Le rivelazioni di Snowden consentono curiosamente di sdoganare le possibili teorie dietrologiche della politica mondiale. L’incredibile testimonianza del Capitano dei Marines americani. Le rivelazioni dell’hacker che ha violato gli archivi segreti della NASA
L’immaginario del nuovo millennio
Va di moda la tendenza a fare dietrologia sugli eventi della politica mondiale, una moda che finisce per alimentare le più svariate teorie cospirazionistiche che comportano azioni contro i comuni cittadini a favore di ipotetici centri di potere.
Da una parte, a causa del tentativo di sfuggire alla noia piatta del pianeta globalizzato, e dall’altra, per cercare di comprendere eventi che non sono sufficientemente spiegati dai media ufficiali.
Tuttavia, al di là di ogni aspettativa, l’ex agente della CIA Edward Snowden sembra aver sdoganato con le sue incredibili rivelazioni ogni possibile dietrologia sviluppata dalla più fervida fantasia. Alla fine del 2012 l’ex agente della CIA si è impadronito di migliaia di documenti segreti custoditi dall’ente americano e, in nome della trasparenza morale, ha cominciato a diffondere il loro contenuto. Sfuggito alla caccia degli 007 americani, ora, dopo aver chiesto asilo politico, è riparato in Russia da dove continua la sua personale opera di lotta contro la disinformazione.
Attraverso le sue rivelazioni abbiamo saputo che le comunicazioni telefoniche delle nazioni europee erano spiate dal Governo americano e che si sta preparando un disegno globale di americanizzazione dell’intero pianeta per fermare l’avanzata dell’Islam. Ma la notizia ancora più incredibile è quella riguardante la presenza degli alieni sulla Terra, di cui gli USA non solo sarebbero al corrente, ma addirittura avrebbero costituito con loro un governo ombra.
Gli amanti delle teorie cospirazionistiche hanno sicuramente esultato. Ma personaggi come Medvedev, primo ministro della Russia, e Paul Hellyer, ex Ministro della Difesa canadese, hanno supportato questa ennesima rivelazione di Snowden confermandola. Medvedev addirittura ha chiesto in più occasioni al governo USA di rivelare i suoi segreti.
A fronte di una simile situazione, senza voler per forza essere dietrologi o cospirazionisti, viene da prendere in considerazione quanto è apparso recentemente sui giornali e che porta a temi addirittura da fantascienza. Temi che se anche risultassero basati su eventi infondati fanno calare comunque in una favola in linea con le prospettive scientifiche del nuovo millennio.
Il caso della “Earth Defense Force”
Mentre la NASA è intenta a sperimentare un futuro “landing” su Marte servendosi sinora di “rover” che stanno percorrendo la sua superficie, sembrerebbe che in realtà esistano già delle colonie umane sul pianeta rosso.
Al di là della possibile favola mediatica, ne hanno iniziato a parlare a fine giugno di quest’anno due giornali inglesi, il Daily News e il Mirror, seguiti poi da altri media e blog della rete.
La notizia riportata riguarda l’incredibile intervista fatta dai due quotidiani londinesi a un ufficiale dei Marines da poco ritiratosi in pensione, il quale avrebbe protetto il suo anonimato dietro un laconico “Captain Kaye”.
In sostanza, l’ex ufficiale americano ha dichiarato ai giornalisti di essere reduce da 17 anni di servizio militare in seno alla “Special Section” della U.S. Marine Corps, rivelatasi come la “Earth Defense Force”, un ente militare che collaborerebbe con una Corporation sul pianeta rosso, dove le truppe che sono lassù di stanza hanno il compito di proteggere le esistenti colonie umane dagli attacchi sporadici delle creature marziane che abiterebbero la superficie di Marte. La colonia umana principale, la prima ad essere stata installata, sarebbe denominata “Aries Prime” e sarebbe situata all’interno di un cratere dove si troverebbe la sede marziana della “Mars Colony Corporation”.
Secondo le rivelazioni del Capitano dei Marines, non ci sarebbero grandi ostacoli all’insediamento umano sul pianeta rosso, l’aria sarebbe respirabile e la temperatura dell’ambiente spesso si manifesterebbe con un dolce tepore.
Dopo 17 anni di servizio militare Captain Kye sarebbe andato finalmente in pensione. La cerimonia del suo pensionamento sarebbe avvenuta, insieme ad altri militari, in una base sulla Luna a cui avrebbe presenziato come ospite, oltre ad altri vari Vip della finanza e della politica, anche l’ex Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld.
L’ex ufficiale dei Marines ha raccontato ai giornalisti che l’operato del contingente a cui apparteneva era quello di proteggere ben cinque basi umane dagli attacchi di creature marziane che mal tolleravano la presenza dei terrestri sul loro mondo. Non creavano problemi le varietà di creature più pacifiche, né tantomeno i batteri che in un primo momento avevano portato molti coloni umani a richiedere sollecite cure mediche, né le varie forme di vegetazione non commestibili. Le creature aliene con cui si sarebbero trovati in conflitto aperto appartenevano a due principali specie indigene del pianeta, entrambe molto intelligenti e capaci di sviluppare una loro primitiva tecnologia. Le prime dalla forma rettiloide e dalla natura molto aggressiva e determinata a uccidere gli umani, le seconde dalla struttura insettoide e meno aggressive ma che tendevano a proteggere con determinazione i loro territori.
Siccome accadeva che i coloni umani tendevano a espandere l’area dei loro interessi e dei loro esperimenti, invadendo le regioni abitate dagli alieni, spesso venivano aggrediti e occorreva proteggerli. Tuttavia la Mars Colony Corporation era riuscita a mantenere una qualche forma di non belligeranza con gli alieni sino a quando il governo americano aveva chiesto al contingente della US Mars Defence Force di recuperare un manufatto alieno da una caverna ritenuta sacra dai “rettiliani”.
Secondo il suo racconto, per rappresaglia vennero uccisi almeno 900 coloni, tra uomini e donne, e nella battaglia che ne seguì per ridurre alla apparente resa i rettiliani caddero al suolo ben 28 suoi commilitoni.
La battaglia avrebbe compromesso il progetto di colonizzazione umana della Mars Colony Corporation. Ma non si riesce ancora a capire in quale modalità di eventi.
Esistono prove del racconto di Captain Kaye?
Per quanto il racconto di Captain Kaye possa sembrare fantasioso e poco credibile, sembra che al momento egli non sia l’unico ad aver testimoniato l’esistenza di colonie umane sulla superficie di Marte realizzate in gran segreto dal governo USA.
Un militare messicano, Michael Relfe, ha dichiarato in altra occasione che anche lui era stato contattato dal governo americano e avrebbe trascorso almeno 20 anni in servizio militare sul pianeta rosso.
Anche Laura Magdalene Eisenhower, pronipote dell’ex presidente Eisenhower, chiede ragione delle motivazioni per cui a suo tempo sarebbe stata contattata segretamente da agenti governativi e spinta a raggiungere una colonia umana su Marte diretta da un fisico famoso, Hal Puthoff.
Il profilo professionale di questo scienziato americano può aprire una serie di interrogativi a favore della testimonianza di Captain Kaye. Il ricercatore in questione è stato un ufficiale della US Navy con il compito del collegamento con la NSA, la National Security Agency. In seguito ha conseguito il suo dottorato alla Stanford University. Quindi, nel 1972, si è aggregato alla "SRI International" dove, assieme a Russell Targ, ha promosso un progetto denominato "STARGATE", che risulta essere finanziato da vent’anni a questa parte dalla CIA, dalla DIA, e da altri organismi militari. Spesso Harold Puthoff ha ricevuto anche autorizzazioni di accesso a documenti di alto livello di sicurezza del governo degli Stati Uniti.
A sostegno della narrazione di Captain Kaye riguardo alla specie insettoide che secondo lui popolerebbe una parte della superficie di Marte, sembra esserci conferma in una serie di documenti riservati della NASA.
Prevenendo le sue dichiarazioni, già nel 2002 l’ex ricercatore dell’agenzia spaziale USA, Joseph Miller, poi docente di neurobiologia all’Università della California del Sud di Los Angeles, aveva affermato che le sonde Viking nel 1976 avevano raccolto le prove dell’esistenza di microbi e di insetti su Marte, ma la NASA aveva dato una interpretazione volutamente errata dei dati raccolti che poi finirono sepolti in un computer bloccato da un codice segreto.
Tuttavia Miller si era messo di impegno e dopo lunghi mesi di ricerca sistematica negli archivi disponibili della NASA era emerso un vetusto computer di fine anni settanta dove tutti i dati erano stati immagazzinati, ma era bloccato da una chiave di accesso segreta, e l’unico programmatore che ne era a conoscenza nel frattempo era morto. Miller tuttavia riuscì a rintracciare le registrazioni originali del Viking, ricavandone però solo dati parziali, che comunque confermavano la sensazionale scoperta secretata dalla NASA sulla presenza di creature insettoidi sulla superficie di Marte.
Le rivelazioni di McKinnon, l’hacker scozzese a spasso tra i segreti della NASA
Non era la prima volta che la NASA sembrava nascondere dati relativi a Marte. Era già accaduto che nel 1993 un gruppo di ricercatori della stessa NASA aveva denunciato la dirigenza dell’Ente aerospaziale con l’accusa di occultare dati relativi alla superficie di Marte, raccolti da Mars Observer, che avrebbero rivelato la presenza di antiche costruzioni sulla sua superficie.
La cosa non passò inosservata a Gary McKinnon, un hacker scozzese che con lo pseudonimo di “Solo” giunse a penetrare, tra il febbraio del 2001 e il marzo del 2002, in 97 computer del Pentagono americano e della NASA.
Il Governo americano dopo averlo identificato iniziò immediatamente a perseguirlo legalmente con un inspiegabile accanimento per l’effrazione subita chiedendo la sua estradizione per incarcerarlo a Guantanamo come terrorista. A nulla servirono gli appelli della madre a Obama, né tantomeno le manifestazioni del 2009 di fronte all’Ambasciata americana di Londra e le proteste della folla durante la visita di Obama a Londra per il Summit del G20 dello stesso anno. E neppure gli interventi di noti musicisti, come David Gilmour dei Pink Floyd, gruppo che aveva addirittura realizzato un CD in supporto all’azione dei legali di McKinnon.
Alla fine, nel novembre del 2012, fu solo grazie all’intervento del governo inglese che l’hacker riuscì ad avere l’immunità e vide decadere definitivamente la richiesta di estradizione presentata dagli USA.
McKinnon è sempre stato visto dai suoi sostenitori come una specie di ricercatore solitario di verità dei cosiddetti X-Files degli alti comandi americani, Pentagono incluso. Ex parrucchiere inglese, entrava nei sistemi informatici da casa sua in un quartiere a nord di Londra, usando un vecchio e lento modem da 56 kb.
In una sua intervista alla BBC del 2006 sostenne di essere entrato negli archivi del Pentagono e della NASA solamente per cercare dati nascosti sugli UFO e di non aver mai arrecato alcun danno ai sistemi informatici americani. Disse di essersi limitato solamente a sfogliare documenti riservati e raccontò minuziosamente che cosa aveva realmente fatto e che cosa aveva trovato.
Secondo la sua testimonianza, nei file segreti del Pentagono ci sarebbe un progetto denominato "Disclosure Project", o “Progetto Rivelazione”, in cui esperti in vari campi della aeronautica avevano redatto rapporti tecnici sui reperti di astronavi aliene di cui si erano impadroniti gli USA, come avvenuto nel caso Roswell, dopo averle smontate per esaminarle.
Gli risultava che gli USA avessero sviluppato la tecnologia dell’antigravità, attraverso la cui applicazione domestica sarebbe stato possibile ottenere energia gratuita e disponibile per tutti. Negli archivi segreti della NASA McKinnon avrebbe inoltre constatato che nell'edificio numero 8 del Johnson Space Center c’era un archivio in cui si trovavano cartelle denominate “filtrate” e “non filtrate", "elaborate" e "grezze". Constatando che venivano cancellate regolarmente le foto degli UFO dalle immagini satellitari ad alta risoluzione.
In questi archivi McKinnon sarebbe riuscito ad aprire una di queste cartelle dove compariva una immagine di un oggetto sospeso al di sopra del pianeta e che appariva essere indubbiamente di natura aliena. Aveva la forma di un sigaro e aveva cupole geodesiche sopra, sotto, e a entrambe le estremità. Questa cosa era sospesa nello spazio, non aveva giunture e nessuno dei segni della normale fabbricazione umana.
Se quello che McKinnon afferma di aver visto corrisponde effettivamente a verità si comprende l’accanimento dell’amministrazione americana nel volersene impadronire per farlo tacere definitivamente.
Tra i vari documenti che l’hacker scozzese ha potuto visionare negli archivi segreti dell’Amministrazione USA ci sono anche dati che possono sostenere la testimonianza di Captain Kaye sull’esistenza di corpi militari americani operanti nello spazio.
Scorrazzando tra i file segreti, McKinnon ha dichiarato infatti di aver trovato una lista di agenti governativi classificati sotto il titolo di “Agenti Non-terrestri”, oltre a una lista di trasferimenti di militari da flotta a flotta e una lista corrispondente a nomi di navi.
Navi che però non sembrano esistere nei vari elenchi delle flotte internazionali.
McKinnon disse profeticamente all’intervistatore della BBC: “Non sono certamente neppure della Marina americana. Ho idea piuttosto che gli americani abbiano navi spaziali segrete con cui operano nel sistema solare".
Gli americani sono già sul pianeta rosso?
La NASA e i vari ricercatori internazioni del campo astronautico asseriscono da sempre che Marte non è dietro l’angolo e che per raggiungerlo ci vorrebbero circa due anni di viaggio tra andata e ritorno. In questi termini una qualsiasi missione verso Marte appare immediatamente difficile e renderebbe problematiche le forniture di materiali per impiantare una qualsiasi base sulla superficie del pianeta rosso.
Ma qui qualcosa non torna, e nonostante le voci ufficiali degli scienziati e dei media, si potrebbe pensare invece che andare su Marte sia più semplice di quanto si possa immaginare.
Nel 2000 venne avviato dalla NASA il progetto “VASIMR”, Variable Specific Impulse Magnetoplasma Rocket, che prevedeva la realizzazione di un propulsore basato sull’emissione di getti di plasma che aumentava di molto la velocità delle astronavi. Propulsore che ad oggi è già realizzato e messo in opera. Nel 2003 l’agenzia spaziale giapponese ha inviato la sonda Hayabusa nello spazio incontro all’asteroide 25143 Itokawa, rimanendo in sua prossimità per molti mesi e raccogliendo campioni e informazioni.
È più che mai evidente che con un propulsore VASIMR si potrebbe andare su Marte e ritornare sulla Terra in un periodo massimo di tre-quattro mesi in totale.
E magari la NASA lo ha già fatto, rendendo possibile la colonizzazione di Marte come testimonia Captain Kaye.
Si spiegherebbe in questo modo la misteriosa struttura fotografata della NASA e riprodotta da Google Mars che si presenta come una installazione artificiale che il suo scopritore ha battezzato “Bio Station Alpha”.
Il caso era salito all’attenzione del pubblico nel giugno del 2011 quando un astronomo dilettante, David Martines, si era messo a visionare minuziosamente la superficie di Marte a mezzo di “Google Mars” e aveva creduto di rilevare la presenza di una struttura apparentemente artificiale.
L’oggetto in questione appare come un grande cilindro, della lunghezza di almeno 200 metri, affiancato parzialmente da un altro di dimensioni più contenute, su cui si aprono varie altre costruzioni più piccole. Una struttura che per certi versi assomiglia curiosamente a quella in cui cinque volontari del progetto russo “Mars 500” hanno condotto un volo simulato su Marte. E che assomiglia anche ad altre strutture abitative situate in Antartide e sulle Dolomiti innevate ad uso rifugio per gli escursionisti.
Martines si era rivolto immediatamente ai laboratori di Pasadena per chiedere una qualsiasi spiegazione della presenza della struttura, ma non ricevette mai alcuna risposta.
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giovedì 4 febbraio 2016
Marines sul Pianeta Rosso?
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