Non è la prima volta che questa patologia viene associata a disturbi quali il diabete e l’obesità; alcuni scienziati sono arrivati perfino a soprannominare l’Alzheimer “diabete del cervello”, proprio a voler evidenziare una connessione tra le due malattie. Una seconda ricerca messa a punto da una equipe del Massachusetts General Hospital di Boston, invece, mostra che il morbo che causa demenza senile potrebbe essere riconosciuto prima ancora che abbia fatto il suo esordio, analizzando il linguaggio delle persone.
Chi in futuro svilupperà i sintomi tende a comunicare utilizzando frasi più complicate, con periodi contorti e lunghi. Il morbo di Alzheimer è una fatale malattia del cervello che provoca un lento declino delle capacità di memoria, del pensare e di ragionamento. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, associazione che si occupa anche della tutela degli ammalati di tali malattie neurodegenerative, ricorda che circa 47 milioni di persone in tutto il mondo sono affette da demenza senile, ed il morbo di Alzheimer è il tipo più comune. L’inesistenza di una cura, poiché le medicine attuali possono solo temporaneamente alleviare i sintomi, comporta il fatto che non solo chi è colpito dalla malattia ne subisce le conseguenze che lo portano ad un decadimento progressivo sino alla morte, ma anche i propri familiari che devono assisterli. È difficile, quindi stimare, per la loro enormità, i costi sociali che la malattia porta ai sistemi di welfare, ma è ovvio che la scoperta di una cura efficace potrebbe da una parte portare sollievo a milioni di persone nel mondo, ma anche ridurre notevolmente la spesa pubblica sanitaria a livello globale.
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