Nel prossimo futuro sarà possibile acquisire qualsiasi informazione dal cervello umano tramite un software. Ad una conferenza della USENIX Security, alcuni scienziati hanno dimostrato tutto questo. Le Interfacce neurali o BCI (Brain Computer Interface) sono un mezzo di comunicazione diretto tra un cervello (o più in generale parti funzionali del sistema nervoso centrale) e un dispositivo esterno quale ad esempio un computer. Nelle classiche BCI mono-direzionali, il dispositivo esterno riceve comandi direttamente da segnali derivanti dall’attività cerebrale, quali ad esempio il segnale elettroencefalografico. Le interfacce neurali monodirezionali rappresentano quindi la funzione complementare a quella delle neuroprotesi, che invece sono dedicate tipicamente al sistema nervoso periferico.
Le BCI bi-direzionali combinano il descritto canale di comunicazione con una linea di ritorno che permetterebbe lo scambio di informazioni tra il dispositivo esterno e il cervello. Nel contesto dell’ingegneria biomedica e della neuroingegneria, il ruolo svolto dalle BCI è nella direzione di sistemi di supporto funzionale e ausilio per persone con disabilità. L’acquisizione e l’interpretazione di segnali elettroencefalografici è stata utilizzata con successo per comandare il movimento di una sedia a rotelle su percorsi predefiniti, o la sintesi vocale di un set definito di parole. Applicazioni nel campo della domotica sono in fase di studio. Alcuni ricercatori delle Università di Oxford, Ginevra,l’Università della California e Berkeley hanno creato con successo un software progettato appositamente e testato su 28 partecipanti per assimilare i loro dati sensibili personali. Gli esperimenti hanno dato una probabilità dal 10 al 40% di successo. In un prossimo futuro le probabilità aumenteranno ed anche questo tipo di programma sarà disponibile ed ampiamente utilizzato per svariati scopi. I ricercatori di Honda hanno sviluppato una interfaccia neurale progettata per il controllo di macchine, dispositivi elettronici e soprattutto robot. Si chiama BMI, Brain Machine Interface , ed il suo funzionamento si basa sul rilevamento dell’attività cerebrale. “L’uso di questa macchina non richiede né interventi chirurgici né allenamenti particolari”, dicono i portavoce di Honda. A differenza del chip cerebrale, l’apparecchio di Honda non è assolutamente invasivo. Il dott. Yukiyasu Kamitami, inventore dell’interfaccia, è infatti riuscito ad assemblare un sensore a risonanza magnetica che identifica con estrema precisione l’irroramento sanguigno delle varie regioni cerebrali. Il meccanismo fondamentale di questo avveniristico sistema di comando è concettualmente molto semplice: se ad ogni attività umana corrisponde una maggiore sollecitazioni di aree specifiche del cervello e se BMI riesce a riconoscere quando queste zone entrano “in funzione”, il passo successivo è trasformare questi output in impulsi digitali. Da questo punto di vista, BMI sembra molto simile all’interfaccia non invasiva sviluppata da altri ricercatori. Nell’esperimento condotto dall’equipe di Kamitami, che lo considera un “eccezionale passo in avanti nello studio dei legami possibili tra uomo e macchina”, il soggetto equipaggiato di BMI è stato in grado di muovere un braccio del celebre robot Asimo, sviluppato dalla stessa Honda, semplicemente muovendo le proprie mani. L’interfaccia è riuscita a captare con una precisione dell’85% i movimenti delle mani del soggetto, al quale è stato richiesto di “simulare una partita di morra cinese”. Le BCI sono già popolari nelle industrie del gioco e dell’intrattenimento, diventando sempre più economiche. L’Epoc neuroheadset della Emotiv ha sviluppato un’interfaccia neurale per giocare, monitorare l’attività cerebrale, per utilizzarla da mouse e sono in corso di sviluppo, in tutto il mondo, applicazioni davvero straordinarie come: scrivere pensando e guidare pensando. E’ già possibile acquistarlo per poche centinaia di dollari.
Qui il link originale e qui un breve video dimostrativo in inglese
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