologo, anatomopatologo, oncologo, già primario di pneumologia al Niguarda di Milano. Nel libro “Il cervello anarchico” racconta casi di persone uccise dallo stress o salvate dallo choc carismatico della fede
ENZO-SORESI
Dopo una vita passata a dissezionare cadaveri, a curare tumori polmonari, a combattere tubercolosi, bronchiti croniche, asme, danni da fumo, il professor Enzo Soresi, 70 anni, tisiologo, anatomopatologo e oncologo, primario emerito di pneumologia al Niguarda di Milano, ha finalmente individuato con certezza l’epicentro di tutte le malattie: il cervello. Negli ultimi dieci anni, cioè da quando ha lasciato l’ospedale per dedicarsi alla libera professione e tuffarsi con l’entusiasmo del neofita negli studi di neurobiologia, ha maturato la convinzione che sia proprio qui, nell’encefalo, l’interruttore in grado di accendere e spegnere le patologie non solo psichiche ma anche fisiche.
C’era già arrivato per intuizione il filosofo ateniese Antifonte, avversario di Socrate, nel V secolo avanti Cristo: «In tutti gli uomini è la mente che dirige il corpo verso la salute o verso la malattia, come verso tutto il resto». Soresi c’è arrivato dopo aver visto gente ammalarsi o guarire con la sola forza del pensiero. Primo caso: «Ho in cura una signora di Milano il cui marito, integerrimo commercialista, la sera andava a bucare le gomme delle auto. Per il dispiacere s’è ammalata di tubercolosi. Io lo chiamo danno biologico primario». Secondo caso: «Un agricoltore sessantenne con melanoma metastatico incontrò Madre Teresa di Calcutta, ricevette in dono un’immaginetta sacra e guarì. Io lo chiamo shock carismatico». Il professore ha dato una spiegazione scientifica al miracolo: «Il melanoma è un tumore che viene identificato dagli anticorpi dell’organismo, tant’è vero che si sta studiando da 30 anni un vaccino specifico. Non riusciamo a controllarlo solo perché l’antigene tumorale è talmente aggressivo da paralizzare il sistema immunitario. Nel caso del contadino ha funzionato una combinazione di fattori: aspettativa fideistica, strutture cerebrali arcaiche, Madre Teresa, consegna del santino. Risultato: il suo organismo ha sprigionato fiumi di interferoni e interleuchine che hanno attivato gli anticorpi e fatto fuori il cancro».
Come Soresi illustra nel libro Il cervello anarchico (Utet), già ristampato quattro volte, la nostra salute dipende da un network formato da sistema endocrino, sistema immunitario e sistema nervoso centrale. «Il secondo ci difende e ci organizza la vita. Di più: ci tollera. L’organo-mito è il linfocita, un particolare tipo di globulo bianco che risponde agli attacchi dei virus creando anticorpi. Abbiamo 40 miliardi di linfociti. Quando si attivano, producono ormoni cerebrali. Questa si chiama Pnei, psiconeuroendocrinoimmunologia, una nuova grande scienza, trascurata dalla medicina perché nessuno è in grado di quantificare quanti neurotrasmettitori vengano liberati da un’emozione. Io e lei siamo due esperimenti biologici che datano 4 miliardi di anni. Io sono più riuscito di lei. Perciò nego la vecchiaia. Non c’è limite alla plasticità cerebrale, non c’è limite alla neurogenesi. Esiste un flusso continuo di cellule staminali prodotte dal cervello: chi non le utilizza, le perde. Le premesse della longevità sono due: camminare 40 minuti tre volte la settimana – altrimenti si blocca il ricambio delle cellule e non si libera un fattore di accrescimento, il Bdnf, che nutre il cervello – e studiare».
Secondo il medico-scrittore, è questa la strada per allungare la vita di 10 anni. «Quando ci impegniamo a leggere o a compilare le parole crociate, le staminali vengono catturate dalla zona dell’encefalo interessata a queste attività. Se io oggi sottopongo la sua testa a una scintigrafia e poi lei si mette a studiare il cinese, fra tre anni in un’altra scintigrafia vedrò le nuove mappe cerebrali che si sono create per immagazzinare questa lingua. Prenda i tassisti di Londra: hanno un ippocampo più grande perché mettono in memoria la carta topografica di una città che si estende per 6 miglia».
Il professor Soresi è cresciuto in mezzo alle lastre: suo padre Gino, tisiologo, combatteva la Tbc nel sanatorio Vialba di Milano, oggi ospedale Sacco. Si considera un tuttologo, al massimo un buon internista, che ha scoperto l’importanza della neurobiologia studiando il microcitoma. «È un tumore polmonare che ha la caratteristica di esordire con sindromi paraneoplastiche, cioè con malattie che non c’entrano nulla col cancro: artrite reumatoide, tiroidite autoimmune, sclerodermia, reumatismo articolare. È una neoplasia che nel 100% dei casi scompare con quattro cicli di chemioterapia. Eppure uccide lo stesso nel giro di sei mesi. Era diventato la mia ossessione: non riuscire a guarire una cosa che sparisce».
Com’è possibile?
«Ci ho scritto 100 lavori scientifici e ci ho messo 30 anni a capirlo: perché il microcitoma ha una struttura neuroendocrina. La massa nel polmone scompare, ma si espande con metastasi ovunque. Ne ho concluso che la medicina non è una vera scienza. Tuttalpiù una scienza in progress».
Diciamo una scienza inesatta.
«L’ho provato sulla mia pelle nel 1950. Ero basso di statura, come adesso, e mio padre si preoccupava. Eppure le premesse genetiche c’erano tutte: lui piccolo, mia madre piccola. Mi portò dal mitico professor Nicola Pende, endocrinologo che aveva pubblicato sei volumi sul timo come organo chiave dell’accrescimento. Pende mi visitò, mi palpò i testicoli e concluse: “Questo bambino ha il timo iperplastico, troppo grosso. Bisogna irradiarlo”. Se mio padre avesse seguito quel consiglio, sarei morto. Questa è la medicina, ragazzi, non illudiamoci».
Torniamo al cervello.
«Sto aspettando di diventare nonno. Il tubo neurale della mia nipotina ha cominciato a svilupparsi dal secondo mese di gravidanza. Alla nascita il cervello non sarà ancora programmato, bensì in fase evolutiva. L’interazione con l’ambiente lo strutturerà. Ora facciamo l’ipotesi che un neonato abbia la cataratta: se non viene operato entro tre mesi, i neuroni specifici della vista non si attivano e quel bimbo non vedrà bene per il resto della vita. Oppure poniamo che la madre sia ansiosa e stressata, il padre ubriacone e manesco: lei capisce bene che i segnali ricevuti dal neonato sono ben diversi da quelli che sarebbero auspicabili. E questo vale fino al terzo anno di vita, quando nasce il linguaggio, che attiva la coscienza del sé, e la persona assume una sua identità. Di questi primi tre anni d’inconsapevolezza non sappiamo nulla, è una memoria implicita, un mondo sommerso al quale nessuno ha accesso, neanche l’interessato, neppure con la psicoanalisi. Ma sono i tre anni che ci fanno muovere».
Allora non è vero che si può «entrare» nel cervello.
«Ai tempi in cui facevo le autopsie, aprivo il cranio e manco sapevo a che cosa servissero i lobi frontali. Li chiamavamo lobi silenti, proprio perché ne ignoravamo la funzione. Molti anni dopo s’è scoperto che sono la sede dell’etica, i direttori d’orchestra di ogni nostra azione».
E graziaddio avete smesso con le lobotomie.
«A quel punto sono addirittura arrivato a fare le diagnosi a distanza. Se mi telefonavano dalla clinica dicendo che un paziente con un tumore polmonare s’era messo d’improvviso a urlare frasi sconce o aveva tentato di violentare la caposala, capivo, dalla perdita del senso etico, che era subentrata una metastasi al lobo frontale destro».
Ippocrate aveva definito il cervello come una ghiandola mammaria.
«Aveva còlto la funzione secretiva di un organo endocrino che non produce solo i neurotrasmettitori cerebrali – la serotonina, la dopamina, le endorfine – ma anche le citochine, cioè la chiave di volta dei tre sistemi che formano il network della vita. Lei sa che cosa sono le citochine?».
Sì e no.
«Sono 4 interferoni, che aiutano le cellule a resistere agli attacchi di virus, batteri, tumori e parassiti, e 39 interleuchine, ognuna con una funzione specifica. Se sono allegro e creativo libero citochine che mi fanno bene, se sono arrabbiato e abulico mi bombardo di citochine flogogene, che producono processi infiammatori. Ecco perché il futuro della medicina è tutto nel cervello. Le faccio un esempio di come il cervello da solo può curare una patologia?».
La ascolto.
«Avevo un paziente affetto da asma, ossessivo nel riferire i sintomi. Più gli davo terapie, più peggiorava. Torna dopo tre mesi: “Sono guarito”. Gli dico: senta, non abbassi la guardia, perché dall’asma non si guarisce. “No, no”, risponde lui, “avevo il malocchio e una fattucchiera del mio paese me l’ha tolto infilandomi gli spilloni nel materasso”. La manderei da un esperto in malocchi, replico io. E riesco a spedirlo dallo psichiatra Tullio Gasperoni. Il quale accerta che il paziente era in delirio psicotico. Conclusione: da delirante stava bene, da presunto normale gli tornava l’asma».
Effetto placebo degli spilloni.
«Paragonabile a quello dei finti farmaci. L’effetto placebo arriva a rispondere fino al 60% nel far scomparire un sintomo. Noi medici non possiamo sfruttarlo, altrimenti diventerebbe un inganno. Ma esiste anche l’effetto nocebo».
Esemplifichi.
«Donna di altissimo livello culturale, fumatrice accanita. Il marito, un imprenditore fratello di un noto politico, la tradiva sfrontatamente con una giovane amante. Quando la informai che aveva un tumore polmonare, mi raggelò: “Non m’interessa. L’importante è che lo dica a mio marito”. Cosa che feci, anche in maniera piuttosto teatrale. Lui scoppiò a piangere, lei sfoderò un sorriso trionfale. È evidente che due anni di stress violento avevano provocato nella donna un abbassamento delle difese immunitarie. Almeno morì contenta, sei mesi dopo. Vuole un altro esempio? Una cara amica con bronchiettasie bilaterali. Antibiotici su antibiotici. Qual era il movente? Non andava più d’accordo col marito. Per due anni non la vedo. La cerco al telefono: “Enzo, mi sono separata, vado in chiesa tutte le mattine, sto bene”. L’assetto psichico stabilizzato le ha consentito di ritrovare la salute. Continuo?».
Prego.
«Colf di 55 anni, origine salernitana, tradizionalista. Mai un giorno di malattia. La figlia le dice: “Vado in Inghilterra a fare la cameriera”. Stress di 10 giorni, ginocchio gonfio così. La lastra evidenzia un’artrosi della tibia: non s’era mai attivata, ma al momento del disagio mentale è esplosa. C’è voluto un intervento chirurgico».
Nel libro Il cervello anarchico lei riferisce di sogni premonitori.
«Sì. Viene da me uno psichiatra milanese, forte fumatore, con dolori scheletrici bestiali. Mi racconta d’aver sognato la sua tomba con la data della morte sulla lapide. Lastra e Tac negative. Era un tumore polmonare occulto, con metastasi ossee diffuse. Morì esattamente nel giorno che aveva sognato. Del resto lo psicoanalista Carl Gustav Jung mentre dormiva avvertì un forte colpo alla nuca, dopodiché gli apparve in sogno un amico che gli disse: “Mi sono sparato. Ho lasciato il testamento nel secondo scaffale della libreria”. L’indomani andò a casa dell’amico: s’era suicidato e la busta era nel posto indicato».
I miracoli secondo lei che cosa sono? Eventi soprannaturali o costruzioni del cervello?
«Io sono per un pensiero laico. Credo nella forza della parola. Se noi due ci parliamo, piano piano modifichiamo il nostro assetto biologico, perché la parola è un farmaco, la relazione è un farmaco. Di sicuro credere fa bene. Un gioielliere milanese mi portò la madre, colpita da metastasi epatiche. Potei prescriverle soltanto la morfina per attenuare il dolore. La compagna brasiliana di quest’uomo si chiama Maria di Lourdes e ha una sorella monaca in una congregazione religiosa che nella foresta amazzonica prega a distanza per le guarigioni. Maria di Lourdes telefonò al suo uomo dal Brasile: “Di’ alla mamma che le suore pregheranno per lei all’ora X del giorno X”. Da quel preciso istante la paziente oncologica, che prima urlava per il dolore, non soffrì più».
Come si mantiene in buona salute il cervello?
«Ho un cugino architetto, mio coetaneo, che sembrava un rottame. S’è iscritto all’università della terza età, ha preso passione per la lingua egiziana, tutti i giorni sta cinque ore davanti al computer, ha già tradotto quattro libri in italiano dall’egiziano. È ringiovanito, ha cambiato faccia».
Sappiamo tutto del cervello?
«Nooo! Sul piano anatomico e biologico sappiamo intorno al 70%. Ma sulla coscienza? Qui si apre il mondo. Lei calcoli che ogni anno vengono pubblicati 25.000 lavori scientifici di neurobiologia».
Allora come fa una legge dello Stato a dichiarare morto un organo che per il 30% ci è ignoto e della cui coscienza sappiamo poco, forse nulla?
«Siccome si muove per stimoli elettrici, nel momento in cui l’elettroencefalogramma risulta muto significa che il cervello non è più attivo».
Ma lei che cosa pensa della morte cerebrale?
«Mi fermo… Però ha ragione, ha ragione lei a essere così attento alla dichiarazione di morte. Nello stesso tempo c’è un momento in cui comunque bisogna dichiarare la morte di un individuo dal punto di vista biologico».
Prima del 1975 dichiaravate la morte quando il cuore si fermava, l’alito non appannava più lo specchio, il corpo s’irrigidiva.
«Eh, lo so… La morte cerebrale consente di recuperare gli organi per i trapianti».
Ha mai sperimentato su di sé disagi psichici che hanno influenzato il suo stato di salute?
«Nel 1971 ho sofferto moltissimo per la morte di mia moglie Marisa, uccisa da un linfogranuloma a 33 anni. Devo tutto a lei. Era una pittrice figurativa che andò a studiare negli Stati Uniti appena sedicenne e indossava i jeans quando a Milano non si sapeva manco che esistessero. La malattia cambiò la sua arte. Cominciò a dipingere corpi sfilacciati, cuori gettati sopra le montagne. Fu irradiata in maniera scorretta da un grande radioterapista dell’epoca, per cui nell’ultimo anno di vita rimase paralizzata. Nostro figlio Nicolò, nato nel 1968, l’ho cresciuto io. Marisa mi ha lasciato un modello perfetto: un bambino che riesce a sopportare persino la perdita più straziante solo perché la mamma ha saputo far sviluppare armonicamente il suo cervello nei primi tre anni di vita».
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it
FONTE: ILGIORNALE

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mercoledì 8 aprile 2015

FALSITA’ della SCIENZA MEDICA UFFICIALE

False ricerche per danneggiare il pubblico e sfruttarlo ben bene: negli ultimi 4 anni (dal 1996) sono stati individuati 80 casi di ricerca scientifica fraudolenta di cui 30 sono stati indagati solo quest’anno negli USA !!!
In alcuni casi le istituzioni hanno insabbiato la cosa per non perdere la reputazione !!!!
Il Servizio Sanitario della Università Statunitense della Peensylvania  (http://www.med.upenn.edu/) è sovvenzionato dall’industria dell’anti-Cancro es. la Siemens, Zeneca, Glaxo, Rhone Poulenc, Upjohn ecc.. “Le alleanze con l’industria sono determinanti per la nostra sicurezza finanziaria”, afferma un dirigente ed ha proseguito dicendo che: “ieri un comitato di redattori medici ha detto che i medici inventano risultati di ricerche per vincere sovvenzioni e fare carriera  e che le istituzioni mediche non proteggono il pubblico dalla minaccia di queste frodi scientifiche”.
John Le Carrè afferma: “la grande industria sta spendendo una fortuna per sedurre la professione medica mondiale e fra pochi anni sarà difficile trovare una opinione che non sia stata comprata ” !
Charles Mathe, specialista francese del cancro afferma: “ Se avessi il cancro, non andrei mai in un centro ti trattamenti standard per il cancro. Le vittime del cancro che vivono lontano da tali centri hanno una possibilità di farcela”.
Paul Winter del The Cancer afferma: “ I medici sono troppo occupati per addentrarsi  nelle statistiche dei trattamenti del cancro, dando per scontato che il miglior trattamento sia quello che hanno imparato all’università o quello mostrato nelle pagine dei giornali informativi.
Non possono permettersi di sospettare che quei trattamenti vadano bene solo per le industrie farmaceutiche, che influenzano le istituzioni dell’istruzione superiore “ !
Lee Cowden, medico : “Per le istituzioni mediche che hanno a che fare con il cancro, un paziente di tumore è un centro di profitto. Le effettive prove cliniche e scientifiche non convalidano le asserzioni dell’industria per il cancro. I trattamenti convenzionali sono diventati legge perché pagano meglio, non perché guariscono meglio. Decenni di politica di questo tipo vi hanno impedito di conoscere tali fatti e continueranno a farlo a meno che apriate gli occhi su questa realtà”.
Linus Pauling (http://www.cforyourself.cpm/) afferma: “Non fatevi fuorviare dalle autorità mediche o dai politici. Scoprite  i fatti e decidete per conto vostro come vivere una vita felice e lavorare per un mondo migliore”.
Che queste industrie del cancro siano diventate  incredibilmente opulente con il loro approccio del tipo “chemio terapia fino al crollo” è un fatto che esse non possono negare……
Pauling ha ragione quando dice: “siamo seriamente stati fuorviati” ….
Perciò non sentiremo mai parlare dei successi dei trattamenti naturali, anzi, sono in via di costituzione norme legislative che faranno da cornice alla messa al bando dei trattamenti naturali efficaci, solo perché i loro successi contrastano con i fortissimi interessi in gioco delle industrie farmaceutiche e di quelle del cancro !
Altri siti consigliati:
La chemioterapia non serve al polmone - Tratto da L'Espresso - 07 dicembre 2000
Non serve la chemioterapia dopo l'intervento di rimozione di un tumore al polmone. Finora la si è fatta,  convinti di ridurre in questo modo le ricadute. Ma un megastudio pubblicato dal "New England Journal of
Medicine
" ha dimostrato che …..”la chemioterapia o non sposta in avanti la sopravvivenza. Anzi peggiora la vita, provocando polmoniti, anemie, esofagiti, oltre a nausea e vomito. Finora la si è fatta convinti di ridurre in questo modo le ricadute...".
Convinti da chi ? Dalle industrie farmaceutiche ? Dal principio di autorità ? Dove sono le prove scientifiche sull'efficacia della chemioterapia che hanno consentito l'inutile avvelenamento di milioni di persone in questi decenni ? Chi pagherà ?……..come sempre nessuno
Gli Stati Uniti reprimono ricerca contro il cancro
Tratto da Nexus ed. italiana n.34, "Progetto censura, le notizie più ignorate d'america" Corporate media coverage: AP e UPI news wires, 29 febbraio 2000 "Pot Shrinks Tumors; Government Knew in '74", Alternet, 31 maggio 2000, - http://www.alternet.org/                                                                                                             (Visita la nostra pagina - ► Medic Bunker La Verità◄ - per ulteriori foto e notizie)



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sabato 4 aprile 2015

L’alluminio nel suolo danneggia le colture


Una recente ricerca conferma – lo denunciamo da anni - che i suoli sono contaminati dall’alluminio. Non è l’alluminio di origine geologica, a differenza di quanto affermato dalla disinformazione, ma quello derivante dalla geoingegneria clandestina. Davvero sbalorditivo e, al tempo stesso, vergognoso il “rimedio” suggerito dagli “esperti”, ossia coltivare piante in grado di resistere a questo metallo, sì magari transgeniche, secondo il solito, collaudato schema problema-reazione-risoluzione.



Negli ultimi quarant’anni anni un terzo dei terreni coltivabili di tutto il mondo è stato perso perché non produceva più. Uno degli elementi maggiormente responsabili di questo processo è l’alluminio che costituisce un problema in particolare per i suoli acidi: circa il 40% dei terreni agricoli del mondo. In questi suoli, i minerali si dissolvono e rilasciano in soluzione il metallo, che poi limita la crescita delle piante. Nonostante gli effetti dell’alluminio fossero noti sin dai primi del Novecento, le ragioni alla base della sua tossicità non sono mai state comprese fino in fondo.

Grazie ad una combinazione di tecniche e all’uso del microscopio TwinMic, che usa la luce di sincrotrone di Elettra, l’équipe di ricerca di Elettra Sincrotrone Trieste in AREA Science Park, ha ‘fotografato’ per la prima volta le modalità d’accumulo dell’alluminio nelle radici dei semi di soia, in funzione dei tempi di esposizione.

Lo studio ha dimostrato che le conseguenze tossiche dell’alluminio sono estremamente rapide, manifestandosi già a partire dai primi cinque minuti di esposizione al metallo e sono dovuti a un’inibizione diretta dell’allungamento di determinate cellule situate all’apice della radice e direttamente responsabili della sua crescita.

“Impiegando TwinMic e la tecnica della fluorescenza ai raggi X – commenta Alessandra Gianoncelli, ricercatrice di Elettra – siamo riusciti ad ottenere una serie di mappe chimiche che hanno evidenziato come l’alluminio si concentri nelle pareti di queste cellule, impedendone l’allentamento e l’allungamento necessari. In questo modo le radici non possono crescere e la pianta non potrà accedere all’acqua ed ai nutrienti necessari per portare a termine il ciclo riproduttivo. L’effetto è già chiaramente visibile in pochi minuti, ma, anche lasciando passare 24 ore, le cellule in cui l’alluminio si è concentrato sono sempre quelle collocate nella stessa zona della radice”.

“Questo studio – precisa Peter Kopittke dell’Università australiana del Queensland, primo autore della pubblicazione – è una chiave importante per la corretta costruzione di strategie atte a contrastare la perdita dei suoli agricoli. Una possibile soluzione per tutelare la produzione agricola passa, infatti, attraverso la produzione di colture più resistenti all’alluminio (sic!!!). A questo scopo la conoscenza dei meccanismi d’accumulo e d’azione del metallo, a livello cellulare e subcellulare, è di fondamentale importanza”.

La ricerca, pubblicata sulla rivista “Plant physiology”, ha visto la collaborazione di Università del Queensland (Australia), Università dell’Australia del Sud, Università di Oxford ed Elettra Sincrotrone Trieste in AREA Science Park.

Fontegreenplanner 
http://www.tankerenemy.com/2015/04/lalluminio-nel-suolo-danneggia-le.html#.VR1Ub_bFpKI.twitter

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Sanremo: Il meteorologo sanremese Achille Pennellatore investe un'anziana donna


1 aprile 2015. Un’auto, guidata da Achille Pennellatore, il direttore del centro meteorologico "Meteocoast Portosole", ha travolto una donna di 85 anni che stava attraversando in prossimità di una curva e lontano dalle strisce pedonali. Sul posto è intervenuta prontamente un’ambulanza della Croce Rossa: i sanitari hanno tentato di rianimare sul posto l’anziana, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare.

La donna è spirata dopo circa una mezz’ora di manovre di emergenza per stabilizzare le sue condizioni.

Pennellatore, ascoltato dalle forze dell’ordine intervenute, ha dichiarato di non essere riuscito ad evitare l’impatto, perché, al momento di poercorrere la curva, è rimasto abbagliato dal sole che stava spuntando proprio davanti alla vettura.

Fonteilsecoloxix

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Muos: i Carabinieri sequestrano la base Usa, isterici i comandi militari statunitensi (e anche il governo italiano)

 La procura di Caltagirone ha ordinato il sequestro dell'impianto satellitare Usa Muos nella riserva di Niscemi. Il provvedimento fa seguito alla decisione del Tar di Palermo che aveva accolto i ricorsi dei No-Muos contro la prosecuzione dei lavori di realizzazione dell'impianto
di telecomunicazioni nella base americana. Proprio in questi minuti i carabinieri e la polizia municipale stanno apponendo i sigilli al cantiere. La decisione, inaspettata e dagli effetti rivoluzionari, è stata presa dal Gip su richiesta del procuratore capo di Caltagirone Giuseppe Verzera che spiega a MeridioNews: «La sentenza del Tar ha annullato i provvedimenti autorizzativi, cambiando radicalmente la situazione. Quindi ho ritenuto assolutamente fondato chiedere il sequestro preventivo che il gip ha confermato». Verzera ricorda che un sequestro già c'era stato in passato. «Il mio predecessore (Paolo Giordano ndr) aveva ottenuto il sequestro, poi annullato dal tribunale delle Libertà, decisione confermata infine dalla Cassazione. Ma adesso questa situazione cambia completamente con la sentenza del Tar». Il riferimento del procuratore capo è a quanto successo il 6 ottobre del 2012, in concomitanza con una grande manifestazione nazionale. L'entusiasmo degli attivisti quella volta, però, era stato spento qualche settimana dopo con il dissequestro. Stavolta le conseguenze potrebbero essere rivoluzionarie. A cominciare dai risvolti politici della decisione. Paura delle pressioni? «Non ci penso - risponde il procuratore - ho fatto solo il mio dovere». Il provvedimento è stato già notificato al comandante del contingente militare statunitense presente nella base di Sigonella. Il provvedimento di oggi affonda le basi nella sentenza del tribunale amministrativo di Palermo che ha accolto i ricorsi del movimento No Muos, presentati dai legali Nello Papandrea, Paola Ottaviano e Nicola Giudice. In sedici pagine i giudici smontano tutti i presupposti su cui si è basata la realizzazione del Muos nella base statunitense di Niscemi. Secondo il Tar i lavori per l'impianto satellitare di comunicazioni militari sono «abusivi», perché privi delle necessarie autorizzazioni paesaggistiche e «viziati da difetto di istruttoria». Anche sul piano dei rischi per la salute causati dalle onde elettromagnetiche, il Tar si esprime, seppur indirettamente, facendo propria la relazione del perito Marcello D'Amore, ingegnere e docente all'università La Sapienza di Roma, dallo stesso Tar nominato. «Lo studio dell'Istituto superiore di sanità si è basato su procedure di calcolo semplificate che non forniscono accettabili indicazioni nell’ottica del caso peggiore». Di conseguenza, il provvedimento della Regione Sicilia - la cosiddetta revoca delle revoche basata proprio sulla relazione dell'Iss - che ha sostanzialmente dato il via libera all'ultimazione del Muos, «è contrassegnata da contraddittorietà fra atti, erroneità dei presupposti e difetto di motivazione». A seguito della sentenza del Tar, l'associazione Rita Atria, tramite il suo legale Goffredo D'Antona, aveva chiesto il sequestro alla procura di Caltagirone. Già nel luglio del 2013, era stato presentato il primo esposto denunciando il «grave illecito edilizio e ambientale, nonché la consequenziale «omissione degli enti preposti ai controlli». Una nuova denuncia si è aggiunta nel marzo del 2014 ed evidenziava la mancanza della concessione edilizia, ritenuta dalla legge non necessaria solo se le opere destinate alla difesa nazionale siano realizzate dallo stesso ministero della Difesa. Invece in questo caso si tratta di uno Stato estero, gli Usa. Nelle ultime settimane, i due esposti erano stati ulteriormente integrati da documenti che dimostravano come, nonostante la decisione del Tar, i lavori nel cantiere del Muos continuassero. Si tratta dell'articolo di MeridioNews con le dichiarazioni del'ambasciata statunitense a Roma, che spiegava come fossero in corso delle prove di trasmissione, e di un video degli attivisti No Muos in cui sono visibili, all'interno della base Usa di Niscemi, operai al lavoro e mezzi pesanti per il movimento terra. Infine l'associazione aveva anche denunciato la polizia di Caltanissetta per la scorta a operai e militari dentro la base Usa di Niscemi. «Siamo soddisfatti e contenti nel vedere che le tesi dell'associazione siano state ritenute valide dalla Procura», commenta l'avvocato D'Antona. «Prendiamo atto della decisione della Procura di Caltagirone di ordinare il sequestro dell'impianto satellitare Muos a seguito della decisione del Tar di Palermo», fa sapere l'ufficio stampa della stazione aeronavale della marina Usa di Sigonella. «Ogni nostra azione avviene nel pieno rispetto della normativa italiana, ci auguriamo una rapida risoluzione del contenzioso al fine di garantire un efficace sistema di comunicazione finalizzato alla difesa». E, conclude, «l'occasione ci è utile per sottolineare la nostra piena disponibilità alle autorità e al territorio per qualunque chiarimento e per ricordare che ripetuti studi effettuati dalle autorità sanitarie italiane competenti hanno dimostrato l'assenza di rischi ambientali e alla salute collegati a questa installazione».

http://meridionews.it/articolo/32628/il-muos-finisce-sotto-sequestro/

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