L'artiglio del diavolo è riconosciuto in tutto il mondo come un ottimo rimedio naturale contro i dolori di natura reumatoide. Per questa ragione, viene utilizzato moltissimo come rimedio della nonna e l’essenza della sua radice si può trovare anche in compresse o gocce di natura omeopatica, che vanno utilizzate diluendole in acqua. L’artiglio del diavolo si può trovare anche sotto forma di tinture, pomate o addirittura delle specie di tisane, racchiuso in una bustina, esattamente come il tè. La sua azione è potente contro il dolore e l’infiammazione, tanto che uno dei principali utilizzi è contro l’artrosi, il dolore articolare, le osteoartriti (come la periartrite), il mal di schiena, in particolare le sciatalgie.
Certo, l’aspetto non aiuta, ed è per questo che l’artiglio del diavolo
ha un nome tanto spaventoso: la radice di questa pianta appare come una mano mummificata, ma è un vero toccasana contro l’artrosi. Il rimedio naturale rappresentato da questa pianta è quindi noto a tutti, solo che bisogna sempre stare attenti a quello che si assume, non solo per le eventuali controindicazioni, ma perché in commercio si potrebbero trovare dei derivati dell’artiglio del diavolo non esattamente di qualità. E la propria situazione, anziché migliorare, rischierebbe di peggiorare. È sempre bene quindi, prima di intraprendere una scelta, chiedere consiglio al proprio medico di base, cui sono note eventuali allergie e le cure farmacologiche in atto, e magari anche al proprio farmacista di fiducia. Per giungere in Occidente dall’Africa, come cura per l’artrosi e altri disturbi, naturalmente l’artiglio del diavolo
ha dovuto superare dei test e delle prove che ne sancissero l’efficacia. Il risultato di uno di questi test è stato pubblicato su una rivista dal titolo Phytotheraphy Research, che come recita il nome si occupa di ricerca fitoterapica. In base allo studio pubblicato, 250 pazienti affetti da forme non troppo gravi di artrosi sono stati sottoposti per quasi due mesi a una cura a base di estratto di radice di artiglio del diavolo. Per tutti, alla fine della cura, c’era stato un miglioramento per quanto riguarda il dolore e la flessibilità delle articolazioni. Ma la cosa più importante di tutti è che il 60% delle persone che si sono sottoposte al test non hanno assunto o hanno assunto in minima parte antidolorifici chimici tradizionali. Naturalmente, per via della durata, l’esperimento non è da condurre a casa propria, tranne nel caso in cui sia un medico a chiederlo espressamente. Fonte http://www.greenstyle.it/
ha un nome tanto spaventoso: la radice di questa pianta appare come una mano mummificata, ma è un vero toccasana contro l’artrosi. Il rimedio naturale rappresentato da questa pianta è quindi noto a tutti, solo che bisogna sempre stare attenti a quello che si assume, non solo per le eventuali controindicazioni, ma perché in commercio si potrebbero trovare dei derivati dell’artiglio del diavolo non esattamente di qualità. E la propria situazione, anziché migliorare, rischierebbe di peggiorare. È sempre bene quindi, prima di intraprendere una scelta, chiedere consiglio al proprio medico di base, cui sono note eventuali allergie e le cure farmacologiche in atto, e magari anche al proprio farmacista di fiducia. Per giungere in Occidente dall’Africa, come cura per l’artrosi e altri disturbi, naturalmente l’artiglio del diavolo
Coadiuvante delle fisiologiche funzioni articolari
ha dovuto superare dei test e delle prove che ne sancissero l’efficacia. Il risultato di uno di questi test è stato pubblicato su una rivista dal titolo Phytotheraphy Research, che come recita il nome si occupa di ricerca fitoterapica. In base allo studio pubblicato, 250 pazienti affetti da forme non troppo gravi di artrosi sono stati sottoposti per quasi due mesi a una cura a base di estratto di radice di artiglio del diavolo. Per tutti, alla fine della cura, c’era stato un miglioramento per quanto riguarda il dolore e la flessibilità delle articolazioni. Ma la cosa più importante di tutti è che il 60% delle persone che si sono sottoposte al test non hanno assunto o hanno assunto in minima parte antidolorifici chimici tradizionali. Naturalmente, per via della durata, l’esperimento non è da condurre a casa propria, tranne nel caso in cui sia un medico a chiederlo espressamente. Fonte http://www.greenstyle.it/
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