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domenica 13 marzo 2016

Cos'è la Geoingegneria Clandestina?

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Quanti di voi hanno sentito mai parlare di geoingegneria clandestina, di scie chimiche, del progetto HAARP? Non molti, ma ultimamente il dibattito sta spopolando sul web e in particolare su Facebook.

L’argomento viene immediatamente associato al “complottismo“: chiunque ne parli è un sostenitore della Teoria del Complotto. Ciò vale a dire che appena faremo una domanda a qualche ente ufficiale, ad una testata giornalistica, ad un servizio di previsioni meteo, la risposta sarà ben chiara: è tutto FALSO.
Come mai? Evidentemente hanno numerose prove, ed è certo e sicuro che non esistano la geoingegneria clandestina, le scie chimiche e tutto il resto. Oppure no? Fermiamoci un momento: cos’è la geoingegneria clandestina, cosa sono le chemtrails (termine inglese della parola scie chimiche), cos’è il progetto HAARP?  HAARP sta per High Frequency Active Auroral Research Program. Per capire meglio in cosa consiste il progetto, vi invitiamo a leggere l’articolo proposto da ScieChimiche.org qui.
Vista aerea dell'impianto HAARP geoingegneria clandestina
Vista aerea dell’impianto HAARP – Wikipedia
In poche parole la geoingegneria illegale consisterebbe nell’uso delle antenne del progetto HAARP e nell’irrorazione di sostanze chimiche dagli aerei. Secondo le fonti ufficiali e gli eroi che proteggono la società dalle bufale, si tratterebbe soltanto di vapore acqueo. Avete mai fatto caso alle scieche rilasciano gli aerei, a volte, nel cielo?
Molte persone sostengono che, fino a qualche anno fa, non si erano mai viste. Queste scie spesso si dissolvono in pochi secondi, ma alcune volte persistono nel cielo, anche per molti minuti. Allora sono scie di condensa o chimiche? Lecontrails, o scie di condensazione, sono un fenomeno raro che può avvenire solo con questi determinati parametri: quota superiore agli 8000 m, umidità relativa vicina al 70%, temperatura inferiore ai -40°C.
Foto antenne progetto HAARP geoingegneria clandestina
Foto antenne HAARP
Ma gli aerei che rilasciano scie sono ad altitudine non superiore ai 4000 m e le scie compaiono anche quando l’umidità relativa non è vicina al 70% e la temperatura non è inferiore ai -40°C. Com’è possibile? Ogni giorno sopra le nostre teste passano aerei che rilasciano scie, e quindi non sono di condensa! Allora il nostro Governo ci ha nascosto tutto questo per anni? Irrorano ogni giorno sostanze chimiche nei nostri cieli, a nostra insaputa!
 Secondo gli scienziati dell’IPCC il riscaldamento globale è infatti ormai incontrovertibile e il fattore predominante che lo sta causando è l’azione umana. Le temperature sono aumentate e continueranno a farlo a causa delle nostre emissioni di gas serra, cresciute a dismisura da quando siamo entrati nell’era industriale alimentata dalle fonti energetiche fossili.

Ormai l’obiettivo dei negoziati internazionali sul clima è solo quello di limitare i danni, cercando di mantenere l’aumento della temperatura terrestre entro i 2 °C (anche se potrebbero essere già troppi).

Gli altri effetti del cambiamento climatico li abbiamo sentiti descrivere spesso: vanno dall’aumento degli eventi meteorologici estremi (alluvioni, nubifragi, tempeste, intense ondate di freddo e di caldo, siccità) all’innalzamento del livello dei mari, fino all’arrivo di nuove malattie infettive.

La soluzione è tanto semplice quanto allo stesso tempo critica: cambiare radicalmente il nostro sistema produttivo. E per farlo, probabilmente, cambiare anche il credo dominante del nostro secolo: il paradigma della crescita economica infinita e il dogma del libero mercato.

Non a caso la storia dei trattati internazionali per ridurre le emissioni di gas serra è stata finora alquanto fallimentare…

Ecco che allora si cercano vie alternative…. la geoingegneria!

Ovvero, in una frase, “business as usual”, continuare a fare affari come se nulla fosse. Bruciare quel che resta dei combustibili fossili e, magari, passare gradualmente ad altre fonti sempre pericolose e inquinanti ma che emettano teoricamente meno CO2 (metano, carbone “pulito” o nucleare!) cercando di mantenere nelle stesse mani le posizioni di potere.

Come fare però a tentare di schivare gli effetti negativi del cambiamento climatico?

La geoingegneria propone di usare metodi come lo spargimento di particelle di biossido di zolfo nell’atmosfera per riflettere la luce solare, oppure “fertilizzare” gli oceani con limatura di ferro per incoraggiare la crescita di alghe capaci di assorbire i gas serra. Oppure, ancora, spendere quantitativi enormi di energia per rimuovere la CO2 dall’atmosfera “sequestrandola” nelle profondità della terra.

Ovviamente gli effetti a lungo termine di queste tecnologie sono largamente sconosciuti e diversi esperti hanno mostrato preoccupazione sui loro rischi. Giusto un esempio: uno studio nel Journal of Geophysical Research, suggerisce che la geoingegneria ridurrebbe considerevolmente le precipitazioni, fino a impattare i raccolti e l’acqua potabile. Inoltre, queste tecnologie rimuoverebbero soltanto il sintomo della febbre climatica, senza intaccarne le cause; vale a dire la concentrazione di gas serra, che continuerebbe a crescere rendendoci sempre più dipendenti dagli interventi tecnologici di raffreddamento del pianeta.

La National Academy of Sciences ha pubblicato un rapporto dove si citano i rischi e i limiti di queste tecnologie e si arriva alla seguente conclusione: “La riduzione delle emissioni è di gran lunga il modo migliore di affrontare il problema”. E ancora: “Gli effetti collaterali sono sconosciuti. La sperimentazione di alcuni paesi potrebbe avere effetti devastanti su altri paesi e sul sistema climatico globale”.

E poi c’è un rischio ulteriore, ancora più preoccupante.

Secondo le dichiarazioni di un illustre climatologo dell’IPCC, Alan Robock, la CIA, l’agenzia di spionaggio per l’estero degli Stati Uniti, starebbe finanziando gli studi sulla geoingegneria con la prospettiva di usare questa tecnologia per fini militari.

In quale senso ce lo può dire già ora la storia. Modificare il clima per mettere in difficoltà Paesi nemici causando danni e morti con alluvioni, come si fece in Vietnam, oppure distruggere i raccolti causando estreme siccità, come successo a Cuba. Per questo, l’uso del tempo come arma è stato vietato nel 1978 in base all’ENMOD (Environmental Modification Convention).

Insomma c’è da tenere alta la guardia. Anche perché, secondo l’American Association for the Advancement of Science, sarebbe ora di superare la fase sperimentale usando modelli matematici e passare invece a testare queste tecnologie “sul campo”, quindi sulle nostre teste.
Ethan.

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