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domenica 18 ottobre 2015

VACCINI: Ecco la ricerca che spaventa l’Istituto Superiore di Sanità!

macrolibrarsi un circuito per lettori senza limiti;
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Dott. Stefano Montanari_NanodiagnosticsAmmetto di essere sempre stato violentemente allergico ai tuttologi e a coloro che pontificano su argomenti a loro sconosciuti. Mi atterrò, quindi, a ciò che costituisce la mia esperienza quotidiana di ricercatore indipendente (indipendente è un aggettivo fondamentale), invitando chi avrà la pazienza di leggermi a contraddirmi senza, però, farmi perdere tempo, vale a dire prove proprie alla mano (proprie è anche qui aggettivo fondamentale) perché di chiacchiere ne subiamo già con posologie equine e non abbiamo bisogno di supplementi.
Che l’autismo, nelle sue varie manifestazioni, sia una condizione in continuo aumento è un fatto che leggo non solo attraverso i dati statistici, quasi esclusivamente provenienti dagli Stati Uniti, perché altrove si preferisce interessarsi d’altro, ma di cui mi accorgo anche per esperienza personale. Fino ad un certo punto della mia vita io mi ero occupato poco o nulla delle patologie della mente e del comportamento, e dell’esistenza dell’autismo io ebbi cognizione solo, se ricordo bene, nel 1988 quando vidi il film Rain Man. L’idea che mi ero fatto allora era quella di una condizione bizzarra tutt’altro che comune. Oggi, a distanza, tutto sommato, di poco tempo, di soggetti autistici ne ho incontrati non pochi, alcuni, addirittura, figli di amici, e, consultando i dati statistici che dimostrerebbero un aumento vertiginoso della malattia, addirittura moltiplicato per 10 nell’ultimo quarantennio, credo ci sia motivo di porsi qualche domanda.
Ad oggi la causa scatenante non è stata individuata e, come prima, ovvia conseguenza, non ci sono terapie certe per affrontare il problema. C’è qualcosa che dà qualche risultato, a volte anche degno di nota, molto c’è d’inefficace. Tutto pare dipendere da caso a caso, perché le manifestazioni della patologia sono piuttosto varie, tanto che, al massimo, si possono raggruppare non come una malattia unica ma sotto l’insegna di “disturbi dello spettro autistico” e non di più.
Quando non si sa dove andare a parare in Medicina, la scialuppa di salvataggio è spesso quella di un’origine genetica di una patologia e l’autismo, comunque lo si voglia chiamare, non è sfuggito alla prassi. Prove, però, non ce ne sono, tanto che il “Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders”, la bibbia di chi si occupa di disturbi mentali, esclude quell’origine.
E, allora, bisogna andare a cercare da qualche altra parte.
A me è capitato più di una volta di parlare con i genitori di soggetti autistici e spesso, quasi sempre, questi mi raccontavano come il bambino fosse nato perfettamente sano e poi, d’improvviso, praticata una vaccinazione, si fosse verificato nel giro di pochissimo tempo un cambiamento drammatico del comportamento con risposte agli stimoli vicine all’assenza. A sentire quei genitori, una cosa è certa: i bambini non erano nati autistici e una patologia genetica non si manifesta nel giro di poche ore, per di più in modo così vistoso, a distanza di tempo dalla nascita. A questo punto, visto che in qualche modo i vaccini entrano giusto giusto all’inizio della storia, mi parrebbe del tutto logico cominciare ad indagare su di loro, il tutto senza preconcetti di condanna a priori perché la Scienza vera, quando fa le sue verifiche, funziona così, senza spazio per le opinioni. E questo è ciò che abbiamo fatto nel nostro laboratorio, anche se, in origine, la ricerca sui vaccini aveva un carattere molto più generale.
Negli anni abbiamo analizzato con una tecnica di microscopia elettronica validata da due progetti di ricerca europei 28 vaccini, spesso in un solo esemplare per ognuno di essi, di cui 27 per uso umano e uno, l’ultimo, per la prevenzione della panleucopenia, della rinotracheite infettiva e delle infezioni da Calicivirus nel gatto. Potrà sembrare curioso, ma solo il vaccino veterinario è risultato esente da inquinamento da parte di micro- e nanoparticelle solide e inorganiche quali acciaio, piombo, titanio e quant’altro. È evidente che iniettare quella roba in un organismo non possa risultare benefico, e 25 anni di ricerche e di scoperte da parte nostra stanno lì a dimostrarlo.
Una delle possibilità è quella che qualcuna di quelle particelle finisca nel cervello di chi ha subito la vaccinazione con un vaccino “sporco” e l’effetto non potrà che essere quello di un corpo estraneo, magari addirittura elettroconduttore come di regola accade con i metalli, che vada a situarsi in qualche formazione cerebrale che possa dare origine a comportamenti patologici. Particelle nel cervello ne abbiamo trovate e fotografate a più riprese sia in diversi casi di tumore sia nelle vacche ammalate di encefalopatia spongiforme (la cosiddetta mucca pazza). Dunque, che le particelle possano raggiungere il cervello è un fatto certo, peraltro confermato anche dagli studi di GünterEva, e Jan Oberdörster.
Nella nostra ormai non breve esperienza (parlo al plurale perché protagonista della ricerca con me è mia moglie Antonietta Gatti) abbiamo constatato come le particelle siano capaci di entrare perfino nel nucleo delle cellule interferendo con il DNA e forse anche con i cosiddetti organelli, e che cosa succederebbe se le cellule fossero quelle del cervello, come è impossibile escludere? E abbiamo osservato anche come certe particelle, una volta entrate in un tessuto biologico, si ossidino formando sostanze tossiche che attaccano i tessuti circostanti. Di fronte a questo, allora, perché non seguire questa pista? Non è detto che sia quella giusta, ma è certo un percorso da esplorare, non fosse altro che, eventualmente, per escluderlo se si rivelasse infruttuoso. Dopotutto motivi per intraprendere una ricerca indipendente (ancora una volta l’aggettivo) ce ne sarebbero arrivate perfino dalle case farmaceutiche. In certi bugiardini (salvo italiche manomissioni da parte di chi è incaricato di proteggerci e pagato per farlo) si menziona con chiarezza l’autismo tra i possibili effetti collaterali di una vaccinazione e di regola si avverte di non procedere con vaccinazioni multiple con più di un preparato per evitare danni neurologici. Impossibile non domandarsi perché un produttore dovrebbe scrivere cose simili se non ci fosse un fondamento, se non si sentisse il bisogno di mettere le mani avanti con un “io te l’avevo detto e ora la responsabilità è tua.”
A questo punto avviene ciò che non ci si aspetterebbe o, almeno, non si aspetterebbe una persona onesta e razionale: quella pista non deve essere battuta. Si può parlare di epigenetica, si può ipotizzare l’esistenza di sostanze proteiche mai viste (e mai trovate), si può immaginare – perché no? – l’esistenza di virus o di chissà che altro, ma i vaccini non si devono toccare. Già di questo io feci esperienza quando, per due volte, consegnai ai Carabinieri del NAS (Roma e Parma) i dati delle nostre ricerche in proposito: tutto insabbiato. E in prima linea in questo insabbiamento si schiera l’Istituto Superiore di Sanità in cui i burocrati (non riesco a chiamarli altrimenti) hanno reagito in una maniera a dir poco ridicola al ritrovamento d’inquinanti nei vaccini.
Molto ingenuamente, convinto che una ricerca incentrata su una possibile responsabilità dei vaccini, sotto consiglio di un amico (padre di un bambino autistico) mi rivolgo ad una fondazione chiamata I Bambini delle Fate, fondazione che finanzia le ricerche sull’autismo. Parlo un paio di volte al telefono con i responsabili e mando un programma di ricerca. Da un certo punto di vista cose molto semplici con tanta possibilità di ampliamento e di approfondimento ma del tutto fondamentali. Chi vuole può leggersi il documento in calce.
Per chi non la conosce, è bene sapere che la fondazione distribuisce non poco denaro raccolto da aziende e da privati a chi si occupa di autismo e la somma che ci sarebbe necessaria è ampiamente nelle sue possibilità. Una ricerca come quella avanzata non è mai stata messa in atto e, dunque, quella proposta sarebbe un’occasione di sicuro interesse.
Ma I Bambini delle Fate non ci gradiscono. Il perché lo lascio a chi mi legge. Molto meglio finanziare l’Istituto Superiore di Sanità (con cui noi non abbiamo nulla a che spartire perché noi facciamo ricerca ad un livello molto diverso), un ente che, con l’aiuto dei suoi burocrati, indagherà sulle origini genetiche dell’autismo. Si potrà obiettare che l’idea, peraltro affetta da una robusta dose di assurdità, è già stata abbondantemente scartata da Scienziati veri, ma quella è una strada eccellente per fare i gattopardi e per non arrivare da nessuna parte. L’ho detto: sono stato ingenuo a perdere tempo con I Bambini delle Fate. L’unica cosa che posso augurarmi ora che ho capito un po’ di cose è che nessuno dia più un centesimo a quella fondazione, almeno se il desiderio è quello che si faccia davvero qualcosa di serio per gettare un po’ di luce sull’origine di quella che sta diventando una malattia, o una serie di malattie, di proporzioni devastanti. Finanziando ricerche stravaganti, il pericolo concreto è che risultati stravaganti entrino a far parte del bagaglio di “conoscenze universalmente accettate”, con questo perpetuando uno stato d’ignoranza che, con tutta evidenza, fa comodo a qualcuno.
“Ad oggi la causa scatenante non è stata individuata” ho scritto sopra. Ma chi vuole davvero individuarla?

Approccio innovativo per verificare l’impatto dei vaccini sull’autismo

di
Dott. Stefano Montanari
Nanodiagnostics srl, Modena, Italia
Dott.ssa Antonietta M. Gatti , Int. Fellow USBE
Istituto per la scienza e Tecnologia dei Materiali, Consiglio Nazionale delle Ricerche,
Faenza, Italia

Introduzione

È possibile che i vaccini contro le malattie infettive abbiano risparmiato vite umane. Già praticati in maniera tutto sommato primitiva in base ad osservazioni empiriche nella prevenzione del vaiolo tra Turchia e Grecia ben prima dell’episodio celeberrimo che vide protagonista il medico scozzese Edward Jenner a fine Settecento, questi farmaci devono una parte importante del loro progresso a Louis Pasteur, non medico ma chimico vissuto in pieno Ottocento.
Ora, per motivi sempre più oggetto di dibattito, le vaccinazioni, spesso come pratica di massa, contro un numero crescente di malattie stanno diventando via via più diffuse, e con esse un numero pure crescente di effetti indesiderati. Tra questi rientra anche l’autismo, un quadro patologico assai complesso che sta assumendo una rilevanza mai sperimentata prima d’ora e di cui si discute con preoccupazione sempre più viva.
Molti ricercatori hanno cercato una prova scientifica per verificare se fosse rilevabile una relazione causa-effetto tra vaccinazione e autismo, ma a tutt’oggi non esistono certezze.
Una ricerca finanziata dal National Institute of Mental Health, dal National Institutes of Health e dall’U.S. Department of Health and Human Services ha cercato, in particolare, di verificare i legami tra il vaccino trivalente (contro il morbillo, la rosolia e la parotite) e i disordini dello spettro autistico, non trovandone alcuno. L’indagine ha coinvolto 95.727 bambini, seguiti per almeno 5 anni tra il 2001 e il 2012, con fratelli maggiori, alcuni dei quali autistici, una condizione che si suppone ponga i piccoli in una situazione di maggior rischio di contrarre autismo.
Questo è lo stato ufficiale dell’arte, ma è impossibile non notare come nessuno dei ricercatori coinvolti abbia mai analizzato i vaccini incriminati e/o i tessuti dei bambini ammalati. Certo è che la patologia pare insorgere entro brevissimo tempo, spesso una sola giornata, dal momento della vaccinazione praticata su bambini che si presentavano perfettamente sani.
Definire l’autismo come una singola malattia e non altro potrebbe significare cadere nel semplicismo. Di fatto si tratta di una condizione molto sfaccettata per i sintomi sofferti e per i comportamenti di chi ne è affetto, una condizione per la quale di fatto non esistono terapie validate e, soprattutto, come già sottolineato, al di là di ogni presa di posizione, una condizione di cui non si conosce la causa, se mai la causa è una sola e non una serie concomitante di concause.
Di quali siano i numeri relativi ai soggetti interessati in Italia non c’è contezza. I dati che arrivano dagli Stati Uniti e che là vengono censiti parlano oggi di un bambino ogni 68, numeri tutt’altro che tranquillizzanti, specie se si considera come questi stiano marcando un aumento assai ragguardevole negli ultimi anni.
Ciò che si pratica attualmente è una sorta di rieducazione del soggetto attraverso attività come, ad esempio, tra i non pochi trattamenti, la cosiddetta “animal-assisted therapy” o l’esercizio sensoriale e motorio. Nella maggior parte dei casi si tratta di pratiche del tutto innocue che, se non portano grandi benefici e certo mai alla guarigione, quanto meno non sono dannose. Ma, se in chi è già affetto dalla condizione queste pratiche sono certamente accettabili e se l’eventuale ricerca di mezzi farmacologici ancora ben lontani dall’esistere resta necessaria, è la prevenzione primaria ciò che deve essere perseguito, e prevenzione primaria non significa né cura né diagnosi precoce ma, molto semplicemente, significa il non ammalarsi. Dunque, come base per qualunque contromisura è indispensabile rendersi conto da dove arrivi l’autismo.
Pur senza averne certezza, è più che possibile che le cause siano più di una, vista anche la diversità delle manifestazioni, ed una causa impossibile da escludere potrebbe essere quella dell’ingresso nel cervello di sostanze tossiche.
Che i vaccini possano causare granulomi localmente nel punto di inoculazione è accertato anche da nostri studi nei bambini e negli animali (T. HansenL. KlimekF. BittingerI. HansenF. CapitaniA. WeberA. GattiJK KirkpatrickMastzellreiches AluminiumgranulomDer Pathologe. 29(4):311-3.) Quello che non è accertato è se esistano effetti sistemici come sembra in alcuni casi, da che cosa questi siano stati indotti e perché ciò accada solo in casi sporadici.
Una delle ipotesi è che alcuni componenti “non biologici” del vaccino come, ad esempio, gli adiuvanti o i conservanti o gli stabilizzanti possano essi stessi essere responsabili degli effetti collaterali.
Uno dei componenti storici era il Thimerosal un composto organo-metallico contenente mercurio, poi in progressiva eliminazione dalla formulazione dei vaccini per la sua ben nota tossicità. Attualmente ai vaccini vengono aggiunte numerose sostanze tra cui l’idrossido di alluminio, lo squalene, la formaldeide e diversi antibiotici, alcune delle quali non denunciate nella letteratura del produttore. A proposito dell’autismo, l’alluminio è stato molto spesso indicato come responsabile di patologie neurologiche, anche in questo caso senza giungere mai ad una certezza.
Lo studio che si propone va proprio nella direzione di cercare la presenza di sostanze diverse dal principio attivo, in particolare degli inquinanti, non di rado inorganici, che possono malamente interagire con la frazione biologica del farmaco o con il soggetto ricevente. In specie si vuole indagare se nella formulazione dei vaccini vengano aggiunte particelle micro- e nanodimensionate solo in parte degradabili, particelle che, come è già stato dimostrato in USA dal prof. Günter Oberdörster al Medical Center dell’Università di Rochester, se inalate o iniettate, possono arrivare a livello cerebrale (Oberdörster GElder ARinderknecht A. Nanoparticles and the brain: cause for concern?.J Nanosci Nanotechnol. 2009 Aug;9(8):4996-5007).
È importante sottolineare come gli effetti patogeni indotti o presumibilmente indotti dai vaccini siano solo molto raramente denunciati, e questo a dispetto dell’obbligo che ricade sul vaccinatore. Malauguratamente, dunque, i dati ufficiali sono inficiati da una pesante sottostima. Ascoltando le testimonianze di non pochi genitori di bambini autistici, però, è impossibile non rilevare la stretta consequenzialità temporale più volte constatata tra la somministrazione di un vaccino e l’insorgenza improvvisa della condizione. Indipendentemente dalle convinzioni personali di ognuno, convinzioni che non hanno diritto di cittadinanza in campo scientifico dove conta solo l’oggettività dei fatti, se si vuole davvero individuare una causa o una delle cause dell’autismo, non fosse altro che per il movimento di opinione esistente è impossibile non indagare sui vaccini, un’indagine che è da sempre ostacolata per la consistente economia legata all’uso che di quei farmaci si fa. Ad oggi gli studi eseguiti sui vaccini sono sempre stati a dir poco limitati nel loro ambito, evitando di cercare le sostanze inquinanti eventualmente contenute nel farmaco. Anzi, quando ne è stata denunciata la presenza, le reazioni sono state invariabilmente quelle di un goffo silenzio o di un tentativo parimenti goffo di sminuire la rilevanza delle pur pochissime indagini condotte a proposito. È evidente che impedire o, comunque, non eseguire in modo approfondito e con le tecniche del caso questo tipo d’indagine insinua sospetti, magari pure ingiustificati, ma fino a che non esisterà una parola definitiva sull’argomento, magari per escludere qualunque responsabilità dei vaccini, e l’opinione prevarrà sui fatti la questione resterà non solo aperta ma caldissima.

Progetto di ricerca sui vaccini.

Lo studio che si propone è volto a verificare l’entità e la qualità di sostanze eventualmente presenti nei farmaci in parola al momento sul mercato ed estranee sia al principio attivo sia alle buone pratiche di preparazione farmaceutica. Lo studio si propone altresì di verificare se esiste una correlazione fra un vaccino, la sua effettiva composizione e possibili effetti neurologici su soggetti umani, in particolare l’autismo.
Il laboratorio Nanodiagnostics è specializzato in analisi effettuate con un microscopio elettronico per identificare corpi estranei inorganici micro- e nanodimensionati (<200nm) all’interno della matrice organica. Negli anni il Laboratorio ha messo a punto tecniche innovative all’interno di due progetti di ricerca europei (NanopathologyDIPNA) ideati e coordinati dalla dott.ssa Antonietta Gatti, co-autrice di questo progetto, che hanno evidenziato all’interno di tessuti patologici la presenza di corpi estranei responsabili della patologia. Le tecniche riguardano ogni tipo di tessuto biologico inclusi sangue e sperma. La stessa tecnica può essere opportunamente applicata ad innumerevoli altre matrici inclusi i vaccini, in quest’ultimo caso per indagare sull’eventuale presenza di quegli inquinanti, cosa che Nanodiagnostics ha già posto in pratica controllando 27 esemplari di vaccini diversi rilevandoli inquinati.
Il progetto di ricerca prevede tre diversi workpackages da suddividersi su tre anni:
WP1– Analisi sui documenti AIFA relativi ai vaccini che hanno indotto più effetti indesiderati in funzione della tipologia di vaccino con particolare riguardo agli effetti neurologici e, ancora più in particolare, all’autismo.
WP2– Analisi di microscopia elettronica tramite un microscopio elettronico a scansione a emissione di campo di tipo ambientale (FEGESEM, Quanta 200, Fei Company, Paesi Bassi) e di microanalisi a raggi X di un sistema a Dispersione di Energia (EDS della EDAX, USA) dei vaccini maggiormente a rischio classificati per patologia per identificare quanto non appartenente alla corretta formulazione farmaceutica del vaccino con particolare riguardo ai corpi estranei non appartenenti alla formulazione dichiarata. I corpi estranei eventualmente identificati saranno valutati in riferimento ad un possibile inquinamento industriale. Vaccini di ditte diverse e venduti in paesi diversi saranno analizzati. Un data base verrà allestito sui risultati.
WP3– Analisi di citotossicologia dei corpi estranei identificati con cellule 3T3. Una volta identificati i corpi estranei si valuterà la loro tossicità con test in-vitro su cellule verificando la loro vitalità dopo 24 e 48 ore con il MTT test.
WP4– Apertura di un sito web per illustrare le finalità della ricerca e punto di ascolto per i genitori in procinto di vaccinare i loro figli, ma soprattutto punto di ascolto per chi ha avuto effetti collaterali dopo la vaccinazione (bambini ed adulti) .
WP5- Analisi sul campo. Durante i tre anni di attività si offriranno analisi del sangue senza spese per il soggetto nei casi in cui si sono verificati effetti collaterali di tipo neurologico e, in particolare, rientranti in un quadro di autismo, nelle 48 ore successive all’inoculo dei vaccini. In questi casi campioni di sangue verranno trattati per separare le quattro fasi (globuli rossi, globuli bianchi, piastrine e plasma) e verificare mediante le stesse analisi del WP2 se si identificano particelle estranee al sangue, cluster o aggregati. I risultati verranno confrontati col database sviluppato in WP2.
WP6 – Analisi e correlazione dei dati da WP2, WP3, WP4 e WP5

Dettaglio delle attività del Progetto in funzione del tempo.

Anno 1
Anno 2
Anno 3
Attività
I
II
III
IV
I
II
III
IV
I
II
III
IV
WP1-Analisi dei dati dell’AIFA
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WP 2-Identificazione dei corpi estranei nei vaccini
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WP 3- Test di tossicità in vitro
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WP 4- Apertura di un sito web.xxx
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WP 5- Analisi sul campo
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WP6- Correlazione dei risultati con i casi patologicixxxx
Risultati: La presenza di corpi estranei sarà analizzata in funzione della loro non biocompatibilità ed eventuale tossicità per l’organismo. Articoli scientifici presenteranno i risultati e alla comunità scientifica e alla popolazione.

Impatto sanitario e sociale della ricerca

Per la prima volta si effettuerà una ricerca relativa al reale contenuto dei vaccini. Quanto risulta dalla letteratura pubblicata dai produttori e ciò che si rileva, invece, analizzando i vaccini con la tecnica proposta presentano differenze o, meglio, omissioni, tutt’altro che trascurabili. Ciò che il laboratorio Nanodiagnostics ha rilevato in tutti i campioni di vaccino finora analizzati è stata la presenza di micro- e nanoparticelle solide inorganiche la cui patogenicità è indiscutibile. Allo stato dei fatti, però, di questi inquinanti non esiste traccia nei documenti relativi ai controlli effettuati dagli enti preposti né, tanto meno, ne accennano i produttori. Uno studio accurato potrebbe finalmente mettere in luce in modo oggettivo ciò che ad oggi non è molto più di un sospetto, sospetto che, fino a che le indagini del caso non saranno state svolte e rese pubbliche resterà tale, conservando aperta una palestra di discussioni, di malintesi e di diatribe che, lungi dal risolvere la questione, altro non fanno se non dividere ancora di più quelle che oggi sono ben poco di più di raggruppamenti di tifosi. Il tutto senza costrutto.
L’indagine proposta tende a rivelare la presenza indebita di elementi non appartenenti alla formulazione dei vaccini o che hanno malamente interagito fra di loro inducendo, per esempio, una flocculazione. La conoscenza dei fatti può portare benefici incalcolabili per la salute umana e, collateralmente, anche alle finanze dedicate alla spesa sanitaria. La conoscenza dei fatti dimostrati obiettivamente porterebbe indubbiamente a far sì che i produttori fossero messi nelle condizioni d’individuare le fonti d’inquinamento mettendo poi in pratica le contromisure del caso per eliminarle. È un fatto che, finché la presenza degli inquinanti continuerà a passare sotto silenzio, i vaccini resteranno nelle condizioni in cui si trovano ora.
Questo ulteriore passo (suggerimenti specifici per l’eliminazione di corpi estranei e flocculanti) verrà intrapreso con le ditte produttrici identificando i punti di inquinamento nel loro processo industriale.
La ricerca durerà tre anni e verrà svolta presso la Nanodiagnostics da
  1. Antonietta Gatti, International Fellow dell’Union of the Societies of Biomaterials and Engineering,
  2. Dott. Stefano Montanari, farmacista e ricercatore indipendente in campo medico,
  3. Dott. Federico Capitani, tecnologo biomedico,
  4. Sig.ra Lavinia Nitu, trattamento dati
  5. Contrattista biotecnologo (da inserire nella ricerca)
Costi-
I anno : 100.000 €
II anno : 100.000 €
III anno : 80.000 €
Il costo della ricerca è da suddividersi in materiale non inventariabile ( vaccini, kit per i test, ore uomo, ore macchina, cellule, pagine web, software), missioni e possibilmente congressi per presentare i risultati.

Presentazione della

NANODIAGNOSTICS

Il laboratorio Nanodiagnostics [Via Fermi, 1/L – 41056 San Vito (Modena)] svolge dal 2004 indagini sulle patologie da micro- e nanoparticelle inorganiche di origine ambientale.
Dopo ricerche iniziate ai primi Anni Duemila, a cavallo tra il 1997 e il 1998 la dott.ssa Antonietta Gatti coadiuvata dal marito dott. Stefano Montanari scoprì che le micro- e nanoparticelle inorganiche prodotte da fonti diverse e ormai ubique possono entrare attraverso vari meccanismi (ingestione, inalazione, iniezione, ecc.) nell’organismo dove, catturate da qualunque tessuto senza possibilità di esserne liberate, esplicano l’effetto classico del corpo estraneo: una reazione infiammatoria, in questo caso cronica per la non degradabilità della maggior parte delle particelle. Da qui una lunga serie di malattie denominate nanopatologie: importanti turbe del comportamento, affezioni cardiovascolari come infarto del miocardio, ictus e trombo-embolia polmonare, parecchi tipi di tumore, malattie neuro-endocrine, malformazioni fetali, aborti, ecc.
Lo studio che si esegue nell’ambito del laboratorio prevede l’osservazione al microscopio elettronico di tipo ambientale (ESEM) con tecniche proprie validate dai progetti di ricerca europei Nanopathology e DIPNA di campioni di tessuto biologico o di matrici quali alimenti, farmaci, reperti ambientali, ecc.
Il laboratorio Nanodiagnostics è inserito fra le 100 migliori offerte tecnologiche nate nell’ambito comunitario europeo.
Il dott. Montanari, direttore del laboratorio, autore di numerosi libri ed articoli sull’argomento delle nanopatologie e di oltre 900 conferenze pubbliche, è assistente di citometria all’Università di Urbino. Insieme con la dott.ssa Gatti è autore di capitoli su diversi libri sull’argomento pubblicati all’estero, soprattutto negli USA, del libro “Nanopatology: the health impact of nanoparticles” (Pan Stanford Publishing) e di un libro attualmente in stampa presso l’editore statunitense Elsevier avente ancora per tema le patologie da micro- e nanoparticelle.
Nel 2012 la dott.ssa Gatti attualmente è professore associato al CNR ISTEC di Faenza ed assistente di citometria all’Università di Urbino. E’ co-fondatrice del laboratorio Nanodiagnostics ed è stata nominata International Fellow dall’ Unione Mondiale delle Società di Biomateriali ed Engineering.
Dal 2010 è Visiting Professor di un Istituto del Dipartimento di Stato a Washington per la biosicurezza (Institute for Advanced Sciences Convergence, Department of State) ed è consulente della European Science Foundation a Strasburgo. È autrice di circa 220 articoli su riviste impattate sul tema delle nanopatologie.

Nanodiagnostics srl

Via E.Fermi 1/L, 41057 San Vito (Modena) Italy,
Segreteria: 059 798778;  fax 0597579182; info@nanodiagnostics.it
Sito Internet: www.nanopathology.it; Su http://autismovaccini.org/
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