Uno studio dell’istituto di ricerca francese Ofce condotto dall’economista Jean-Paul Fitoussi smonta quanto affermato dai media per anni: se dovessimo abbandonare la moneta unica non sarebbe un disastro per il nostro Paese.
Spiega Marcello Bussi su Milano Finanza:
“Se l’Italia uscisse dall’euro, la nuova lira si svaluterebbe del 30 per cento, avverte Mediobanca . Una disgrazia per l’inflazione, che salirebbe alle stelle, l’unanime commento. Ma qualcuno pensa che invece la valuta italica rimarrebbe stabile. Più precisamente, si rivaluterebbe dell’1%. Nemmeno Matteo Salvini avrebbe il coraggio di spararla così grossa. Eppure questo è il risultato di uno studio autorevolissimo prodotto dall’Ofce, l’Osservatorio francese della congiuntura economica. Per chi non lo sapesse, l’Ofce è stato fondato nel 1981 dall’allora premier Raymonde Barre, finanziato dallo Stato francese e affiliato alla mitologica università di Sciences Po, dove si forma una parte consistente dell’élite transalpina. Per vent’anni ne è stato presidente l’economista Jean-Paul Fitoussi, che attualmente è direttore della ricerca. Insomma, quanto di più lontano da Marine Le Pen. E dal punto di vista accademico tutte le carte sono più che in regola”.
L’Italia, emerge dalla ricerca francese, “non corre nessun rischio di andare in default nel caso di uscita dall’euro. E, una volta esauriti gli effetti speculativi a brevissimo termine, la lira si rivaluterebbe dell’1% sull’euro”.
In conclusione, l’uscita dall’euro andrebbe a vantaggio delle imprese italiane, e a danno delle esportazioni tedesche:
“Rispetto al marco tedesco, quindi, la lira perderebbe il 13%, un bel toccasana per le imprese esportatrici senza dover tagliare ulteriormente i salari. E nei confronti del franco francese la lira si rivaluterebbe addirittura del 10%. Rispetto alla dracma greca si rafforzerebbe del 37% rendendo super economiche le vacanze in terra ellenica e del 9% nei confronti della peseta spagnola. Certo, sarebbero più cari del 14% i soggiorni ad Amsterdam. Ma è davvero niente rispetto alle catastrofiche previsioni di iper inflazione e bancarotta fatte dalla stragrande maggioranza degli economisti. Le conclusioni dell’Ofce vanno quindi contro il senso comune, ma l’istituto di ricerca ha un prestigio tale che non ha bisogno di farsi pubblicità sparandole grosse”.
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