Scritto da Leonardo Debbia il 12.08.2014Studiando le modificazioni genetiche di un batterio patogeno vecchio di 450 anni, alcuni ricercatori britannici hanno sostenuto l’ipotesi che le epidemie di infezioni batteriche nella storia dell’umanità possano essere il risultato di cambiamenti ambientali casuali, piuttosto che di mutazioni genetiche.In uno studio pubblicato sui Proceedings of National Academy of Sciences (PNAS), un gruppo di ricercatori dell’Università di Warwick, nel Regno Unito, ha analizzato 149 genomi di Salmonella enterica del ceppo Paratyphi A, una delle principali cause di febbri intestinali, che ancor oggi provoca nel mondo 27 milioni di casi all’anno, con circa 200mila morti.L’autore principale, Zhemin Zhou, della Warwick Medical School, laureatosi in Biotecnologie all’Università cinese di Nankai, afferma: “Molti scienziati ritengono che quando scoppiano delle epidemie queste siano provocate da un aumento della virulenza o dell’adattamento del batterio patogeno all’ospite, eventualmente associati all’acquisizione o alla mutazione di qualche gene. Per vedere quanto questo corrispondesse alla realtà, abbiamo voluto esaminare i cambiamenti genetici di un batterio, risalendo indietro nel tempo”.Il team ha così ricostruito la genealogia, la storia evolutiva e la trasmissione globale della Salmonella enterica del ceppo Paratyphi A, trovando che il batterio patogeno aveva avuto origine 450 anni fa, ma che non aveva subìto drastiche mutazioni nel corso dei secoli.“Abbiamo scoperto che questo agente patogeno è formato da sette linee genetiche diverse che si sono diffuse solo a partire dalla metà dell’Ottocento”, dichiara Zhou.
Ripercorrendo la storia di questo batterio, è stato possibile identificare mutazioni genetiche che ne hanno migliorato la resistenza ai farmaci o l’efficienza metabolica. Queste caratteristiche si sono mantenute però per brevi periodi, presto rimosse da spinte evolutive.“Noi interpretiamo la storia del Paratyphi A come un riflesso della deriva genetica piuttosto che una progressiva evoluzione”, afferma Mark Achtman, microbiologo a Warwick e co-autore della ricerca. “Questo suggerisce che molte epidemie di malattie batteriche nella storia dell’umanità sarebbero da imputarsi a cause ambientali probabilmente casuali. Questi probabili fattori potrebbero essere individuati, ad esempio, nella diffusione geografica oppure nella trasmissione ad ospiti inconsapevoli e non già all’evoluzione di organismi particolarmente virulenti”. Fonte http://gaianews.it
Ripercorrendo la storia di questo batterio, è stato possibile identificare mutazioni genetiche che ne hanno migliorato la resistenza ai farmaci o l’efficienza metabolica. Queste caratteristiche si sono mantenute però per brevi periodi, presto rimosse da spinte evolutive.
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